Elezioni 2022 - Nato il centro-sinistra, tra ombre, ripicche e minacce velate
- di: Diego Minuti
È nato ufficialmente il centrosinistra in vista delle elezioni 2022 del 25 settembre e questa dovrebbe essere una buona notizia per chi guarda con sospetto e timori a una possibile vittoria della coalizione rivale. Ma se per un attimo ci si sofferma su come si è arrivati al raggiungimento di questa intesa, qualche dubbio emerge: sembrano infatti emergere troppi condizionamenti perché sia una alleanza se non proprio vincente, quanto meno in grado di combattere per la vittoria.
Comunque, il fatto che Enrico Letta e Carlo Calenda abbiano trovato un punto di caduta delle rispettive aspettative è positivo, anche se ora, dentro le caselle, bisogna mettere i nomi ed è qui che potrebbero emergere le prime difficoltà. Perché il leader di Azione resta fermo nel suo convincimento che la nascita di una grande sinistra non debba essere il passaporto per fare entrare in parlamento chi, ai suoi occhi, non lo merita.
L'accordo fra Letta e Calenda plasma il centrosinistra in vista delle elezioni 2022
Un passaporto che, se riguarda i collegi uninominali, non vedranno Azione appoggiare candidati che non siano presentabili, spendibili, accettabili, ma soprattutto condivisi. E queste categorie, per Calenda, hanno barriere invalicabili.
Quindi, ha detto, se il Pd di Letta vuole candidare il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, lo faccia tranquillamente, ma non proponendolo come candidato comune, ma soltanto nella sua lista proporzionale.
Una ripicca personale? Non esattamente, perché Calenda ha semplicemente ricordato, agli alleati di oggi che si rifanno con le loro certezze all'esperienza di governo di Mario Draghi, che Fratoianni ha votato per ben 55 volte contro l'esecutivo oggi dimissionario.
Stesso ragionamento Calenda lo fa per i Verdi, guidati da Angelo Bonelli, che già alzano barriere contro termovalorizzatori e inceneritori, non ravvisando la necessità che il Paese cominci a dotarsi di questi impianti per fronteggiare solo una delle sue tante emergenze.
Posizioni che parrebbero assolutamente non conciliabili se non ci fosse lo spauracchio della vittoria del centro-destra. E quindi, al di là delle scontate schermaglie della vigilia, accordo doveva essere e accordo è stato, con Letta che si farà carico di inserire nel proporzionali quei nomi non graditi a Calenda, che ha infilato nell'elenco anche Luigi Di Maio.
Quanto accaduto ieri induce a delle considerazioni che, più che elaborazioni di ''alta politica'', sono soltanto di buon senso. La prima delle quali è che (lo diciamo per il centrosinistra, ma potremmo dirlo anche per il centro-destra, se Matteo Salvini continuerà la sua martellante campagna elettorale che qualche malumore lo sta provocando negli alleati ), se si vuole concorrere per la vittoria, serve mettere da parte antipatie e pregiudizi. Ma anche la sopravalutazione di sé stessi, come quando - lo si è letto proprio in queste ore - formazioni non certo capaci di portare alte percentuali di consensi, alzano la voce, ponendo delle condizioni che forse, guardando al loro peso numerico effettivo, suonano fuori di luogo.
Prendiamo i Verdi. Angelo Bonelli chiede a Letta e al Pd la stessa considerazione di Calenda, rivendicando di avere eletto, alle amministrative, 70 consiglieri comunali, che si traducono nel 3% dei consensi. Giusto, ragionevole. Ma le amministrative - in cui il peso personale del candidato è molto importante - sono cosa ben diversa dalle politiche e quel 3 per cento che Bonelli si accredita forse rischia di prosciugarsi nel meccanismo di raccolta massiva del consenso delle politiche. Però chiedere, magari reclamando, non costa nulla, se non gettare delle ombre su un accordo che è appena nato e che Fratoianni ha detto di ritenere ''minimamente vincolante per la nostra proposta politica''. Quindi, siamo un po' oltre le precondizioni, cadendo in un ''penultimatum'', escamotage tanto caro alla nostra politica. Il clima che si respira nel centrosinistra è quindi molto confuso, prevalendo l'interesse particolare su quello generale, che sarebbe poi il fine della politica.
Ciascuno si sente generale del proprio esercito, magari vedendolo molto più numeroso della realtà perché lo si guarda filtrandolo attraverso la propria ambizione. Senza l'accordo con Letta, quante possibilità ha oggi Sinistra Italiana, alleandosi con i Verdi, di superare la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento? Non è il momento di fare previsioni, ma occorrerebbe uno sforzo enorme. Eppure, con lodevole forza di carattere, Bonelli e Fratoianni criticano, chiedono, minacciano.