Prima di pensare alle Europee del 2024, non sarebbe il caso di guardare al presente?
- di: Redazione
In questi giorni, tra gli analisti politici, sembra essere scattata, con l'arrivo del nuovo anno, la corsa a chi meglio interpreta sogni ed ambizioni dei maggiorenti della coalizione di governo, che sarebbero tutti presi dal definire cosa faranno nel 2024, quando ci sarà l'importante scadenza delle elezioni europee.
Tutto giusto, tutto comprensibilissimo. Ma ci si conceda l'insorgere di qualche perplessità sul fatto che sia questo l'argomento in cima alle priorità di un governo che si deve, quotidianamente, confrontare con una massa tale di problemi che non dovrebbe esserci spazio per altri.
Europee 2024: non sarebbe il caso di guardare al presente?
Oggi, ma è solo perché l'esempio più facile da citare, l'italiano medio, andando a fare benzina, si accorgerà che c'è stato un aumento e che ad esso, trattandosi di un balzello-capestro, non ci si può sottrarre. Allo stesso modo sapere che per la bolletta energetica il costo resta elevato - perché il calo del prezzo del gas non ha avuto modo di incidere sui conti, essendo intervenuto dopo la metà dello scorso mese, quando i calcoli erano stati fatti in via ufficiale - e lo sarà fino a febbraio almeno, non è che aiuti molto a guardare, con occhiali della lenti rosa, il nostro futuro.
Eppure, piuttosto di mostrarsi impegnati a risolvere i problemi quotidiani del popolo, i politici di maggioranza - sempre a detta di alcuni analisti - sono proiettati a quel che accadrà o potrebbe accadere tra un anno.
Ma è realmente così?
Trattandosi di programmi con date ancora lontane, tutto lascia pensare che non siano in cima alle cose da fare, ma che ci si sta già ragionando su. E mentre è cominciata la competizione ad azzeccare il nome di un'ipotetica casa comune per il destra-centro-destra (Conservatori? Partito della Nazione? Siamo noi e siamo in tanti?) qualcuno disegna scenari che, in queste ore, si sarebbero già manifestati, a conferma che il progetto è ancora lontano dal realizzarsi. Non lo diciamo facendo mostra di capacità di intuizione che non ci appartengono, ma guardando solo a quel che accade e che non mostra chissà quale unità di intenti nella coalizione, figurarsi confluire in una stessa formazione, che non potrebbe non tenere conto del peso politico personale di Giorgia Meloni.
Il discorso è quello oramai tradizionale di quando, in Italia, chi va a governare insieme ad altri deve mettere in conto che nessuno mai sarà compiutamente soddisfatto, sentendosi quindi autorizzato a cercare di ottenere successi personali (e per il suo partito). In questo l'esempio più lampante è quanto fa, ogni giorno, Matteo Salvini, che ormai non perde più nemmeno tempo a fare capire che il suo ministero (quello delle Infrastrutture) non ha stanze talmente grandi da ospitare il suo ego. Se poi si aggiunge il compulsivo ricorso a video e post si capisce che, per il segretario della Lega, la campagna elettorale non ha un inizio o una fine, essendo una condizione dello spirito. Con punte anche in involontari umorismo, quando, in occasione degli auguri per il nuovo anno, affidati ad un video, dopo avere detto che il momento non era quello della politica, è passato ad elencare tutto le cose che, da ministro ha fatto, fa o ha intenzione di fare.
Ma bisogna andare avanti, non soffermandosi, se non per il minimo tempo necessario, sulle esternazioni di Berlusconi che sembrano poggiare su sue valutazioni del peso politico di Forza Italia e del suo personale prestigio che non sulla realtà dei fatti, che parla di fazioni e bande dentro il partito, ormai in modalità ''eredi in attesa del testamento''.
In tutto questo Georgia Meloni sembra volere andare avanti per la sua strada e, come ha dimostrato nei vari appuntamenti istituzionali di fine anno, non ha molta voglia di stare dietro alle pulsioni degli alleati, ma anche dei suoi, che, con il passare delle settimane, sembrano sentirsi autorizzati a dire la loro, anche su campi e competenze che non gli appartengono.