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Ex Ilva, nuovo bando con obbligo di decarbonizzazione: offerte entro il 15 settembre

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Ex Ilva, nuovo bando con obbligo di decarbonizzazione: offerte entro il 15 settembre

Il futuro dell’ex Ilva entra in una nuova fase. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha pubblicato un nuovo bando per l’affidamento dello stabilimento siderurgico di Taranto, introducendo un requisito che rappresenta una svolta nella politica industriale nazionale: l’obbligo di decarbonizzazione. Le offerte dovranno essere presentate entro il 15 settembre. Il piano del governo è ambizioso: trovare un soggetto industriale in grado non solo di rilanciare la produzione, ma anche di riconvertire il polo siderurgico secondo i criteri della transizione ecologica.

Ex Ilva, nuovo bando con obbligo di decarbonizzazione: offerte entro il 15 settembre

Martedì prossimo, il ministro Adolfo Urso incontrerà i rappresentanti delle istituzioni locali, delle sigle sindacali e dei potenziali investitori in un tavolo tecnico che potrebbe delineare il perimetro industriale del nuovo corso. Si tratta di una delle ultime occasioni per salvare un impianto che rappresenta ancora oggi la più grande acciaieria d’Europa, ma anche uno dei nodi più critici dal punto di vista ambientale e sociale.

Una svolta “green” obbligatoria: addio al carbone?
Il bando fissa un vincolo chiaro e non negoziabile: il progetto industriale dovrà prevedere la graduale eliminazione delle fonti fossili e l’adozione di tecnologie a basse emissioni. In particolare, sarà necessario puntare sull’utilizzo di forni elettrici, idrogeno verde e impianti di cattura della CO₂. L'obiettivo è duplice: rispettare le direttive europee sul clima e rilanciare una produzione sostenibile sul lungo termine.

Si tratta di un cambio di paradigma profondo, che implica investimenti iniziali ingenti e tempi di attuazione medio-lunghi. Il governo è però deciso a legare l’intero rilancio dell’ex Ilva a una nuova visione industriale, coerente con il PNRR e con gli obiettivi della decarbonizzazione al 2050. “Non ci sarà futuro per Taranto senza riconversione”, ha dichiarato Urso, ribadendo che la salute pubblica e l’ambiente non sono più sacrificabili sull’altare della produzione.

Un interesse industriale ancora da verificare
Resta però un’incognita fondamentale: chi investirà davvero in un progetto così complesso? I nomi circolati finora – sia tra gruppi italiani sia tra soggetti internazionali – non sono stati confermati ufficialmente. La presenza di ArcelorMittal, fino a poco tempo fa partner industriale del governo nella gestione del sito, appare ormai fuori gioco. L’esecutivo guarda a soggetti con “robustezza finanziaria, know-how tecnologico e impegno ambientale comprovato”.

Non è escluso l’intervento di consorzi misti pubblico-privati o la creazione di una nuova struttura societaria in cui lo Stato possa mantenere una presenza stabile, attraverso Invitalia o altri veicoli. Tuttavia, ogni opzione sarà valutata in base alla solidità del piano industriale, con particolare attenzione ai tempi di attuazione e agli impatti sull’occupazione.

Occupazione e salute: la tensione resta alta a Taranto
La questione occupazionale resta uno degli aspetti più delicati. Attualmente, il sito impiega circa 8.000 lavoratori diretti, oltre all’indotto. I sindacati chiedono garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali durante la transizione. Il timore è che il passaggio a nuove tecnologie comporti una riduzione della forza lavoro o una fase di cassa integrazione prolungata.

Ma c’è anche un’altra urgenza che incombe: quella sanitaria. A Taranto la popolazione continua a convivere con i dati allarmanti sulle malattie respiratorie, oncologiche e cardiovascolari, attribuite da più studi all’inquinamento prodotto dallo stabilimento. La Corte europea dei diritti umani, nel 2019, ha già condannato l’Italia per non aver tutelato adeguatamente la salute dei cittadini. Il nuovo bando sembra voler segnare una discontinuità netta con il passato.

Il governo accelera, ma la partita è politica
La riunione prevista per martedì potrebbe essere l’inizio di una nuova fase operativa. Ma la vera partita si gioca anche su un piano politico. Il rilancio dell’ex Ilva è un banco di prova per il governo Meloni: un progetto simbolico che intreccia industria, ambiente, lavoro e giustizia sociale. La premier ha più volte dichiarato che Taranto “non sarà lasciata sola”, ma le aspettative della città sono alte e la fiducia fragile.

Il successo del bando dipenderà dalla qualità delle proposte che arriveranno entro settembre. Ma anche dalla capacità dell’esecutivo di garantire un quadro normativo e finanziario stabile, in grado di sostenere un’operazione industriale di lungo respiro. Senza compromessi sull’ambiente, ma nemmeno senza alternative concrete per chi lavora e vive attorno alle ciminiere della grande fabbrica.

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