L’inflazione ha divorato i guadagni: famiglie più ricche, ma più povere

- di: Matteo Borrelli
 
Un aumento nominale della ricchezza 
Nel 2023, la ricchezza netta delle famiglie italiane ha raggiunto 11.286 miliardi di euro, segnando un incremento del 4,5% rispetto all’anno precedente. Questo dato rappresenta il livello più elevato dal 2005, anno in cui sono iniziate le rilevazioni. 

L’ombra dell’inflazione
Tuttavia, valutando la ricchezza a prezzi costanti, si osserva una diminuzione di oltre sette punti percentuali rispetto al 2021, principalmente a causa dell’elevata inflazione registrata nel 2022. 

Composizione della ricchezza: attività reali e finanziarie
L’aumento delle attività non finanziarie, pari all’1,6% a prezzi correnti, è stato trainato dalla crescita del valore delle abitazioni per il secondo anno consecutivo. Parallelamente, le attività finanziarie hanno registrato un incremento del 7,1%, grazie all’andamento positivo di azioni, quote di fondi comuni e riserve assicurative, compensando le perdite in conto capitale osservate nel 2022. 

Investimenti e risparmi: tendenze contrastanti
Le famiglie italiane hanno mostrato una propensione crescente verso l’investimento in titoli, soprattutto pubblici, mentre i depositi bancari hanno subito una contrazione del 3,2%, la più marcata dal 2005. 

Disparità territoriali persistenti
Nonostante una crescita del Pil nel Mezzogiorno superiore alla media nazionale e un aumento dell’occupazione del 2,6% rispetto all’1,9% nazionale, il divario economico tra Nord e Sud rimane significativo. Il reddito disponibile pro capite nel Sud si attesta a 17.100 euro annui, contro i 25.000 euro del Nord, evidenziando una differenza superiore al 30%. 

Le misure del governo per il Mezzogiorno 
Il governo ha adottato misure come la "Decontribuzione Sud" per sostenere l’occupazione nel Mezzogiorno. Questa misura, recentemente prorogata, prevede una riduzione dei contributi previdenziali per i datori di lavoro nelle regioni meridionali. 
La Ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha sottolineato l’importanza di tali interventi, affermando: “La decontribuzione è oggi necessaria per le nostre aziende del Mezzogiorno, per continuare nel percorso intrapreso di riduzione dei divari territoriali e promozione delle imprese, del lavoro e del sistema produttivo nel suo complesso.”

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