Forza Italia prende le distanze dagli alleati di governo e si oppone al terzo mandato per i presidenti di Regione. A ribadire con fermezza la linea del partito è stato Antonio Tajani, vicepremier e segretario nazionale degli azzurri, che in un’intervista al Giornale ha spiegato che “le regole non si cambiano in corsa e i limiti vanno rispettati”.
Forza Italia dice no al terzo mandato per i governatori, Tajani: “Regole chiare e rispetto dei limiti”
La posizione si contrappone apertamente a quella della Lega di Matteo Salvini, da tempo favorevole a una deroga che consenta ai governatori più popolari – come Luca Zaia in Veneto e Massimiliano Fedriga in Friuli – di correre per un terzo mandato. Anche Fratelli d’Italia, pur senza una linea ufficiale, guarda con interesse a una possibile apertura. Ma Forza Italia frena: “Serve equilibrio istituzionale”.
Un principio di alternanza come garanzia democratica
Alla base dell’opposizione c’è una questione di principio. Per Tajani, il limite dei due mandati consecutivi è “una garanzia democratica che assicura alternanza e rinnovamento”. La preoccupazione è che rimuovere questo limite possa trasformare alcune Regioni in feudi personali, alterando gli equilibri della rappresentanza territoriale e indebolendo i meccanismi di controllo politico. “Il nostro è un partito che ha sempre creduto nella centralità delle istituzioni. Non possiamo essere noi a dare il messaggio che le regole valgono solo finché fanno comodo”, ha aggiunto Tajani, evocando il rischio di una deriva personalistica in ambito locale.
Il caso Zaia e la spaccatura nella Lega
Il dibattito è stato riacceso dal pressing della Lega per consentire a Luca Zaia di candidarsi nuovamente alla guida del Veneto. Governatore molto popolare, forte di tre mandati già completati (di cui due consecutivi secondo la legislazione attuale), Zaia è considerato una figura centrale nel Carroccio. Salvini vede nella sua ricandidatura una garanzia di consenso e continuità, ma all’interno dello stesso partito non mancano perplessità, soprattutto da parte dell’ala più giovane. La posizione di Forza Italia complica ulteriormente il quadro, spingendo il centrodestra verso un confronto interno che potrebbe riverberarsi anche sulla scelta dei candidati in altre Regioni.
Fratelli d’Italia prende tempo ma osserva con attenzione
Fratelli d’Italia, il partito della premier Giorgia Meloni, non ha ancora preso una posizione ufficiale sul tema. Tuttavia, fonti vicine alla presidenza del Consiglio lasciano intendere che un’apertura al terzo mandato non sarebbe vista con ostilità, soprattutto laddove il gradimento dei governatori in carica è elevato e non esistono alternative forti. Allo stesso tempo, Meloni è consapevole dei rischi di una spaccatura nel centrodestra e preferisce, per ora, restare defilata. La premier punta a una soluzione condivisa che eviti contraccolpi sulla stabilità della coalizione, già messa alla prova su altri fronti.
Tajani rilancia la visione moderata di Forza Italia
Con questa presa di posizione, Forza Italia cerca anche di rilanciare il proprio profilo politico all’interno del centrodestra. Tajani, che ha recentemente confermato la linea europeista, garantista e moderata del partito, usa il tema del terzo mandato per marcare una differenza sostanziale rispetto agli alleati. “Non possiamo diventare la fotocopia degli altri – ha dichiarato – abbiamo una storia, dei valori, una cultura delle istituzioni che non possono essere messi da parte per convenienza”. L’obiettivo è quello di rafforzare l’identità di Forza Italia come forza di equilibrio e responsabilità nel governo, in vista anche delle prossime scadenze regionali ed europee.
Un banco di prova per la coesione della maggioranza
Il tema del terzo mandato si candida a diventare uno dei nodi più delicati nella dialettica della maggioranza. Se non si troverà un accordo interno, il rischio è quello di arrivare spaccati all’appuntamento con le urne in diverse Regioni, con effetti potenzialmente destabilizzanti. Tajani ha già annunciato che Forza Italia non appoggerà alcuna modifica legislativa in Parlamento su questo tema. La partita è aperta, ma il messaggio è chiaro: le regole non si cambiano per interesse. E nel centrodestra, per la prima volta dopo mesi, le differenze rischiano di emergere con forza.