Giorgetti, in commissione Finanze, difende il sì al Patto di Stabilità e il no al Mes

- di: Redazione
 
Una difesa a tutto campo dell'operato del Governo, ma soprattutto del Parlamento che resta sovrano, soprattutto quando le decisioni che deve assumere impongono conseguenzialità e coerenza. È stata questa la linea portata avanti dal ministro Giancarlo Giorgetti, che, davanti alla commissione Finanza della Camera, ha relazionato sulla manovra, ma non solo, cosciente che l'appuntamento era un passaggio obbligato con le opposizioni. Quindi ha parlato di tutto quel che era sul tavolo, ma anche del Mes, sul quale ha risposto alle molte critiche giunte dall'opposizione per il ''no'' espresso allo strumento.
Partendo dal tema su tavolo della commissione, Giorgetti ha detto, "con riferimento all'esame della legge di bilancio'', che il Senato ''ha prodotto una serie di cambiamenti che hanno nel complesso determinato un miglioramento di tutti i saldi di finanza pubblica'', in questo modo facendo riferimento alle modifiche intercorse nell'esame di Palazzo Madama (previdenza di alcune categorie, come medici, dipendenti di enti locali, maestri e ufficiali giudiziari, così come le misure a contrasto del disagio abitativo).

Giorgetti, in commissione Finanze, difende il sì al Patto di Stabilità e il no al Mes

Giorgetti, per nulla condizionato dall'uditorio di parte contraria, ha ribadito che il Governo, nel suo percorso, ha seguito l'indirizzo della coerenza, anche nel corso del duro confronto sul Patto di Stabilità, di cui ha sottolineato che gli effetti reali si avvertiranno nei prossimi anni, a conclusione di un iter che è ancora lontano dall'essere definito.
Il Patto di Stabilità è stato un compromesso, ha detto. E ''senza un accordo sarebbe rientrato in vigore il vecchio patto con il fiscal compact''.
Il ministro ha quindi rivendicato di essere stato lineare nel confronto con i ministri di Francia e Germania e che, a conclusione degli incontri con loro, non ha fatto alcuna comunicazione, né commenti davanti ai giornalisti, dicendo il luogo deputato per farli è e resta il Parlamento.

Quindi, l'accordo sul Patto di Stabilità per Giorgetti "è un compromesso'', se verso il basso o verso l'alto, ''ho detto e ribadisco che le valutazioni le faremo tra qualche tempo".
Per il ministro, per l'Italia è un successo italiano possibilità dell'allungamento "fino a 7 anni per coloro che rispettano il Pnrr. Vuol dire che bisogna rispettare il Pnrr''. ''Quello che posso dire è che le previsioni - ha detto riferendosi ai documenti programmatici - sono coerenti con quello che è previsto dal nuovo Patto di Stabilità, non sono previste manovre aggiuntive".

Giorgetti ha poi usato concetti e parole forti per ricordare a tutti (ovvero, alle opposizioni) che ''non possiamo fare quel che vogliamo'', davanti ad un debito che è altissimo e che impone scelte di ''prudenza e coraggio''. Come Paese, ha detto riferendosi ai governi che hanno preceduto quello di Giorgia Meloni, abbiamo agito come se avessimo assunto Lsd, con l'adozione di misure che non ci potevamo permettere.
Qui il discorso è andato, in modo scontato, sul superbonus, le cui ripercussioni sulle casse dello Stato, ha detto, sono addirittura peggiori di quelle contenute nelle previsioni della Nadef. Insomma, ha spiegato, abbiamo raggiunto un limite oltre il quale non si può andare. Perché quel 110%, ha detto Giorgetti, ha favorito in egual modo ricchi e poveri, con i primi di più per motivi pratici (come quello di potere più facilmente rivolgersi ad architetti), anche per interventi su case in montagna o al mare.

Sull'obiettivo di riportare quel 110% ad un meno gravoso 70%, Giorgetti ha ricordato che questa misura non viene contemplata da alcun Paese dell'Eu, e in Europa solo dalla Macedonia del Nord.
Nel corso del suo intervento, Giorgetti ha anche parlato del ponte sullo Stretto di Messina, dicendo di non trovare ''per niente scandaloso che il fondo di Coesione e Sviluppo delle Regioni interessate partecipi in qualche modo".

Le parole che Giorgetti, in chiusura di intervento, ha riservato alla questione della mancata ratifica, da parte del Parlamento, del Mes sono state molto nette, soprattutto quando ha puntualizzato di non avere mai detto in Parlamento, in Europa o altrove, che l'Italia avrebbe detto sì alla misura. ''Ho letto cose assurde, assolutamente false e vi prego di prenderne atto", ha detto, sottolineando che una posizione ufficiale del Parlamento era necessaria dopo quattro rinvii. "Il Parlamento sovrano ha votato e ha votato come avevo anticipato in sede europea dove ho sempre detto" che gran parte del Parlamento era contraria e "l'esito sarebbe stato inevitabilmente questo".
''Il problema - ha concluso - non è l'austerità, è la disciplina per chi fa politica di prendere decisioni e attuarle anche se sono impopolari".
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