Giustizia, Italiadecide e Intesa Sanpaolo presentano la ricerca "L’Italia e la sua reputazione: la giustizia civile cinque anni dopo"

- di: Barbara Bizzarri
 

Oggi, presso il Senato della Repubblica a Roma e alla presenza del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, è stata presentata la seconda edizione della ricerca “L’Italia e la sua reputazione: la giustizia civile cinque anni dopo”, realizzata da italiadecide in collaborazione con Intesa Sanpaolo, nell’ambito di un progetto pluriennale di studi sulla reputazione internazionale del nostro Paese in settori di particolare rilevanza per la competitività del Paese. 

Giustizia, Italiadecide e Intesa Sanpaolo presentano la ricerca "L’Italia e la sua reputazione: la giustizia civile cinque anni dopo"

Prendendo a riferimento i dati, riferiti al 2020, della Commissione Europea per l’Efficienza della Giustizia del Consiglio d’Europa (CEPEJ) e del Ministero della Giustizia, quindi condizionati dal periodo pandemico, sono state analizzate le performance del sistema di giustizia italiano in confronto con quattro Paesi di riferimento dell’Unione Europea (Francia, Germania, Polonia e Spagna). Dall’analisi emerge che il nostro Paese da anni continua a registrare miglioramenti in tutti gli indicatori di performance, anche se i livelli non sono ancora paragonabili a quelli di altre nazioni europee. 

Nel confronto con gli altri sistemi europei, la giustizia civile assume un particolare rilievo perché oggetto di un giudizio spesso negativo che scoraggia gli investimenti. Da qui, la ricerca condotta da un gruppo di ricercatori di italiadecide coordinati da Fortunato Picerno e Massimiliano Sartori, con l’obiettivo di analizzare la situazione e proporre soluzioni concrete per migliorare l’efficienza organizzativa e gestionale dei tribunali. 

L’Italia risulta tra i Paesi migliori per efficienza dei tribunali, superando Francia e Germania, grazie alla capacità di ridurre gli arretrati e risolvere più cause di quante ne vengono iscritte, con un clearance rate (procedimenti definiti/procedimenti iscritti nell’anno) del 104% ogni 100 nuove cause per primo grado di giudizio e del 115% ogni 100 nuove cause per il secondo grado. Valori superiori al 100% indicano che i tribunali hanno risolto più casi di quanti ne siano stati iscritti, riducendo quindi i pendenti, e viceversa.

Tra i segnali positivi che emergono dalla ricerca, anche le nuove assunzioni, dopo un periodo di contrazione del personale amministrativo, che dal 2014 all’ultimo concorso nazionale recentemente concluso arrivano a oltre 13.900 nuove risorse, fondamentali per migliorare soprattutto il funzionamento dell’amministrazione giudiziaria. A questo si aggiunge l’impulso che può venire del PNRR, la cui strategia di intervento si articola in tre linee: investimenti in risorse umane finalizzati alla realizzazione di un piano straordinario di riduzione delle pendenze e dell’arretrato, politiche strutturali volte ad aumentare in maniera stabile la produttività degli Uffici giudiziari e interventi normativi finalizzati a razionalizzare e semplificare lo svolgimento del processo. 

La capacità di risolvere più contenziosi è anche merito dei giudici italiani che, con 169 definizioni annue per giudice, risultano tra i più produttivi rispetto ai colleghi europei, secondi solo agli spagnoli, in un contesto con livelli di litigiosità attuali allineati alla media degli altri paesi, nonostante il sistema presenti un numero di avvocati significativamente superiore nel confronto europeo. 

Il nostro Paese risulta però ultimo per tempi di risoluzione delle cause con un disposition time (durata dei procedimenti) di 674 e 1026 giorni, rispettivamente nel primo e secondo grado, dovuto all’enorme arretrato accumulato fino al 2009. Infatti, nonostante una riduzione tra il 2012 e il 2020 di circa 1,5 milioni di pendenze, pari a quasi il 40% del totale, l’Italia è in Europa il primo paese per numero di cause pendenti. 

Un ulteriore elemento critico è rappresentato dall’alta variabilità nelle performance dei singoli tribunali. La ricerca mette in evidenza come non sia la localizzazione territoriale a determinare le differenze di efficienza, quanto piuttosto la disponibilità di risorse e i modelli organizzativi. In questo contesto, un risultato interessante deriva dal fatto che una parte considerevole del miglioramento complessivo, in termini di riduzione della durata media effettiva, deriva proprio da miglioramenti registrati nei Tribunali del Centro-Sud.

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