Governo: Giorgia Meloni brucia i tempi, forse già oggi la lista dei ministri

- di: Diego Minuti
 
Ha fretta, Giorgia Meloni. Ha fretta di tornare al Quirinale per ricevere il mandato di formare il futuro governo. E ha anche fretta di tornare, sapendo di avere già in tasca la lista dei ministri da proporre a Sergio Mattarella, forte del fatto che, come ha detto uscendo dal colloquio con il presidente della Repubblica, con accanto Silvio Berlusconi (alla sua destra) e Matteo Salvini (a sinistra), ''Tutta la coalizione ha dato una indicazione unanime, come rappresentanza parlamentare, proponendo la sottoscritta per il mandato per formare il nuovo governo''.

Giorgia Meloni brucia i tempi, forse già oggi la lista dei ministri

Sono quindi rientrati i timori (affatto esagerati, visto quanto accaduto solo qualche ora fa) che Silvio Berlusconi cercasse, come peraltro fatto già nel 2018 (anche quella volta non fu lui a guidare la delegazione di capi del centrodestra, a favore di Salvini), di guadagnare la scena, anche solo con quale frase ai microfoni. E le immagini di Meloni, Berlusconi e Salvini a parlare, amabilmente, nel cortile del Quirinale, dovrebbero avere cancellato le tensioni di questi giorni, dovute soprattutto alle frasi pronunciate dal presidente di Forza Italia sulle ''vere'' ragioni dell'invasione russa dell'Ucraina.

Quindi il clima sembra essersi rasserenato e, di conseguenza, la lista dei ministri sarebbe vicina a essere completamente definita, dovendosi trovare il nome giusto per qualche importante casella, come quella del Sanità e, soprattutto, della Giustizia, per la quale resta in pole position l'ex magistrato Carlo Nordio, per Giorgia Meloni l'unico vero candidato.
Le brevissime consultazioni con le delegazioni del Parlamento, e prima con l'ex presidente Giorgio Napolitano e quelli del Senato, Ignazio La Russa, e della Camera, Lorenzo Fontana, hanno confermato quello che già si sapeva: il centrodestra è unito (quanto e fino a quando lo si capirà a breve); le opposizioni sono divise, se non nella convinzione che il ministero degli Esteri non possa andare ad un rappresentante del partito che ha come presidente un amico personale di Vladimir Putin, con il quale continua ad avere rapporti, nonostante quel che accade in Ucraina.

Una presa di posizione che non dovrebbe comunque avere indebolito la candidatura di Antonio Tajani (è di lui che si sta parlando), che ha anche incassato l'appoggio del Ppe, il partito popolare europeo, che ne ha garantito lo spirito filoatlantico.
Ora l'appuntamento è per il pomeriggio e chissà che, accettando l'incarico senza riserva, Giorgia Meloni già domani risalga al Quirinale per giurare.
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