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Ecco i governatori più amati, ma il consenso cala

- di: Marta Giannoni
 
Ecco i governatori più amati, ma il consenso cala
Fedriga resta in vetta, Cirio sul podio. Ma anche i più apprezzati perdono terreno: il giudizio sui territori diventa sempre più severo.

Gli amministratori della pioggia

Il cielo sopra le istituzioni locali si fa sempre più nuvoloso. Il Governance Poll 2025 - realizzato da Il Sole 24 Ore - conferma un dato strutturale: chi governa da vicino viene colpito per primo quando qualcosa va storto. Sindaci e presidenti di Regione, anche i più amati, diventano “amministratori della pioggia”, chiamati a rispondere di tutto, anche di ciò che non controllano.

Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia) e Marco Fioravanti (Ascoli Piceno) guidano la classifica degli amministratori più graditi, ma i numeri raccontano anche un’altra verità: il consenso, oggi, si misura sulla resistenza più che sulla conquista.

Chi sale tra i presidenti: Fedriga regge, Cirio sorprende

Con il 66,5% di gradimento, Massimiliano Fedriga resta in cima tra i governatori. È il secondo anno di fila che domina la classifica, pur con uno scarto minimo: solo mezzo punto percentuale lo separa da Luca Zaia, presidente del Veneto, al 66%. I due formano da anni l’asse più stabile del centrodestra locale.

La novità è Alberto Cirio (Piemonte, 59%), che sale sul podio dopo la riconferma del 2024. La sua presenza rompe l’egemonia veneta-friulana e testimonia come, anche in regioni complesse e politicamente frammentate, la gestione concreta paghi.

Fuori dal podio, la mappa si sposta: Eugenio Giani (Toscana, 58%) è il primo presidente di centrosinistra, tallonato da Roberto Occhiuto (Calabria, 58%) e Renato Schifani (Sicilia, 56%). Poi Vincenzo De Luca (Campania, 54,5%), in netto calo rispetto al passato, quando il suo stile teatrale gli garantiva numeri da plebiscito.

Chiudono la top ten Michele De Pascale (Emilia-Romagna, 54%), Stefania Proietti (Umbria, 52%) e Attilio Fontana (Lombardia, 52%), a pari merito. Francesco Acquaroli (Marche, 50,5%) è fuori dai primi dieci, ma tiene.

Sindaci, la provincia batte la metropoli

È Marco Fioravanti a prendersi il gradino più alto tra i sindaci: il primo cittadino di Ascoli Piceno sfiora il plebiscito con il 70%, grazie a un secondo mandato conquistato nel 2024 con il centrodestra unito.

Lo spodestato è Michele Guerra, sindaco di Parma, che pure resta alto con il 65% e conferma la forza delle amministrazioni civiche del Nord. Terza piazza condivisa per Gaetano Manfredi (Napoli) e Vito Leccese (Bari), entrambi al 61%.

La vera sorpresa è però strutturale: i sindaci più amati sono quelli delle città medie. Dopo il terzetto di testa, si piazzano al 60% Mattia Palazzi (Mantova), Paolo Calcinaro (Fermo), Mario Conte (Treviso) e Pierluigi Biondi (L’Aquila). Tutti amministratori di città lontane dai riflettori nazionali, ma con consenso granitico.

Al 59% si attesta un gruppetto nutrito di sette nomi: Clemente Mastella (Benevento), Beppe Sala (Milano), Jamil Sadegholvaad (Rimini), Valeria Cittadini (Rovigo), Chiara Frontini (Viterbo), Alan Fabbri (Ferrara) e Massimo Mezzetti (Modena).

E i sindaci delle grandi città? Male. Matteo Lepore (Bologna) è 58°, Sara Funaro (Firenze) si difende al 34°, Stefano Lo Russo (Torino) è 72°, mentre Roberto Gualtieri (Roma) arranca all’89°, pur migliorando leggermente rispetto al 2024.

Antonio Noto: “Non è un voto, ma un termometro”

A chiarire il senso del sondaggio è lo stesso Antonio Noto, direttore dell’istituto che lo ha condotto: “Il Governance Poll non misura intenzioni di voto. Non si tratta di uno scenario competitivo, ma di una valutazione sul singolo amministratore in carica. Non conta il partito, ma l’operato”.

In effetti, la politica locale funziona come una lente: ingrandisce, isola, esaspera. “Sindaci e governatori – continua Noto – sono percepiti come responsabili diretti di ogni disagio, anche se spesso sono solo esecutori. Il consenso locale è fragile perché dipende dalla prossimità: chi è vicino, paga per tutti”.

Il sondaggio: come e quando

Il Governance Poll ha preso in esame 97 comuni capoluogo e tutte le regioni a elezione diretta. Esclusi i Comuni dove si è votato nel 2025 o dove il sindaco è decaduto. Le interviste sono state condotte tra aprile e giugno 2025, su un campione di 600 persone per Comune e 1.000 per Regione, usando metodi misti (telefonici CATI e online CAWI).

Sotto la pioggia, chi ha l’ombrello?

Ciò che emerge non è solo una classifica, ma una fotografia sociale. La fiducia nel potere di prossimità resta più alta rispetto a quella verso la politica nazionale, ma perde pezzi. Anche chi governa bene viene logorato dal clima: inflazione, sicurezza, sanità e casa sono temi caldi su cui il sindaco diventa bersaglio, anche se il problema sta a Roma.

Il vero nodo è qui: la politica locale, sempre più compressa tra vincoli di bilancio e aspettative crescenti, è chiamata a fare miracoli. Chi ci riesce, come Fedriga o Fioravanti, viene celebrato. Chi resiste, come Giani o Manfredi, ottiene comunque credito. Chi fallisce, paga subito.

Ma la tempesta si avvicina per tutti. E l’ombrello del consenso, da solo, non basta più.

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