Report Confcommercio: a luglio atteso +0,2% sul mese e +1% sull’anno. Spesa delle famiglie in flessione, auto a picco, inflazione sotto controllo. L’Italia cresce, ma senza slancio.
(Foto: Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio).
L’economia italiana cammina, non corre
Nel cuore dell’estate, l’economia italiana dà segnali contrastanti. La crescita del Pil c’è, ma è lenta, fragile, poco sostenuta dai consumi. Il prodotto interno lordo è atteso in aumento dello 0,2% su base mensile a luglio, e dell’1% rispetto allo stesso mese del 2024. Una dinamica positiva, ma ancora troppo debole per parlare di vera ripartenza. Lo evidenzia il report congiunturale di Confcommercio.
Nel secondo trimestre dell’anno il Pil è salito dello 0,3% rispetto al primo trimestre, portando il dato tendenziale a +0,8%. Si tratta del miglior risultato dal terzo trimestre 2023, ma la prudenza resta d’obbligo. “Il contributo dell’industria è ancora modesto, e la domanda interna non mostra segnali di svolta strutturale”, si legge nel report di Confcommercio.
I consumi arrancano: quarto mese di rialzi, ma su base annua è -1%
A pesare maggiormente è il quadro della spesa delle famiglie, in flessione dell’1% su base annua a giugno, nonostante un lieve +0,3% rispetto a maggio. È il quarto mese consecutivo di aumenti mensili, ma ancora troppo deboli per incidere davvero sul ciclo economico.
L’Indicatore Consumi Confcommercio (ICC) mostra una frattura netta tra bene e servizi: mentre la spesa per i beni arretra dell’1,9% su base annua, quella per i servizi sale dell’1,3%. Colpisce il crollo della domanda di auto da parte dei privati: -29,5% rispetto a giugno 2024. Un dato che conferma la crisi strutturale del settore automotive e il peso crescente del credito al consumo sempre più caro.
Settori in chiaroscuro: boom digitale, freno alla mobilità
Le dinamiche settoriali offrono uno spaccato eloquente delle priorità delle famiglie italiane. Bene la comunicazione (+7,5%) e l’energia elettrica (+7,4%), che riflettono un crescente investimento in connessione e comfort domestico. In aumento anche la spesa per trasporti aerei (+5,4%) e carburanti (+3,7%), mentre l’hotellerie torna a respirare: +1,6% per gli alberghi, +0,4% per pasti e consumazioni fuori casa.
Ma la frenata dei beni durevoli è evidente: mobili e arredamento -1,5%, elettrodomestici -2,9%, alimentari -0,5%. Peggiorano anche abbigliamento (-0,9%) e ricreazione (-0,8%). Un’Italia che taglia sulla spesa quotidiana, ma tiene su esperienze e digitalizzazione.
Pil: previsioni 2025 tra ottimismo e realtà
La fotografia tracciata da Confcommercio è coerente con le stime più recenti: la crescita per l’intero anno potrebbe assestarsi attorno allo 0,8%, con un lieve rallentamento nella seconda metà del 2025 a causa della debole domanda interna e della stagnazione industriale.
Il settore manifatturiero, infatti, continua a soffrire l’instabilità della domanda estera e il rialzo dei costi energetici. Molte Pmi faticano a ripristinare i livelli di produzione pre-pandemia, nonostante l’inflazione contenuta e i tassi in lieve discesa.
Inflazione sotto controllo: +1,4% annuo a luglio
Un punto di forza, in questo quadro incerto, è rappresentato dai prezzi. L’inflazione si mantiene su livelli moderati: +0,2% su base mensile e +1,4% su base annua a luglio, in leggero aumento rispetto all’1,1% di giugno. È un dato che conferma la stabilità del quadro macro, pur in presenza di alcune tensioni sui beni alimentari e sui servizi turistici.
L’orientamento della Bce, del resto, continua a essere improntato alla cautela: dopo il primo taglio dei tassi operato a giugno, Francoforte potrebbe aspettare l’autunno per un nuovo intervento, in attesa di segnali più convincenti sulla discesa dell’inflazione core.
Fiducia debole, risparmio prudente
A frenare i consumi è soprattutto la sfiducia. Secondo l’indice Istat pubblicato il 28 giugno 2025, la fiducia delle famiglie è tornata a calare dopo un trimestre positivo, penalizzata dall’incertezza geopolitica e dalla crescita lenta dei redditi reali. Il tasso di risparmio resta su livelli elevati, intorno all’11,7%, segno che gli italiani preferiscono tenere da parte piuttosto che spendere.
Lo stesso vale per le imprese: se l’occupazione continua a crescere lentamente, soprattutto nei servizi, resta il blocco degli investimenti in innovazione e digitalizzazione, segnalato anche dal Centro Studi di Assolombarda. È una crescita senza entusiasmo, che rischia di prolungare la fase di stagnazione a bassa intensità.
Crescita sì, ma senza coraggio
Il quadro è chiaro: l’Italia cresce, ma con il freno a mano tirato. I dati del Pil danno ossigeno, ma la dinamica dei consumi è troppo debole per sostenere una vera ripresa. Serve più coraggio su salari, investimenti pubblici e incentivi ai settori strategici. Altrimenti, anche nel 2025, ci troveremo a celebrare una crescita che c’è… ma si vede appena.