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Inflazione Usa agosto 2025 al 2,9%: Fed tra tagli e stagflazione

- di: Bruno Coletta
 
Inflazione Usa agosto 2025 al 2,9%: Fed tra tagli e stagflazione
Inflazione Usa ad agosto vola al 2,9%: sentiamo scoppiettare i mercati
L’aumento supera luglio e alimenta attese sul futuro della Fed, tra timori di stagflazione e mercati già in fibrillazione.

Un’iniezione di pressione sui prezzi e, insieme, un colpo di tamburo per la politica monetaria. Ad agosto, l’inflazione negli Stati Uniti è salita al 2,9% annuo, in accelerazione rispetto al 2,7% di luglio. Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo avanza di 0,4%, ritmo più sostenuto rispetto alle attese. L’indice core, che esclude energia e alimentari, resta ancorato al 3,1% annuo e cresce di 0,3% sul mese.

I nuovi equilibri: tra inflazione e indebolimento del lavoro

La dinamica dei prezzi riaccende i riflettori sulla Federal Reserve, ma il quadro non è a senso unico. Sullo sfondo, il mercato del lavoro dà segnali di raffreddamento, con richieste di sussidi in salita e un sentiment più incerto tra imprese e consumatori. È la combinazione che complica le scelte della banca centrale: da un lato la spinta dei prezzi, dall’altro la necessità di non comprimere ulteriormente l’attività economica.

I mercati scommettono ancora su un allentamento dei tassi nel breve, lettura che nasce dal timore che l’indebolimento dell’occupazione pesi più della risalita dei prezzi. Nel frattempo, nel carrello americano si fa sentire la voce dei costi degli affitti (shelter) e quella, più sottotraccia ma presente, delle tariffe commerciali su alcuni beni importati, con effetti che possono emergere a ondate.

Cosa dicono i numeri

Il profilo di agosto è nitido: inflazione headline al 2,9%, spinta mensile allo 0,4%, core al 3,1% su base annua e +0,3% su base mensile. Nel paniere, i servizi legati all’abitazione restano determinanti, mentre sui beni durevoli l’inerzia dei prezzi è più disomogenea. Per l’economia reale significa potere d’acquisto ancora eroso in alcune fasce e maggiore prudenza nei consumi non essenziali.

Reazioni e commenti

Per gli operatori, il messaggio è duplice: l’inflazione non è sconfitta, ma la traiettoria non impone una stretta aggiuntiva nell’immediato. Nelle sale operative, la lettura prevalente è che la Fed resti orientata a una normalizzazione graduale, con il rischio—se mal calibrata—di accendere nuove onde di volatilità su bond e azioni.

Il difficile nodo stagflazione

Si parla di stagflazione quando prezzi in aumento si accompagnano a un’economia che rallenta. Gli Stati Uniti non sono lì, ma la soglia è abbastanza vicina da imporsi nell’agenda della Fed: allentare troppo in fretta potrebbe riaccendere i prezzi; tenere i freni tirati potrebbe indebolire crescita e occupazione, irrigidendo il ciclo.

Cosa aspettarsi

All’orizzonte, la riunione di settembre della Fed: il consenso guarda a un eventuale taglio contenuto, con una comunicazione molto attenta alla dipendenza dai dati. Nei prossimi mesi, l’attenzione si sposterà sul PCE—l’indicatore preferito dalla banca centrale—e sulla componente servizi, oltre che sulle nuove letture del mercato del lavoro. Sulle aspettative d’inflazione, il breve periodo mostra un lieve rialzo, un promemoria che la credibilità della discesa al target del 2% va coltivata riunione dopo riunione.

In sintesi: l’inflazione di agosto rimette pressione sulla Fed ma non cambia, da sola, la logica di un allentamento prudente. La partita si giocherà sull’equilibrio tra prezzi, lavoro e fiducia: tre variabili che—se si muovono in dissonanza—possono trasformare una discesa ordinata dell’inflazione in un percorso a zig-zag. 

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