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Guerra dei mari caraibici: navi Usa e droni venezuelani in agguato

- di: Marta Giannoni
 
Guerra dei mari caraibici: navi Usa e droni venezuelani in agguato

Il dispiegamento statunitense risponde ai cartelli, Caracas contra attacca con flotte, droni e milizie: un duello sul filo dell’oceano

(Il presidente venezuelano Nicolàs Maduro).

Un’escalation navale a teatro caraibico

A partire da metà agosto, l’amministrazione Trump ha ordinato l’invio di tre cacciatorpediniere guidati dal sistema Aegis — USS Gravely, Jason Dunham e Sampson — nelle acque meridionali del Mar dei Caraibi, al largo del Venezuela, con l’obiettivo dichiarato di contrastare i cartelli della droga definiti “narcoterroristi”.

La portata dell’operazione è notevole: circa 4.000 tra marinai e Marines, supportati da aerei da ricognizione P-8, ulteriori navi, e almeno un sottomarino d’attacco nucleare, saranno coinvolti in missioni di sorveglianza, raccolta informazioni e potenziale interdizione.

Un ufficiale Usa ha sottolineato che, benché queste unità dispongano di capacità offensive (come missili Tomahawk), il dispiegamento serve soprattutto da segnale politico forte, più che da deterrente armato immediato.

Curaçao nel mirino… ma collaborativo

Il premier di Curaçao, Gilmar Pisas, ha confermato che il cacciatorpediniere Jason Dunham farà scalo il 28 agosto, seguito probabilmente da Gravely e Sampson. Le autorità olandesi, componenti del Regno dei Paesi Bassi come l’isola caraibica, hanno assicurato che l’operazione Usa non interferirà con i normali pattugliamenti antinarcotici locali.

La risposta di Caracas: milizie, droni e mare ostile

Non ha tardato la reazione del governo di Caracas. Il ministro della Difesa Vladimir Padrino López ha annunciato l’ampliamento dei pattugliamenti navali e l’impiego massivo di droni lungo la costa caraibica e nel Golfo del Venezuela, nonché l’utilizzo di navi più grandi nelle acque territoriali.

In totale, circa 15.000 militari sono stati mobilitati su fiumi, coste e confini (specialmente nel Catatumbo), nell’ambito di un’operazione contro narcotrafficanti e gruppi armati. È stato anche svelato che sono stati smantellati cantieri clandestini per costruire semisommergibili e imbarcazioni utilizzate per il traffico di droga verso Europa e Nord America.

Il presidente Nicolás Maduro ha definito l’arrivo delle unità Usa, in particolare del sottomarino nucleare, come una “minaccia grave” alla pace regionale e un atto di intimidazione. È inoltre partito un reclutamento di massa di milizie — si parla di 4,5 milioni di militanti mobilitati.

Sotto la lente: narrazione, potere, sicurezza

  • La narrativa americana: si scontra contro cartelli transnazionali e accuse dirette di coinvolgimento del governo venezuelano (Cartel de los Soles).
  • La reazione venezuelana: risponde con dati di sovranità, mobilitazione popolare e difesa “nazionale”, denunciando il rischio di guerra imperiale.

Un duello in mare aperto

Da un lato, gli Stati Uniti proiettano forza per contenere la droga e punire i cartelli; dall’altro, il Venezuela accusa Washington di invadere con pretesti e contraffare la lotta contro il narcotraffico in una guerra politica.

In questo confronto la politica si impasta alle onde: tra droni, cacciatorpediniere, milizie e sottomarini, il Mar dei Caraibi si è trasformato in un teatro di geopolitica ad alta tensione.

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