Giustizia: le strane ''ricette'' di Ilaria Salis

- di: Redazione
 
Per chi non avesse una memoria di breve periodo, ricordiamo che Ilaria Salis è un'europarlamentare, eletta nella lista di Alleanza Verdi e Sinistra e, grazie appunto all'elezione, è stata rimessa in libertà dalle autorità ungheresi, dopo una carcerazione preventiva di mesi, con l'accusa a dir poco nebulosa di avere aggredito un paio di neonazisti.
La qualifica di europarlamentare la rende un personaggio pubblico ed è per questo che si deve prendere atto delle sue affermazioni, anche se non ci si può oggettivamente limitare a fare questo quando Salis dice la sua sul problema delle carceri, sostenendo che bisognerà arrivare, prima o poi, al loro superamento.
Perché, ha detto nel corso di un evento pubblico, il carcere non risolve il problema delle ingiustizie, anzi lo aggrava impedendo a chi delinque un percorso di riabilitazione e quasi costringendolo a tornare a violare la legge perché non può fare altrimenti.

Giustizia: le strane ''ricette'' di Ilaria Salis

Affermazione di impatto, nulla da dire, ma se per sostenere la necessità di riscrivere le regole del sistema carcerario se ne auspica il superamento, ovvero l'abolizione delle sbarre per chi non si è macchiato di reati gravissimi, più che una proposta o un'utopia, sembra l'elaborazione di un modello complessivo di società dove, a dispetto di quello che dice Ilaria Salis, a crollare è proprio il concetto di giustizia, intesa come risposta dello Stato quando qualcuno attenta ai diritti degli altri. Perché quando l'europarlamentare minimizza l'impatto di un reato contro il patrimonio di fatto calpesta i diritti di chi, di quei reati, è parte offesa, quasi che delinquere, per addotto stato di necessità, sia di per sé un passaporto verso l'impunità o, peggio, l'immunità.

''Se una persona entra in carcere per un piccolo furto e non viene inserita in un percorso di reinserimento sociale, uscirà senza prospettive, costretta a tornare a delinquere. Questo è evidente dai dati sulla recidiva'', ha detto Salis, di fatto imputando allo Stato il fatto che chi delinque e quindi esce dal carcere non sia riaccompagnato in quel mitico ''percorso di reinserimento'' che nessuna società, democratica, autocratica o dittatoriale che sia, al mondo attua. Certo, poi c'è l'utopia, ci sono i sogni, che tutti coltiviamo, ma se parli in pubblico e soprattutto rappresenti una Istituzione, prima di affermare certe cose, dovresti premurarti di avere ben chiaro come esse dovrebbero essere portate ad attuazione.

Salis ha detto che la maggior parte dei detenuti non sono pericolosi criminali, ma persone che scontano pene per reati minori contro il patrimonio. Ora, tanto per dire, un ''reato minore'' potrebbe essere considerata la truffa, che è un tipo di delitto quasi sempre seriale, cioè messo in essere seguendo i medesimi schemi, che non sono ludici, ma criminali. Quindi, prendendo ad esempio un caso di appena qualche giorno fa, quel giovanotto che, approfittando di problemi psichici delle sue vittime, le ha indotte a consegnargli tutto i loro risparmi, oltre ventimila euro, dicendo che servivano per la cauzione di un loro parente, come bisogna accompagnarlo alla rieducazione?
Come si fa a considerare un ''reato minore'', quale può essere la truffa dove non si esercita violenza se non psicologica, qualcosa che getta nella disperazione persone, che di per sé non hanno difese ''mentali'' per reagire a quanto è loro accaduto?

Poi, tornando ad uno dei temi cari all'europarlamentare, prevede un approccio giudiziario diverso ad uno stesso reato, quale l'occupazione di case di proprietà altrui, a seconda se siano sfitte o ci vivano altre persone, buttate fuori quando, per necessità, si debbano allontanare temporaneamente da esse?
Davanti ad un reato non ci può essere distinzione ideologica, come sembra pensare l'esponente di Avs, che ipotizza una differenziazione dell'azione penale a seconda della motivazione che induce a delinquere. Una scappatoia sin troppo comoda per i criminali comuni e recidivi.

Sarebbe interessante capire, sempre guardando con interesse alle proposte di tutti, come Ilaria Salis intenda attuare quello che sembra essere un approccio abolizionista a lungo termine, cioè una società che superi l'istituzione carceraria, prevedendo la limitazione della custodia cautelare e la promozione delle pene alternative.
Tutto molto bello, in una società utopica in cui il ravvedimento è la norma e la reiterazione di comportamenti irregolari l'eccezione.
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