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Rottamazioni flop: incassati 33 miliardi, ne sono sfumati oltre 47

- di: Bruno Legni
 
Rottamazioni flop: incassati 33 miliardi, ne sono sfumati oltre 47
Dal 2016 ad oggi lo Stato incassa ma perde terreno: un racconto ironico e pungente tra dati, attese e stratagemmi.

Quando la rottamazione sorride… poco

Dopo quattro pacchetti di rottamazione dal 2016 al 2022, lo Stato italiano ha incassato circa 33 miliardi di euro ma ha visto sfumare oltre 47 miliardi di rate promesse e mai arrivate. Una disparità che sgonfia le aspettative iniziali: si puntava a incassare addirittura 111 miliardi. Il quadro emerge dalle tabelle della Corte dei Conti in accompagnamento alla Relazione sul rendiconto generale dello Stato (aggiornamento al 31 dicembre 2024).

Quater in dettaglio: un successo... a metà

Focalizzandosi sulla rottamazione quater, lanciata nel 2022, i versamenti per rate scadute entro il 2024 ammontano a 12,2 miliardi, di cui 6,8 miliardi nel 2023 e 5,4 miliardi nel 2024. In apparenza, un risultato migliore delle previsioni originarie.

Tuttavia, a fronte di questa adesione, restano 11,2 miliardi di rate scadute non versate nel triennio 2023–2024. La Corte sottolinea il rischio che molti contribuenti usino la rottamazione come stratagemma per rimandare l’azione coattiva: si paga la prima rata e poi si svanisce.

Storia di quattro “occasioni sprecate”

  • Prima rottamazione (2016)
    Previsione: 19,6 miliardi → Incassati: 9,2 miliardi. Mancati: 10,5 miliardi (53 %).
  • Rottamazione bis (2017)
    Atteso: 9,3 miliardi → Incassati: circa 3 miliardi (32 %). Mancati: 6,3 miliardi.
  • Rottamazione ter (2018)
    Previsti: 29,3 miliardi → Incassati: 8,5 miliardi (29 %). Mancati: 19,5 miliardi.

In sintesi, uno “scippo” sistemico che mette in ombra gli introiti reali con una montagna di debiti senza riscossione.

Anche le rateizzazioni fanno discutere

Al di là della rottamazione, il ricorso alla rateizzazione dei crediti fiscali è in costante crescita. Entro fine 2024, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha accordato rateazioni su un carico complessivo di 53,5 miliardi, con oltre 6 milioni di richieste (circa +1,2 milioni rispetto al 2023), registrando un aumento dello stock pari al 26 %.

Nel 2024 la riscossione da questa modalità ha raggiunto 4,7 miliardi, pari al 30 % degli incassi totali e al 45,4 % degli incassi “ordinari”, con una robusta crescita annua del 66,7 %.

Eppure, anche in questo caso, la Corte mette in guardia: le modifiche normative ripetute e incoerenti nel tempo hanno spesso favorito “utilizzi strumentali e dilatori”.

Tra numeri, illusioni e crisi di fiducia

Il ritratto tracciato dalla Corte dei Conti è impietoso. Le rottamazioni generano gettito, sì, ma danno anche ossigeno a contribuenti in cerca di sollievo temporaneo. L’intervento dello Stato, pensato per facilitare la riscossione, finisce per alimentare aspettative e autorisanamenti frettolosi.

Anche le rateizzazioni, pur efficaci da un lato, rischiano di perdere parte della loro credibilità se usate come semplice espediente di attesa. Il sistema fiscale chiede più rigore, trasparenza e strumenti di controllo persistenti.

Rinfrescare con il futuro: serve riforma, non sprint

Al di là delle cifre, è urgente investire in una strategia coerente e duratura: rafforzamento delle procedure esecutive, sinergie tra Agenzia e tecnologie (come previsto dall’articolo 75-ter del DPR 602/1973), e progressiva scrematura dei crediti inesigibili per alleggerire il magazzino fiscale. La linea indicata dalla Corte dei Conti è un possibile punto di svolta da perseguire in modo sistematico. 

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