Governo: i prezzi, la montagna, il topolino
- di: Redazione
Che il governo, dopo la classica luna di miele, dovesse bruscamente confrontarsi con lamentele e aspettative tradite era nella logica delle cose, perché è sempre accaduto così. Perché, se c'è una cosa in cui i politici italiani raggiungono vette elevate, è quello di promettere, anche quello che, a rigore di logica, non si potrebbe. Per dirla come Pier Luigi Bersani, il governo Meloni s'è messo al lavoro per cercare di smacchiare il giaguaro, pur sapendo che non è possibile farlo. Quindi, dopo avere promesso questo mondo e quell'altro, oggi si trova davanti ad una realtà che fa male: senza denari non si cantano messe, come recita il proverbio. Che potrebbe essere tradotto in un più semplice assunto: tutte le promesse devono tenere conto della realtà perché, quando non riesci ad onorarle, rischi grosso. E rischi grosso anche se all'opposizione ci sono i Cinque Stelle, con le loro scelte di strategia che spaziano dal populismo alla disinvolta cancellazione di un passato di cui sono stati protagonisti non sempre positivi, e un Pd che è tragicamente ridicolo, impegnato come è a farsi a pezzi con le proprie mani.
Governo: i prezzi, la montagna, il topolino
Eppure gareggiare in solitaria sembra non aiutare il governo che, davanti ad un problema serio, quale la spirale dei prezzi, e in particolare quello dei carburanti, pare avere perso il filo del discorso. Perché, sino ad appena qualche tempo prima che le elezioni sancissero il trionfo della destra-centro (con Giorgia Meloni a fare la parte del leone) , la battaglia delle idee e delle proposte aveva quasi come bersaglio preferito le tante vituperate accise, di cui tutti si affannano a chiedere la cancellazione, ma che nessuno riesce a fare.
La mancata conferma degli sconti sulle accise è stata una scelta essenzialmente politica, e di essa il governo era probabilmente pronto a pagare un prezzo. Ma non poteva certo immaginare di consegnarsi, mani e piedi ammanettati, alle critiche dell'opposizione - che continua a fare il suo mestiere, senza comunque incidere - , ma anche della gente comune che dal nuovo esecutivo si aspettava fuoco e fiamme e invece s'è ritrovata davanti ad un fiammifero. Davanti alla rabbia della gente (che ha fatto un facile, quanto sostanzialmente inesatto, ragionamento da 'causa-effetto' partendo dalla cancellazione degli sconti sulla accise per arrivare alla lievitazione irragionevole dei prezzi) il governo, che non riesce a risolvere i propri conflitti interni, ha trovato una soluzione immaginifica. Sfregando sulla lampada di Aladino delle idee folgoranti, l'esecutivo ha tirato fuori, davanti ad accise restano quello che sono, un decreto che impone ai gestori delle stazioni di servizio di mettere in bella mostra, anzi ''con specifica evidenza'', accanto al loro prezzo quello medio nazionale che, quotidianamente, viene aggiornato dal Ministero delle Imprese. Chi non lo farà può andare incontro a multe e sanzioni fino alla sospensione temporanea della licenza. Un altro decreto fisserà anche il tetto massimo dei prezzi che possono essere richiesti nelle aree di servizio sulle autostrade.
Misure, provvedimenti e quadro sanzionatorio da fare tremare i polsi...
Ragionandoci su, senza nemmeno attentare all'equilibrio mentale, ma si pensa veramente che questo possa arginare la spirale dei prezzi e la speculazione che si nasconde dietro di essa?
Vi immaginate il caos che si creerebbe davanti alle pompe di benzina se l'automobilista che arriva deve guardare il prezzo richiesto e quello medio nazionale, per poi decidere, dopo approfondita elucubrazione, se fare benzina lì oppure spostarsi verso un'altra pompa, alla ricerca del costo inferiore. Ma si pensa veramente che queste possano essere le misure minime da adottare? A noi sembrano soluzioni di compromesso tra le diverse anime che si agitano nel governo, impegnate in una lotta di reciproco logoramento, che in politica è frequente, a patto che a rimetterci non siano i cittadini.