Fineco Asset Management, una rivoluzione nel risparmio gestito: parla il Ceo, Fabio Melisso
- di: Redazione
L’inflazione è tornata a mordere, e difendere il potere d’acquisto dei propri risparmi è una priorità. Fabio Melisso, Ceo di Fineco Asset Management (FAM), racconta la nuova soluzione che per la prima volta mette a disposizione della consulenza finanziaria gli strumenti passivi. E apre il mondo del risparmio gestito a una platea sempre più ampia di italiani.
Intervista al Ceo di Fineco Asset Management, Fabio Melisso
Gli ultimi dati dell’Istat certificano una crescita dei prezzi vicina al 7% e questo, soprattutto in un Paese come l’Italia che ha un ammontare di risparmio privato tra i più alti del mondo, pone nuovi, grandi problemi ai risparmiatori per mantenere il potere d’acquisto reale dei propri risparmi e/o anche per avere rendimenti reali. Come risponde a queste nuove esigenze Fineco Asset Management (FAM)?
È evidente che l’industria del risparmio gestito in Italia sia arrivata a un punto di svolta: le pressioni inflazionistiche rendono sempre più difficile soddisfare i ritorni attesi dai risparmiatori e un numero crescente di persone si sta affacciando al mondo degli investimenti con una forte esigenza di soluzioni semplici e trasparenti, oltre che economiche. In linea con lo spirito di innovazione che ci contraddistingue, Fineco Asset Management ha deciso di rispondere all’appello e di lanciare un’importante innovazione nella strategia del risparmio gestito, ampliando le opportunità di investimento nel rispetto dei principi di trasparenza e fair pricing. Abbiamo quindi messo in campo Fineco AM Passive Underlyings, una soluzione di portafoglio che concentra le migliori strategie passive, ingegnerizzate grazie alle competenze e al motore tecnologico di Fineco Asset Management. La nuova gamma si basa su un portafoglio di strumenti passivi bilanciati e monitorati su base quotidiana, selezionati in modo da massimizzare la diversificazione. La soluzione prevede 6 opzioni con diversi livelli di esposizione azionaria (dal 15% fino a un massimo dell’85%), affinché ciascun investitore possa trovare la risposta più aderente al proprio profilo di rischio-rendimento. Per le caratteristiche di innovazione, semplicità e economicità che li contraddistinguono, i Passive Underlyings possono risultare adatti sia alla clientela Private che usufruirà di una forte efficienza sui costi, sia alle famiglie interessate a investire la propria liquidità attualmente esposta all’inflazione o alle fasce più giovani che possono iniziare a costruire un investimento diversificato anche tramite piani di accumulo.
Siete i primi ad introdurre un’innovazione di questo tipo…
Riteniamo che sia la strada più corretta per cogliere l’opportunità di crescita che l’intera industria del risparmio gestito ha davanti in questo momento: favorire lo sviluppo attraverso l’ampliamento del mercato, piuttosto che imporre costi supplementari. Occorre un’assunzione di responsabilità nel garantire qualità, trasparenza e prezzi corretti: una strada che abbiamo percorso sin dalla nostra nascita, rinunciando a imporre commissioni di performance su tutti i nostri prodotti.
Quali sono le caratteristiche distintive di Fineco AM Passive Underlyings?
Per mettere a disposizione dei consulenti un prodotto realmente efficiente, abbiamo sviluppato internamente tutti gli aspetti tecnologici che consentono l’analisi di oltre 2 terabyte di dati, con serie storiche che arrivano a 50 anni. Il ribilanciamento è costante, per assicurare il rispetto della volatilità prevista da ogni strategia: è proprio l’unione tra competenze umane e sviluppo tecnologico il tratto distintivo di questo prodotto, che nasce per valorizzare al meglio il rapporto tra cliente e consulente.
Ma i costi? Avete parlato di “soluzioni trasparenti ed economiche”.
Anche questo è un aspetto importante che ci differenzia in maniera rilevante. Per questa soluzione di portafoglio ci presentiamo con commissioni di gestione inferiori all’uno per cento, 0,9% per la precisione, mentre i costi complessivi per il cliente arrivano all’1,3%. Si tratta di livelli davvero competitivi, considerando che sono disegnati per essere parte integrante di un servizio di consulenza finanziaria. Sul mercato italiano solitamente le commissioni di gestione si posizionano nella parte alta della forchetta tra l’1,5% e il 2%, mentre i costi complessivi per il cliente raggiungono il 2-2,5%: senza considerare i casi in cui sono previste anche commissioni di performance, che alzano ulteriormente questa quota.
Un’offerta così innovativa, economica e in grado di tutelare al meglio il potere d’acquisto del risparmiatore e di permettergli anche di avere ritorni reali non rischia di ‘cannibalizzare’ altri vostri prodotti?
No, per diversi motivi: il primo è che questa nuova soluzione si affianca all’offerta di prodotti attivi, non la sostituisce. Inoltre siamo una società di gestione in forte crescita, con circa 26 miliardi di euro di masse gestite in meno di quattro anni di attività: vogliamo continuare a fornire risposte adeguate nel momento in cui si rendono necessarie, e la tendenza su mercati più evoluti come quello statunitense ci dice che la coabitazione di prodotti attivi e passivi nei portafogli porterà vantaggi a tutta l’industria del risparmio gestito. La gamma dei Fineco Asset Management Passive Underlyings è un ulteriore passo avanti in questa direzione, e un incremento delle possibilità a disposizione dei consulenti per soddisfare le esigenze della clientela.
I numeri sembrano darvi ragione.
Direi proprio di sì. Al 30 aprile scorso Fineco Asset Management gestiva masse per 25,5 miliardi, di cui 15,2 miliardi relativi alle classi retail, con una crescita annua di oltre il 26%. Stiamo portando avanti un’intensa attività di sviluppo: il recente lancio dei FAM Passive Underlyings segue il forte interesse dimostrato dalla clientela per il FAM ESG Target Global Coupon e il FAM Global Inflation Response, un’altra nostra soluzione pensata per affrontare il contesto attuale che stiamo vivendo. Si tratta, infatti, di un fondo che punta a trarre vantaggio dall’aumento dell’inflazione, anziché subirla».