Export agroalimentare, Lollobrigida: "Questi numeri dimostrano che il mondo ha fame e sete d’Italia. Perché la nostra Nazione è sinonimo di qualità"

- di: Barbara Bizzarri
 

Il Rapporto 2022 sul commercio estero dei prodotti agroalimentari, giunto alla sua 31° edizione, realizzato dal CREA Politiche e Bioeconomia, evidenzia che il 2022 segna un nuovo primato per gli scambi agroalimentari dell’Italia, sia per le importazioni, che raggiungono il valore record di quasi 63 miliardi di euro (+29,3%), sia per le esportazioni, che dopo aver superato nel 2021 i 50 miliardi, nell’ultimo anno si avvicinano alla soglia dei 60 miliardi di euro (+16%). Tali dinamiche sono fortemente influenzate dalla crescita dei prezzi internazionali; tuttavia, agli aumenti in valore si accompagnano spesso incrementi dei volumi scambiati, sebbene di minore intensità.

Export agroalimentare, Lollobrigida: "Numeri dimostrano che il mondo ha fame e sete d’Italia"

Ottima la performance per le esportazioni del Made in Italy agroalimentare, con una crescita del 14,4% nel 2022, superiore a quella registrata nel biennio precedente. A trainare tale andamento sono soprattutto i prodotti trasformati, come la pasta e le conserve di pomodoro: «Questi numeri dimostrano che il mondo ha fame e sete d’Italia. Perché la nostra Nazione è sinonimo di qualità. - commenta il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida -.  Lavoriamo per difendere, tutelare e valorizzare le nostre eccellenze agroalimentari che generano ricchezza. Per questo abbiamo candidato la cucina italiana a patrimonio Unesco, per raccontare un sistema di valori, sapori e tradizioni, e combattiamo il mercato del falso che sottrae alla nostra economia miliardi di euro. In ambito europeo, invece, - conclude - ci siamo opposti con fermezza rispetto ai casi di evocazione di Indicazioni Geografiche italiane, come ad esempio nel caso dell’aceto balsamico sloveno e del prosek croato. Perché difendere il nostro asset primario, significa difendere l’Italia».

Nel 2022 la crescita delle esportazioni agroalimentari italiane è generalizzata e riguarda quasi tutti i principali mercati e prodotti. Fanno eccezione pochi prodotti, come le mele, in calo sia in valore (-2,1%) sia in quantità (-3,6%), e i vini rossi Dop, per i quali gli incrementi in valore nascondono contrazioni dei volumi esportati. Anche dal lato delle importazioni, l’aumento, soprattutto economico, interessa molti dei principali prodotti ed è particolarmente marcato per l’olio di semi, il caffè greggio e il mais. Gli acquisti in volume di prodotti ittici, dopo la netta crescita del 2021, nell’ultimo anno tornano a calare, a fronte di un aumento in valore. In generale, sia per l’import che per l’export, ai netti incrementi spesso corrispondono aumenti più contenuti, o anche riduzioni, delle quantità scambiate, complice l’aumento generalizzato dei valori medi unitari.

L’export del Made in Italy agroalimentare, vale a dire di quei prodotti riconosciuti all’estero come tipici del nostro Paese, raggiunge quasi i 43 miliardi di euro nel 2022, in crescita di oltre il 14%. Ottima la performance delle vendite di pasta (+38% in valore) e conserve di pomodoro (+28%), dopo la battuta d’arresto dell’anno precedente. Crescono in valore di oltre il 20% anche le vendite di altri importanti prodotti del Made in Italy, come l’olio di oliva e il caffè torrefatto.

Nel 2022, l’area dell’UE27 concentra il 58% delle vendite all’estero dell’Italia e il 68% degli acquisti, quote in leggero calo rispetto al 2021. Nonostante la Brexit, le esportazioni verso il Regno Unito aumentano di oltre il 13%. Gli effetti del conflitto determinano, invece, una contrazione dei nostri flussi verso Russia e Ucraina.

Il Nord America si conferma il primo mercato di destinazione extraeuropeo, grazie alle vendite di molti prodotti del Made in Italy, come l’olio di oliva extravergine e gli spumanti Dop, per i quali gli Stati Uniti sono il primo cliente dell’Italia. Dal lato delle importazioni, è sempre più rilevante il ruolo dell’Asia, con una quota del 9% sull’import agroalimentare italiano. A incidere sono tutti i principali prodotti di importazione dal mercato asiatico, come gli oli e gli acidi grassi per l’industria cosmetica, il caffè greggio e i prodotti ittici.

I dati dei primi sei mesi 2023 evidenziano un ulteriore aumento degli scambi in valore, sebbene più contenuto di quello riscontrato nel 2022. La crescita percentuale delle esportazioni agroalimentari è in linea con quella delle importazioni. In particolare, le esportazioni nel primo semestre crescono dell’8,4%, superando il valore record di 31 miliardi di euro, mentre per le importazioni si registra un +8,9%, con un valore di circa 33 miliardi.

Agli aumenti in valore degli scambi, in molti casi corrispondono incrementi più contenuti o contrazioni delle quantità scambiate, come, ad esempio, per le esportazioni di pasta (+6,7% in valore e -6,4% in volume) o le importazioni di pesci lavorati (+6,6% in valore e -4,1% in volume).

L’export in quantità di vini rossi Dop segna una contrazione (-10%), solo in parte compensata dall’aumento dei prezzi. Tuttavia, grazie alle maggiori esportazioni di altre tipologie di vini, come i bianchi Igp o i frizzanti Dop, nel primo semestre 2023 si registra una complessiva tenuta del comparto vino. Crescono le esportazioni di caffè torrefatto (+13,4% in valore e +3,5% in quantità), confermando l’ottima performance del 2022.

Si evidenzia l’andamento delle importazioni di olio di girasole: dopo il netto aumento dello scorso anno legato anche all’impennata dei prezzi, nei primi mesi del 2023 si ha una forte contrazione del valore degli acquisti (-25%), accompagnata da un calo molto più contenuto delle quantità (-2,3%). A incidere è il ridimensionamento del prezzo internazionale di questo prodotto, dopo il picco raggiunto nel 2022.

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