Il Governo va avanti, ma non con l'armonia necessaria

- di: Redazione
 
Da un Governo che, per i numeri, ha una maggioranza evidente, ci si aspetta che vada avanti con determinazione e, soprattutto, visto il particolare momento, anche con velocità necessaria per attutire gli effetti della crisi.
Anche se Giorgia Meloni, da primo ministro, fa mostra di sicurezza e soddisfazione per i risultati conseguiti, l'esecutivo sembra muoversi in una strana atmosfera, come se i partiti che lo sostengono non abbiano ancora preso esatta coscienza della forza del governo, ma anche dei pericoli che su di esso incombono.

Il Governo Meloni va avanti ma le tensioni restano

La percezione che si ha è che l'elemento caratterizzante dell'azione del governo sia la mediazione (come, in fondo, forse sarebbe naturale in un esecutivo di coalizione) e non già determinazioni totalmente condivise. E le parole di Matteo Salvini, contro quelli che ''vogliono dividerci'', in fondo sono la controprova che non tutto dentro al governo va per come dovrebbe andare, visti i suoi numeri e, quindi, vista l'importanza dei singoli partiti.
Eppure, anche nei peana che la maggioranza riversa su sé stessa (alcuni ministri sembrano avere cancellato dal loro vocabolario parole come ''continenza'', ''equilibrio'', tacendo di ''modestia'') , si coglie sempre la sensazione che non c'è quell'armonia che ci si sarebbe aspettata da un governo che, nato su solide basi numeriche, si ripromette di andare avanti, in totale coesione, per il resto della legislatura.

Ma questa apparente incertezza non è dovuto a analisi diverse dei singoli problemi, ma a divergenti modi con i quali si voglio affrontare e risolvere.
Il Paese è in forte sofferenza e lo sarà ancora di più quando le misure emergenziali adottate per contrastare la crisi energetica dovranno, giocoforza, essere sospese e quindi il peso intero delle bollette andrà a gravare sui bilanci familiari. Davanti ad una situazione in cui le fasce più deboli, quelle economicamente fragili, sono esposte al pericolo di un ulteriore impoverimento, il governo dovrebbe andare avanti con gli stessi obiettivi, ma soprattutto con lo stesso passo, evitando quelle fughe in avanti che, oltre ad essere controproducenti, pongono domande sulla tenuta stessa nel lungo periodo dell'esecutivo. Una ipotesi oggi nemmeno da prendere in considerazione, ma solo se qualcuno smetterà di infarcire le proprie dichiarazioni con promesse che non si potrà mai onorare, solo se si eviterà di ipotizzare scenari fantascientifici, che poggiano su opere faraoniche, accompagnate da previsioni di nuovi posti di lavoro assolutamente sballate.

Quindi, quando si assiste a clamorosi (non si può usare una definizione diversa) dietrofront, come a quello sul pos, ci si deve chiedere perché ci si è arrivati a questo solo per inseguire una impuntatura di qualcuno. Le priorità sarebbero ben altre, anche se l'uso o il non uso del contante resta uno strumento di controllo di cui non fare a meno. Però farne un elemento scardinante nei confronti dell'opposizione (e sin qui, nulla di nuovo) , ma anche con Bruxelles è un rischio che il governo poteva anche non correre. Almeno oggi, quando con l'Ue i rapporti sono delicati, per tempi e tempistiche.
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