Tra dazi shock e consumi sotto pressione, cresce la sfida per l’industria italiana.
Ad agosto 2025 l’Italia ha registrato un crollo del 21% dell’export verso gli Stati Uniti, in coincidenza con l’entrata in vigore dei nuovi dazi. Il brusco stop ha interrotto il trend positivo dei mesi precedenti, ridisegnando all’istante la mappa delle vendite oltre Atlantico.
Un agosto da tregenda per l’export verso gli Usa
La flessione ha colpito in modo particolarmente duro il farmaceutico (circa -32%), comparto che valeva quasi un quinto delle vendite italiane negli Usa. Agroalimentare in contrazione nell’ordine di -22,8%, mentre i macchinari hanno segnato un -13%. Nel complesso, ad agosto l’export italiano è sceso dell’1,1% su base annua.
All’opposto, le importazioni dagli Stati Uniti sono aumentate in modo straordinario, trainate dai prodotti farmaceutici. Il risultato è un quadro asimmetrico che complica i conti della manifattura italiana più esposta a quel mercato.
“L’incertezza sui nuovi dazi ha spinto importatori e distributori a frenare gli ordini, specialmente nel vino, nell’agroalimentare e nei beni di fascia media.” — Lucio Miranda, ExportUSA.
Inflazione stabile: un tema che pesa sui consumi
A settembre l’inflazione tendenziale è rimasta all’1,6% (leggero calo congiunturale -0,2%). I beni alimentari, per la cura della casa e della persona hanno mostrato un rallentamento intorno al 3%, mentre i prodotti ad alta frequenza d’acquisto hanno accelerato verso il 2,6%. La dinamica dei servizi ricettivi e ristorazione continua a correre con aumenti ben superiori alla media.
L’inflazione acquisita per il 2025 si colloca intorno all’1,7%: un valore moderato, ma sufficiente a stringere il potere d’acquisto delle famiglie, dato il persistente divario con le retribuzioni.
Pil, consumi e rischi per il 2025
Nel secondo trimestre il Pil ha mostrato una lieve contrazione (-0,1%), tra domanda estera debole e investimenti in raffreddamento. I consumi interni tengono ma evidenziano segnali di cedimento, compressi dall’erosione dei redditi reali e dall’incertezza.
Guardando ai prossimi mesi, il quadro dipenderà da tre variabili: intensità delle misure protezionistiche statunitensi, costi energetici e tenuta della domanda globale. Per i settori più esposti la priorità sarà diversificare i mercati, spingere su innovazione di prodotto e rafforzamento dei brand.
L’Italia alla prova del protezionismo
L’agosto nero dell’export italiano negli Usa è un punto di svolta. L’impatto dei dazi, unito a un’inflazione solo apparentemente tranquilla, impone all’industria un cambio di passo: difendere i margini, riequilibrare i canali di vendita e accelerare sulle strategie di medio periodo per non trasformare uno shock in una trappola strutturale.