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Fabergé ai tempi nuovi: il gioiello imperiale ha un nuovo custode

- di: Marta Giannoni
 
Fabergé ai tempi nuovi: il gioiello imperiale ha un nuovo custode
Borsa Usa record, economia in frenata: il doppio volto 2025
Dazi, inflazione e crescita fiacca non fermano Wall Street, sospinta dall’AI. Ma la distanza dalla vita reale si allarga e il rischio di contraccolpi aumenta. Economisti e analisti avvertono: “Il boom non può durare per sempre”.

Il grande paradosso americano

Negli Stati Uniti l’estate 2025 passerà alla storia come il momento in cui due Americhe hanno preso strade opposte. Da un lato, i listini azionari: lo S&P 500 ha infranto nuovi record, cancellando in poche settimane le perdite accumulate dopo il ritorno dei dazi di Donald Trump e mettendo a segno un balzo di oltre il 28 % rispetto ai minimi di primavera. Dall’altro lato, un’economia reale che arranca: il Pil del primo semestre cresce appena dell’1,2 % su base annualizzata, meno della metà del ritmo del 2024, con segnali di affaticamento nei consumi, nell’occupazione e nella produzione industriale.

Il contrasto è tanto evidente quanto destabilizzante. Come ha scritto un editoriale il 9 agosto 2025, “Wall Street festeggia, ma Main Street stringe la cinghia”: le famiglie americane pagano più caro per beni di uso quotidiano, i tassi restano elevati e i posti di lavoro ben pagati nei settori tecnologici non compensano quelli persi altrove.

I dazi che spingono i prezzi

L’innesco di questa divergenza ha un nome: la nuova ondata di protezionismo. Dal 2 % di media all’inizio dell’anno, i dazi effettivi sono schizzati al 18,6 %, il livello più alto dal 1933. Colpiscono non solo beni di consumo importati – dall’abbigliamento ai vini europei – ma soprattutto componenti e materie prime essenziali per le filiere produttive statunitensi.

Come osserva Peter Berezin (Chief global strategist e Director of research presso BCA) in un’analisi, “molti dei prodotti colpiti sono input industriali: metalli, semiconduttori, plastiche. Questo significa costi più alti per le aziende e, a cascata, prezzi più alti per i consumatori”. L’inflazione, che a inizio anno era scesa al 2,3 %, è risalita al 2,7 % a giugno, anche se a luglio il dato di ieri riporta una stabilità, senza ulteriori aumenti (l'inflazione core, ossia quella al netto di alimentari ed energia, è però in crescita)-

Un mercato del lavoro spaccato

La pressione sui prezzi arriva anche da un altro fronte: la carenza di manodopera. Secondo la Federal Reserve di St. Louis, tra marzo e luglio la forza lavoro straniera è diminuita di 1,7 milioni di unità, il calo più brusco dal Covid. Nei cantieri, nei campi e nei magazzini mancano braccia, e molti americani non sono disponibili – o qualificati – per quei ruoli. Il risultato è un aumento dei salari in segmenti poco produttivi, che spinge ulteriormente l’inflazione senza migliorare l’efficienza complessiva.

Perché la borsa vola comunque

Se la logica economica suggerirebbe un raffreddamento dei mercati, la realtà dice altro. Come sottolineano gli esperti,“il rally è alimentato dalla convinzione che l’AI stia creando un’era di profitti senza precedenti per le big tech”.

Sette colossi – Nvidia, Microsoft, Apple, Alphabet, Amazon, Meta e Broadcom – valgono insieme oltre il 37 % dell’S&P 500 e circa un quinto dell’intera capitalizzazione di borsa mondiale. Nvidia, simbolo della rivoluzione AI, ha appena 36.000 dipendenti ma un valore di mercato per addetto di 122 milioni di dollari. Boeing, con 170.000 dipendenti, non arriva al milione per addetto.

Secondo Barry Bannister di Stifel, “questa concentrazione di valore è storica e pericolosa: se anche una sola di queste aziende delude le aspettative, l’intero listino ne risentirà. Il rischio di una correzione del 14-15 % entro fine anno è concreto”.

Due americhe che non si parlano

Il nodo è che la crescita trainata dall’AI riguarda una fetta minima della popolazione. Meno di tre milioni di americani lavorano nei settori digitali, contro oltre 8 milioni nell’edilizia, 12 nella manifattura e quasi 7 nella logistica. Per chi resta escluso dalla “bolla tecnologica”, il 2025 è un anno di prezzi più alti, salari stagnanti e servizi pubblici ridotti: il bilancio federale – il cosiddetto Big Beautiful Budget Bill – ha tagliato sanità e buoni alimentari per 23 milioni di famiglie.

il rischio di un brusco risveglio

Il timore di alcuni analisti è che l’euforia di Borsa si basi su fondamenta fragili. Come spiega un rapporto del 10 agosto 2025, “i mercati tendono a ignorare i segnali di recessione fino a quando non diventano inequivocabili”. Ma quando la realtà bussa, la reazione può essere violenta.

I prossimi appuntamenti chiave saranno l’indice dei prezzi al consumo di luglio, il report sull’occupazione di agosto e il simposio di Jackson Hole, dove la Federal Reserve potrebbe chiarire se intende tagliare i tassi o mantenere la stretta per combattere l’inflazione. Un cambio di rotta inatteso potrebbe far deragliare il rally.

Uno sguardo storico

Non è la prima volta che l’America vive una fase di scollamento tra finanza ed economia reale. Nel 1999, durante la bolla dot-com, l’S&P 500 cresceva a doppia cifra mentre la produttività industriale rallentava. Ma l’attuale concentrazione di valore in così poche aziende non ha precedenti. E la combinazione di tariffe, inflazione e disparità potrebbe alimentare tensioni politiche in un Paese già diviso.

Un treno ad alta velocità con due classi separate 

Gli Stati Uniti del 2025 somigliano a un treno ad alta velocità con due classi separate: in testa, la carrozza luccicante dell’AI, affollata di investitori e ingegneri miliardari; dietro, un convoglio di cittadini alle prese con prezzi in salita, lavoro precario e crescita che non arriva. Finché la locomotiva tecnologica tiene, il treno corre. Ma se rallenta, l’urto si farà sentire in ogni vagone.

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