Francia - Vincono gli elettori, l'affluenza e l'incertezza: sconfitti i sondaggi e Marine Le Pen

- di: Redazione
 
Quel che non t'aspetti è invece accaduto: i sondaggi che davano il Rassemblement National in testa e, con alcune variabili del voto nei collegi in suo favore, vicino alla maggioranza assoluta sono stati sconfessati, in modo clamoroso. Grazie ad una affluenza massiccia, di quelle che significano che la gente ha capito che era necessario votare (a destra o a sinistra, non è importante), il Fronte popolare è uscito vincitore, ma non necessariamente ancora in grado di coagulare intorno a sé, nei tempi brevi imposti dalla situazione politica ed economica del momento, una maggioranza. Cosa affatto facile perché su tutto, come avvoltoi, volano i veti incrociati in seno ad una maggioranza che appare una coalizione di governo disomogenea, in cui si muovono più anime. Come hanno dimostrato le prime parole, dopo gli exit poll, di Jean Luc Melenchon, leader di France Insoumise, il più radicale tra gli alleati del Fronte popolare, che ha parlato come se la vittoria fosse solo sua e lasciando capire che il prossimo governo è chiamato a una vera e propria rivoluzione, alla cui testa si è già idealmente messo.

Francia - Vincono gli elettori, l'affluenza e l'incertezza: sconfitti i sondaggi e Marine Le Pen

Ma Melenchon, quale che siano le sue speranze o ambizioni personali, oggi è ben lontano da Matignon, e quindi dalla carica di primo ministro che già gli viene negata dai possibili alleati del partito macronista, che non gli riconoscono alcuna primazia in una eventuale alleanza di governo.
Il ragionamento di Ensemble appare coerente con quanto asserito in campagna elettorale, quando le posizioni radicali di France Insoumise e del loro capo - sia sul fronte domestico che in politica internazionale che in economia - sono apparse come uno sbarramento insuperabile alle ambizioni personali di Melenchon.

Insomma, la somma aritmetica dei voti dei partiti che si sono schierati contro il Rassemblement National e i suoi fiancheggiatori non basta da sola a spianare la strada ad una maggioranza omogenea, se in questo modo si può intendere un insieme di partiti che sanno gestire la vittoria, soprattutto se giunta in modo così inatteso.
Il quadro che sembra essere uscito dalle elezioni in Francia è quello di un panorama politico incoerente, perché la vittoria del Fronte popolare e dei macronisti di Ensemble (partito peraltro lacerato dalle polemiche seguite alla scelta, non troppo condivisa, del presidente di sciogliere l'Assemblea nazionale) da sola non ''vale'' il governo, posto che troppi sono i punti che rimangono controversi. A cominciare dalla politica internazionale, con Melechon dichiaratamente su posizioni filo-palestinesi, al contrario del governo francese a trazione Macron.

Quindi, se gli avversari del RN hanno vinto, ma ora devono gestire la difficile vittoria, la sconfitta è tutta per un Rassemblement National, di cui non si può certo dimenticare il successo (con molti più deputati rispetto alla precedente elezione), ma che sperava che il secondo turno regalasse una maggioranza se non assoluta, almeno tale da costringere Emmanuel Macron a una difficilissima quanto logorante coabitazione con un presidente lepenista.

Quindi una vittoria per i numeri dei consensi e degli eletti, ma una sconfitta (o, se più aggrada, un mancato trionfo) nei fatti perché alla fine RN è finito al terzo posto nella conta dei singoli partiti.
E questo Marine Le Pen proprio non se l'aspettava. Va bene che il presidente di Rn (e in pectore anche primo ministro, nel caso in cui i lepenisti avessero trionfato) Jordan Bardella ha detto che i risultati di oggi spianano la strada alla corsa di Marine Le Pen verso l'Eliseo, ma ai più è sembrato un modo per mascherare una delusione a dir poco cocente, anche se per i supporter più federi è devastante.

La leader di RN resta ancora la favorita per le prossime presidenziali, ma da qui ad allora il suo elettorato, quello che la segue ciecamente da anni, potrebbe interrogarsi su una nuova, ennesima candidatura.
Tenendo conto che se una intesa, seppure apparentemente rissosa, è stata trovata per queste elezioni nazionali alla fine vinte, non è escluso che la destra possa puntare su un cavallo diverso, ma questa volta vincente.
Oggi quindi la Francia si è svegliata divisa, ma certamente più ''schierata'', segnando una netta inversione di tendenza, non necessariamente foriera di equilibrio politico. Anzi, la prospettiva è quella di una coalizione che sarà costretta a convivere, a patto di trovare una base programmatica in cui si ritrovino tutti, ma che imporrà passi indietro e ricalibrature certo non indolori.
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