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Mediobanca, il “no” a Nagel: i commenti e le reazioni

- di: Giuseppe Castellini
 
Mediobanca, il “no” a Nagel: i commenti e le reazioni
Mediobanca, Del Vecchio e Caltagirone ridisegnano il risiko bancario
Delfin si astiene, Caltagirone vota contro: i veri protagonisti non hanno bisogno di parole per farsi sentire. Gli analisti leggono uno scacco al progetto Nagel e un assist per Siena.

(Foto: Francesco Gaetano Caltagirone).

Il peso silenzioso dei soci forti

La scena dell’assemblea di Mediobanca del 21 agosto 2025 non è stata dominata dalle parole, ma dai gesti. Leonardo Del Vecchio, attraverso la sua holding Delfin, non ha sentito il bisogno di spiegare pubblicamente le ragioni della sua astensione. Ha lasciato che parlasse il peso della sua quota, pari a quasi il 20% del capitale. Francesco Gaetano Caltagirone, con un pacchetto attorno al 10%, ha votato contro senza aggiungere una riga di commento.

“Il destino di un’operazione da miliardi è stato deciso da due famiglie che non hanno avuto bisogno di prendere il microfono”, osservano analisti internazionali.

Delfin (eredi Del Vecchio): “no comment” e un messaggio forte

Interpellato da giornalisti a margine di un evento a Milano, l’entourage di Delfin ha risposto con un laconico “no comment”. Nessuna intervista, nessuna frase ufficiale. Una voce interna di Delfin ha spiegato: “Il voto riflette preoccupazioni su modalità e tempistica insolite dell’operazione, più che sul suo razionale industriale”.

In sostanza, Del Vecchio non contesta l’idea di rafforzare Mediobanca nel wealth management, ma non ha gradito né i tempi né il metodo con cui l’operazione è stata portata in assemblea. E l’astensione diventa così un “no” mascherato: non esplicito, ma pesantissimo.

Caltagirone: il voto che vale più di mille parole

Francesco Gaetano Caltagirone, imprenditore e costruttore romano, non ha rilasciato alcun commento diretto. Ma il suo voto contrario non ha bisogno di note stampa per essere chiaro. Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di strategia alla Bocconi, ha osservato: “È una presa di posizione netta che mira a segnare un confine politico nella governance di Mediobanca”.

Secondo alcuni analisti, la mossa di Caltagirone si inserisce nella sua lunga battaglia per pesare di più nel Leone di Trieste e, di riflesso, anche su Mediobanca. Non è un mistero che l’imprenditore abbia sempre guardato con sospetto a operazioni che riducessero l’influenza degli azionisti storici.

Il commento degli osservatori: “scacco a nagel”

Gli analisti sono concordi: il voto dei soci forti non è un episodio tecnico, ma un segnale politico. Andrea Vismara, ad di Equita, commenta: “L’assemblea ha dimostrato come i grandi soci italiani restino determinanti, anche contro la raccomandazione favorevole dei proxy advisor internazionali”.

Ancora più tagliente la lettura di alcuni commentatori di mercato: “Gli insider italiani hanno mandato il risiko bancario su un percorso disordinato. Senza un’offerta più generosa di Mps, l’Italia rischia di rimanere nel limbo”.

La voce delle istituzioni finanziarie

Dal mondo delle gestioni italiane sono arrivate prese di posizione più sfumate. Una fonte vicina ad Anima Holding ha spiegato che “l’operazione su Banca Generali aveva senso industriale, ma non poteva essere votata a cuor leggero in un contesto di Ops ostile su Mediobanca”.

Lo stesso tono si ritrova nelle parole di un gestore di Amundi Italia, che ha dichiarato: “Abbiamo preferito astenerci per non peggiorare un quadro già instabile. Il rischio era di diventare strumento in una battaglia tra soci forti”.

Gli effetti sul risiko bancario

La bocciatura dell’Ops Mediobanca–Banca Generali non chiude la partita, la sposta. L’Ops ostile di Mps resta sul tavolo e raccoglie adesioni: secondo stime di mercato, avrebbero già raggiunto il 19,4%, con finestra aperta fino all’8 settembre. Siena può approfittare dello scacco subito da Nagel e alzare il prezzo.

Come sintetizza Guido Crosetto, ministro della Difesa ma voce ascoltata nel capitalismo italiano: “È chiaro che i grandi soci hanno scelto di non rafforzare Mediobanca per indebolire Mps. Questo è un risiko che non riguarda solo banche e assicurazioni, ma la stessa struttura di potere del Paese”.

Generali respira, il mercato reagisce

Anche Generali, indirettamente coinvolta, ha preso tempo. Prima del voto aveva dichiarato di stare valutando l’offerta “nel rispetto delle procedure interne”. Dopo la bocciatura, nessun comunicato ufficiale, ma il titolo è salito a Piazza Affari. Gli analisti leggono il rialzo come la reazione al fatto che la compagnia non dovrà affrontare un’operazione complessa e potenzialmente diluitiva.

In Borsa, Banca Generali ha perso oltre l’1%, Mediobanca ha chiuso in lieve calo, Mps in flessione: segno che i mercati si aspettano nuove mosse, non un punto fermo.

Una lettura politica

Molti commentatori hanno colto anche un riflesso politico. Stefano Cingolani ha osservato: “Il niet a Nagel fotografa il paradosso del capitalismo italiano: gli investitori internazionali erano favorevoli, ma il voto lo decidono pochi soci forti legati da relazioni, interessi e diffidenze reciproche”.

È la solita storia di un capitalismo familiare che non si lascia dettare la linea da advisor e proxy esteri, ma neppure dalle autorità di vigilanza. La Bce aveva infatti dato luce verde all’operazione alla vigilia dell’assemblea.

Scenari aperti

Il risiko non finisce qui. Restano tre scenari:

  • Mps rilancia, alzando il prezzo e tentando il colpo grosso.
  • Mediobanca serra i ranghi, difendendosi con la crescita organica.
  • Generali si rafforza, mantenendo lo status quo e riducendo il rischio di operazioni non gradite.

Quel che è certo è che il voto del 21 agosto ha ridisegnato la mappa. Senza una sola parola pubblica, Del Vecchio e Caltagirone hanno inciso più di qualsiasi dichiarazione.

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