Federmetano: "Per rendere Italia ed Europa più verdi, usare più biometano"

- di: Daniele Minuti
 
Federmetano lancia un messaggio preciso: per rendere Italia ed Europa più verdi c'è bisogno di usare più biometano, perché le auto elettriche non bastano, e per raggiungere l'obiettivo di 6 milioni di veicoli a zero emissioni al 2030 servirebbe installare in Italia 20 centrali nucleari, in modo da gestire i picchi di energia richiesti: un traguardo difficilmente raggiungibile.
In occasione dell'evento "Mutamenti in Corso", tenuto a Bologna, i lavori della Federazione Nazionale dei distributori e dei trasportatori di biometano a Bologna hanno permesso di discutere delle prospettive del settore

Federmetano: "Per 6 milioni di veicoli elettrici servono 20 centrali nucleari"

Dante Natali, presidente di Federmetano (nella foto), ha aperto l'evento: "In Italia il biometano sta andando molto bene, in termini di diffusione, con percentuali di penetrazione nel nostro settore che sono arrivate al 50%. In questo senso, abbiamo raggiunto già gli stessi risultati che l'Ue ha fissato al 2030, quindi con sette anni di anticipo. Quello che ci preme è richiamare all'attenzione di tutti le criticità dell'opzione elettrica: non siamo contrari, ma nell'ambito dei trasporti può e dovrebbe esserci spazio per tutte le soluzioni".

Se il settore energetico deve davvero ridurre i consumi del 50%, l'elettrico deve essere affiancato dalle altre tecnologie, secondo Federmetano: "Metano, biometano e metano liquido riescono a coprire tutte le fasi del singolo trasporto, su breve raggio, compresi quelli pesanti sulle grandi rotte europee" - Prosegue Natali - "Con la trazione elettrica, invece, al momento tutto questo non è possibile. E- continua l'ingegnere in sala e a margine dei lavori odierni- non sappiamo nemmeno se in futuro la tecnologia coprirà o meno il gap. Rinunciare di fatto ad un'opportunità come quella legata al metano, quindi, ci sembra una grossa sciocchezza. Col Governo il dialogo oggi è molto migliore, rispetto a quello che si era sviluppato con i precedenti esecutivi, perché notiamo una consapevolezza diversa sull'impiego di tutte le fonti energetiche disponibili. Il problema europeo, invece, è più grave, visto che il Parlamento Ue ha votato di raggiungere i risultati 'green' usando soltanto due tecnologie: l'elettrico, appunto, e l'idrogeno".

Marco Mele, economista e Amministratore unico dei Servizi Fondo Bombole Metano, ha dichiarato: "Dai nostri studi interni, che hanno messo a confronto tra loro le auto elettriche con quelle a idrogeno e con quelle caratterizzate dal mix idrogeno-metano, emerge che le auto elettriche hanno limiti relativi al cambiamento climatico. Quando c'è molto freddo o molto caldo, infatti, la capacità delle batterie elettriche si riduce. E non dimentichiamo l'inquinamento legato alla produzione-gestione di auto elettriche, in primis per lo smaltimento delle batterie a fine vita, ma non solo. Le batterie di questo tipo vengono prodotte soprattutto grazie al cobalto, il quale non è un elemento molto ricco in natura: la sua estrazione avviene in paesi come la Cina, anzitutto, con l'effetto di costi in aumento per i paes i interessati all'importazione. I mezzi pesanti elettrici, per funzionare in modo efficace, dovrebbero aumentare il numero di batterie a bordo o la loro portata, ma poi in questo modo aumenterebbe anche il peso totale del singolo camion, con altre ripercussioni di efficienza. Le nostre bombole di metano, invece, che vengono caricate nel giro di 3-5 minuti, garantiscono un'autonomia di 500-600 chilometri. Le performance risultano molto migliori rispetto a quelle 'elettriche', dunque. L'elettrico serve e farà parte del processo di transizione energetica, ma serve anche buon senso. Nnon dimentichiamo che, nella conversione, restano a rischio moltissimi posti di lavoro nel settore endotermico, indotti compresi dai meccanici in giù. Non possiamo permetterci di perderli".

Giuseppe Fedele, Vicepresidente di Federmetano, ha aggiunto: "Purtroppo, in Italia e in Europa si è identificata la transizione ecologica con la sola elettrificazione. L'obiettivo invece, e dico questo anche nella mia veste di convinto ambientalista, è quello di decarbonizzare. Non possiamo raggiungere un obiettivo del genere con un unico sistema, bensì con tutti quelli disponibili: l'elettrico per la piccola mobilità urbana, gli altri sistemi a maggior autonomia in altri contesti che lo richiedono. In Italia siamo ricchissimi di biometano, siamo uno dei paesi che ne ha di più in Europa e nel mondo, ma dobbiamo continuare a promuoverlo. Questo può voler dire salvare l'automotive, un capitolo importante della nostra economia, ma anche decarbonizzare. Noi abbiamo già il 'piano B', quindi, nel momento in cui ci rendessimo conto che l'elettrico da solo non basta. Il piano B è una rete di 1.500 distributori già esistente, di tantissime officine meccaniche: dobbiamo salvarle invece di metterle a rischio. Abbiamo un vantaggio in Europa sugli obiettivi della decarbonizzazione, ma rischiamo di perderlo se non sappiamo rendercene conto. Al ministro dei Trasporti abbiamo portato in questo periodo più studi, dimostrando che se volessimo raggiungere i sei milioni di veicoli elettrici prefissati, a zero emissioni, dovremmo installare in Italia, per gestire i picchi energetici richiesti, 20 centrali nucleari. Non è un obiettivo ragionevole".
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