(Foto: Il Direttore dell'Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone).
Concordato preventivo, secondo round
Dopo il debutto timido del 2024, il concordato preventivo biennale torna con una veste rivisitata, nuove regole e un obiettivo chiarissimo: riportare nel perimetro della legalità fiscale i contribuenti a partita Iva più affidabili, tentando al contempo di rafforzare il gettito senza ricorrere ad aumenti d’imposta. La seconda edizione è stata ufficializzata con una nuova circolare dell’Agenzia delle Entrate: una guida operativa di 77 pagine che attua le modifiche previste dal recente decreto correttivo.
Chi può aderire e chi resta fuori
La platea è ampia ma selettiva. Sono ammessi tutti i titolari di partita Iva che nel 2024 hanno esercitato come attività prevalente una professione o un’attività economica nei settori agricolo, manifatturiero, dei servizi, professionale o commerciale coperta dagli Isa. Restano esclusi i forfetari. Requisito essenziale: non aver aderito al primo concordato.
Il nodo delle soglie: solo per i più affidabili
La grande novità riguarda il calcolo della proposta fiscale: il fisco introdurrà soglie massime alla base imponibile, ma solo per chi ha un punteggio Isa pari ad almeno 8. Più alta l’affidabilità, minore la soglia: dal 25% del reddito per chi ha 8, al 10% per chi ha 10. Un messaggio chiaro e una promessa di stabilità fiscale.
Invio semplificato, ma attenzione alle scadenze
Due le modalità di adesione entro il 30 settembre 2025. La prima prevede l’invio congiunto della dichiarazione dei redditi e dei modelli Isa. La seconda consente l’invio autonomo del solo frontespizio del modello “Redditi 2025”. Una semplificazione pensata per agevolare i contribuenti già pronti.
Effetti e clausole di salvaguardia
L’adesione blocca le verifiche fiscali e congela le imposte per due anni. Ma attenzione: in caso di avviso bonario, si decade solo se non si salda entro 60 giorni. Un correttivo importante per evitare trappole procedurali.
Il flop (parziale) della prima edizione
L’esordio del 2024 è stato deludente: su 4,5 milioni di partite Iva, hanno aderito solo 584.924 contribuenti. L’incasso si è fermato a 1,6 miliardi, contro i 4 attesi. *“Un risultato discreto”*, ha dichiarato il viceministro Maurizio Leo, puntando il dito contro *“incertezze normative”* e *“l’assenza di soglie chiare”*. Ma ha anche rivendicato *“l’emersione dal sommerso di 190mila contribuenti”*.
Perché ci riprovano
Il concordato è al centro di una nuova filosofia di compliance fiscale: meno contenziosi, più fiducia, più trasparenza. Le nuove soglie e il sistema premiale sono concepiti per i contribuenti più affidabili. Ma il successo dipenderà dalla capacità dello Stato di rendere il patto credibile e vantaggioso.
Le incognite: numeri, fiducia, efficacia
Tre i problemi principali: la conoscibilità dello strumento (manca una campagna informativa dedicata), la diffidenza dei contribuenti e la reale convenienza. Senza simulazioni trasparenti, molti temono proposte fiscali irrealistiche.
Un esperimento che continua
Il concordato preventivo resta un esperimento di riforma fiscale soft. Se riuscirà ad attrarre una platea più ampia e garantire gettito, potrebbe diventare un modello stabile. In caso contrario, sarà l’ennesima occasione persa.