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150 miliardi sprecati: l’Italia affoga nella palude dei fondi Ue

- di: Bruno Legni
 
150 miliardi sprecati: l’Italia affoga nella palude dei fondi Ue
Una classe politica inerte, Regioni incapaci, Stato assente: la fotografia impietosa del disastro sui fondi di coesione. Il Sud abbandonato, Bruxelles osserva sgomenta.
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Una valanga di soldi, una montagna di vergogna
Centocinquantatré miliardi. È questa la cifra che l’Italia potrebbe spendere entro il 2027 per colmare i divari territoriali, creare lavoro, innovare, costruire infrastrutture. E invece no: quella montagna di soldi sta lì, ferma, inutilizzata. Una paralisi colpevole che grida vendetta. Peggio: è la prova definitiva di un sistema pubblico incapace, una classe dirigente inadeguata e una politica che ha smarrito ogni bussola. Il rapporto del Servizio Studi della Camera dei Deputati, pubblicato ieri 21 giugno 2025, è un atto d’accusa senza appello: l’Italia sta buttando via quasi tre quarti del Pnrr senza nemmeno accorgersene.
Secondo i dati del Mef aggiornati al 28 febbraio, appena il 5% dei fondi europei strutturali è stato effettivamente speso. I fondi nazionali vanno persino peggio: solo il 4% dei 78 miliardi disponibili è arrivato a destinazione. E il resto? Svanito nella nebbia di una burocrazia che non decide, di amministrazioni regionali che arrancano, di un governo centrale che finge di non vedere.
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La grande truffa della coesione
Altro che coesione territoriale. Quella che doveva essere la leva per ridurre i divari tra Nord e Sud si è trasformata in una truffa istituzionale. Non solo le Regioni meridionali restano indietro: sono addirittura le più svantaggiate a essere penalizzate da questo meccanismo malato. Il rapporto rivela che le Regioni del Nord – Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana – usano meglio i fondi strutturali. Quelle del Sud – Calabria, Sicilia, Campania, Sardegna, Molise, Basilicata, Puglia – arrancano, immobilizzate tra incapacità progettuale e macchine amministrative allo sbando.
Il dato più scandaloso? Le Regioni del Nord impegnano il 32,9% delle risorse regionali Fesr e Fse+. Quelle del Sud appena l’8,3%. È come se, pur avendo bisogno d’acqua, non riuscissero neanche ad aprire il rubinetto.
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Stato assente, politica complice
È inutile cercare alibi: i fondi ci sono, le regole anche. A mancare è la volontà politica di cambiare le cose. Nessuno mette mano alla riforma della pubblica amministrazione, nessuno si assume la responsabilità del fallimento. Lo Stato si limita a distribuire i soldi e poi scompare, lasciando le Regioni in balia di sé stesse. Un disinteresse criminale che condanna milioni di cittadini a restare indietro.
“La coesione è diventata un mantra vuotodenuncia Adriano Giannola, presidente SvimezContinuiamo a parlare di Sud ma nei fatti lo abbiamo abbandonato. Lo Stato centrale è scomparso”. Il risultato? Decine di miliardi congelati, progetti mai partiti, cittadini sempre più sfiduciati.
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Bruxelles osserva, e non perdonerà
In Europa osservano. E sono pronti a chiedere conto. Perché questi fondi non sono un regalo: sono un patto, vincolato a obiettivi precisi e tempistiche certe. Se non si spende, si restituisce. E con gli attuali ritmi, l’Italia rischia di dover rinunciare a decine di miliardi, con effetti devastanti su bilancio, crescita e credibilità.
L’Unione europea è stata netta: “I fondi strutturali non sono una riserva da cui attingere a piacimento. Se non vengono utilizzati in tempo, saranno riallocati”. Tradotto: o ci svegliamo, o perderemo anche l’ultima briciola.
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Sud umiliato, Nord ipocrita, politica in coma
Nel Mezzogiorno ci si arrangia con fondi regionali insufficienti, si accumulano ritardi, si moltiplicano le emergenze. Nel Nord si prendono fondi pensati per altri, senza vergogna. E a Roma nessuno batte un colpo. Non una parola, non un piano straordinario, non un commissariamento delle Regioni inadempienti. Solo silenzio e propaganda.
“Siamo di fronte a un Paese che spreca l’irrecuperabile”, ha scritto su X il prof. Carlo Cottarelli il 21 giugno. E ha ragione: i fondi di coesione non torneranno. O si usano ora, o si perdono per sempre.
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Una nazione in stallo, un’occasione gettata
La verità è una sola: l’Italia non sa spendere, non sa programmare, non sa governare. L’illusione del Pnrr aveva nascosto il marcio, ma ora la realtà è esplosa. 153 miliardi, tre quarti di un Recovery bis, destinati a evaporare nella palude di un sistema che ha fatto della mediocrità la sua regola. Chi ha permesso questo scempio dovrebbe rispondere davanti ai cittadini.

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