La svolta di Forza Italia necessaria per sopravvivere all'oblio politico

- di: Redazione
 
Quanto sta accadendo in Forza Italia è la perfetta rappresentazione di un certo modo di fare politica nel nostro Paese, Una politica in cui, come l'acqua che prende la forma degli spazi che va ad occupare, tutto è lecito, anche rimangiarsi posizioni che, sino a poche ore prima, erano difese persino con ferocia.
La giubilazione di Alessandro Cattaneo dalla guida del gruppo azzurro alla Camera è più che un segnale, perché è la plastica rappresentazione di come Forza Italia abbia virato distaccandosi dalla sua (presunta) linea, che marcava nette differenze con Fratelli d'Italia, con il solo obiettivo di sopravvivere. Come partito, ma soprattutto come espressione di Silvio Berlusconi e degli interessi economici di cui l'ex cavaliere resta portatore, come è logico che sia, dal momento che era, è e resterà lui il motore decisionale di Mediaset e dell'universo che ruota intorno al marchio del Biscione.

La svolta di Forza Italia necessaria per sopravvivere all'oblio politico

Ma ridurre tutto ad interessi meramente economici sarebbe riduttivo, oltre che sbagliato perché le decisioni maturate (non solo la defenestrazione di Cattaneo alla Camera, ma anche la sottrazione a Licia Ronzulli della potentissima leva concessale dalla carica di commissario del partito in Lombardia, cassaforte politica di FI) lasciano intendere che, in seno alla compagine forzista, sta maturando un mutamento profondo, destinato a mutarne le caratteristiche ''antropologiche'' che sino ad oggi l'hanno caratterizzata per andare ad abbracciare il credo meloniano, il solo in grado di garantirle la sopravvivenza, sempre che riesca a frenare l'inarrestabile emorragia di voti, consenso e rispetto.

Ripudiare la tanto sbandierata autonomia rispetto alla premier e al suo partito è soltanto un calcolo legato al futuro immediato più che di lungo periodo, perché accetta di fare un enorme passo indietro pur di dimostrare di vivere ancora. Dietro questo scenario di immediata percezione c'è, probabilmente, anche la presa d'atto di Forza Italia (e di chi oggi in essa detiene il vero potere, tra figli, fidanzate e consiglieri) di non potere incidere più di tanto nel delicatissimo dossier delle nomine, in cui appare evidente la contrapposizione tra Fratelli d'Italia e Lega, all'insegna di una evidente bulimia di poltrone. Che non è certo patrimonio storico della Destra, poiché è fenomeno costante quando una coalizione arriva al governo e mette a reddito al sua vittoria, piazzando i suoi negli incarichi di maggiore rilievo (e quindi di maggiore resa in termini di consenso elettorale).

Ma il tempo ha dimostrato che gli equilibri del collaudato manuale Cencelli non sono più riproponibili, perché, rispetto a quando la Dc dominava e si mostrava generosa nei confronti degli alleati, anche se nel rispetto dei rapporti di forza, oggi sembra essere invalsa la strada del 'tutto e subito', anche a costo di mandare al macero professionalità e risultati di inoppugnabile evidenza. Eppure oggi la deriva filo-Meloni che sembra avere preso Forza Italia rischia di squinternare i già delicatissimi equilibri in seno alla coalizione di Governo, perché sarà ben difficile che, preso nella tenaglia degli alleati, Matteo Salvini possa fare la voce grossa in sede di trattative per la spartizione. E poco varrà la frenetica attività di auto-promozione che sta portando avanti dicendo sua anche in materie che, viste le deleghe, non dovrebbero interessargli.
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