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Borse europee in rialzo con la spinta della Fed e delle banche centrali

- di: Matteo Borrelli
 
Borse europee in rialzo con la spinta della Fed e delle banche centrali
Gli indici chiudono in terreno positivo grazie al rallentamento dell’inflazione Usa, lo spread italiano si mantiene sotto controllo e Wall Street viaggia verso nuovi record.

Le Borse europee hanno vissuto una seduta caratterizzata da un misto di cauta fiducia e attesa strategica, in quella che può essere definita una “fase di transizione” per i mercati globali. Il contesto è scandito da dati macro più fertili del previsto negli Stati Uniti e in Europa, dalle tensioni geopolitiche sempre più presenti e dalle imminenti decisioni delle grandi banche centrali.

Panorama delle principali Borse europee

A Londra l’indice principale ha guadagnato circa lo 0,70 %, mentre a Francoforte l’avanzamento è stato dello 0,13 %. Madrid ha segnato un +0,44 %, Parigi è rimasta sostanzialmente invariata: un contesto che riflette l’equilibrio tra la speranza di manovre monetarie e la cautela per fattori esterni.

Gli operatori hanno reagito con favore ai dati Usa sull’inflazione che sono risultati inferiori alle attese, rafforzando la convinzione che la Federal Reserve possa procedere a un taglio dei tassi. In parallelo l’attenzione si sposta sulla Banca centrale europea e sulla Bank of Japan, entrambe chiamate ad affrontare prossime decisioni di politica monetaria.

Wall Street a metà seduta: il fuoristrada americano traina

A New York i principali indici registravano un progresso di circa +1 % per l’S&P 500 e +1,1 % per il Dow Jones, con il Nasdaq Composite in rialzo di circa +1,3 %. Il recupero dei titoli tecnologici e dei semiconduttori ha aggiunto energia al listino e rafforzato l’idea che la Fed possa intervenire presto. «Oggi i dati ci dicono che non siamo in una crisi come quella del 2022. I prezzi crescono, ma in modo controllato. È una buona notizia se speri che la Fed continui a tagliare», ha dichiarato Callie Cox, strategist di Ritholtz Wealth Management.

Valute e materie prime: euro in lieve rialzo, petrolio e oro in affanno

L’euro ha tenuto quota sopra 1,16 dollari grazie anche a un miglioramento del dato PMI dell’area euro che segna sorpresa al rialzo per i servizi e per il dato composito. Il dollaro statunitense, invece, è rimasto sostanzialmente stabile. Per le materie prime, il petrolio ha continuato a salire dopo la decisione statunitense di nuove sanzioni nei confronti della Russia, con il Brent sopra i 66 dollari al barile e il WTI sopra i 62 dollari. Il gas europeo ha trovato sostegno, ma rimane vulnerabile alle tensioni geopolitiche. L’oro, infine, ha segnato una flessione, perdendo circa l’1,5 % nella giornata: dopo nove settimane consecutive di guadagni, gli investitori hanno avviato prese di profitto.

Spread Btp-Bund e Borsa italiana: una seduta con segni positivi e qualche eccezione

In Italia la FTSE MIB ha chiuso in rialzo di circa +0,25 %. Lo spread tra il rendimento del decennale italiano e il Bund tedesco si è mantenuto stabile intorno ai 78,9 punti, con il rendimento del BTP decennale salito al 3,41%.

Sul listino principale sono balzati in testa i titoli del gioco e dell’auto: in particolare Lottomatica ha guadagnato circa +2,6 % e Stellantis circa +2,3 %. Tra le banche bene la Banca Popolare di Sondrio (+2,1 %) e la BPER Banca (+2 %). Al contrario, Unicredit ha ceduto circa -1,7 % e Saipem è scivolata di circa -4 % dopo conti giudicati deludenti. Il titolo STMicroelectronics ha perso circa -1,6 %. Nel comparto lusso, Brunello Cucinelli ha ceduto lo 0,4 % e Moncler è rimasta praticamente invariata a -0,07 %. Deboli anche Campari (-0,3 %) e Leonardo (-0,2 %).

Focus Mid Cap e Small Cap: chi corre, chi rallenta

Nel segmento Mid Cap della Borsa italiana la giornata è stata vivace: la Ferragamo Firenze ha inanellato un +13,3 %, trainata da un upgrading degli obiettivi e da attese più favorevoli per la domanda estera; Ferretti Group ha guadagnato +6,9 %; Comer Industries +3,9 % e Maire Gioielli +2,9 %. In coda invece la Safilo Group ha segnato -5,9 %, la LU‑VE Group -1,61 %, la Cembre -1,58 % e la Banca Ifis -1,43 %. Emerge una dinamica molto sbilanciata verso titoli con forte impulso nei risultati o revisioni positive, mentre quelli legati a ordini o export più deboli restano penalizzati.

Indicatori macroeconomici e contesto internazionale

I dati in arrivo segnano momenti chiave per le scelte delle banche centrali: negli Stati Uniti l’inflazione a settembre è risultata più bassa del previsto (circa +3 % annuo), alimentando le attese di un taglio dei tassi da parte della Fed già nelle prossime riunioni. In Europa, i dati flash PMI dell’area euro per ottobre mostrano un miglioramento del settore servizi a 52,6 (contro attese di lieve calo) e del composito a 52,2, segnale che l’economia dell’area sta mostrando più vigore del previsto. Il settore manifatturiero, seppur ancora in debolezza, ha evitato il peggio. In Giappone invece l’inflazione rimane alta ma il comparto servizi mostra segnali di debolezza, complicando la decisione della Bank of Japan.

Commenti e prospettive: cosa guardare nel prossimo futuro

Molti analisti sottolineano che la combinazione di un’inflazione in rallentamento e l’attesa di manovre monetarie sta alimentando la propensione al rischio. Tuttavia, restano sul tavolo elementi di vulnerabilità: l’elevata valutazione di alcuni settori, i rischi geopolitici (sanzioni alla Russia, tensioni Usa-Cina) e una ripresa economica europea ancora fragile nonostante i segnali positivi.

Il mercato si trova in un momento di “reflazione attesa”: gli operatori sperano in un ciclo più favorevole ma devono contemperarlo con l’incertezza. La stabilità dello spread sotto gli 80 punti è un segnale positivo per l’Italia, ma non basta da sola a tranquillizzare su dinamiche di debito pubblico e crescita strutturale.

In questo contesto il compito di un investitore o di un gestore diventa più complesso: non basta partecipare al rialzo, bisogna saper scegliere i titoli con fondamentali solidi, chi può beneficiare di politiche monetarie più accomodanti, e chi invece rischia se la crescita frena o se l’inflazione ritorna più vivace.

In cerca di un equilibrio da cui ripartire

La seduta odierna può essere letta come una conferma che i mercati non sono più sospesi tra panico e euforia, ma cercano un equilibrio da cui ripartire. Il segnale principale viene dall’inflazione Usa più contenuta del previsto che alimenta la speranza di un ciclo di allentamento monetario. A Milano, così come a Londra o Francoforte, si respira un cauto ottimismo: i titoli forti guadagnano terreno, ma rimane alta l’attenzione su utili, valute, materie prime e politiche monetarie. Per gli investitori appare fondamentale non farsi prendere dalla fretta, cogliere il rialzo ma tenere d’occhio i rischi sistemici che permangono.

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