“Non ho rimorsi, rifarei tutti gli aperitivi che ho fatto”. Nell’area bar del Gallery Hotel Art di Lungarno Collection, nel cuore di Firenze, Emanuele Napolitano, in arte Druid, seduce i clienti con la parola scritta, chiave di accesso della sua estetica dove il teatro della memoria si fonde con la vita reale.
Nell’hotel di Vicolo dell’Oro 5, il dialogo creativo tra arte contemporanea, i fiorentini e gli spazi dell’albergo si consuma attraverso la prima mostra personale di Druid a Firenze dal titolo And still they don’t believe it, a cura di Valentina Ciarallo e a ingresso libero. Il titolo è liberamente tratto da un celebre brano firmato The Smiths nei primi anni Ottanta.
L’artista visivo, romano di nascita, pittore, video-maker e regista presenta fino al 6 ottobre, negli spazi del Gallery Hotel Art, un progetto originale, caratterizzato da una ventina di opere più una collezione di oltre trenta piatti di varie dimensioni, e ancora lavori piccoli disseminati nell’ambiente accanto a opere inedite, come la serie di pitture dedicata ai dodici segni zodiacali. Si tratta di un oroscopo per immagini dove simboli e volti si rispecchiano in un suggestivo dualismo di colori e sagome. Ogni dipinto è accompagnato dalla predizione sul destino individuale, espressamente formulata dall’artista. L’illusione è che posizione e movimento dei corpi celesti influiscano significativamente sulla personalità di ciascuno al punto da condizionarne l’umore e il senso della giornata.
“L’idea della mostra - spiega la curatrice Valentina Ciarallo - nasce dalla volontà del Gallery Hotel Art di realizzare due mostre l’anno. Cerchiamo di dare una proposta sempre nuova. Nelle esposizioni passate abbiamo cercato di dare spazio al linguaggio fotografico e all’intelligenza artificiale. Con questo progetto invece abbiamo pensato che il binomio parole ed immagine, caratteristica di Emanuele, potesse dialogare con gli spazi e con gli ospiti dell’hotel, con i turisti e con i cittadini di Firenze. Con l’artista abbiamo costruito la mostra partendo dall’idea di esporre anche pezzi inediti, in particolare la serie dedicata allo zodiaco. Sono state pertanto realizzate delle pitture acrilico con le immagini dei segni zodiacali. Druid utilizza colori accesi e una stesura piatta che ricorda molto i post impressionisti Matisse e Cocteau. Il tratto incisivo ricorda il non finito, un disegno abbozzato in divenire. Questa dei segni zodiacali è una riscrittura dell’oroscopo che lo stesso Emanuele ha rielaborato e nel quale ognuno si può riconoscere. La pittura risulta immediata, di facile lettura ed esteticamente attraente, i colori forti si armonizzano bene con il contesto”.
E infatti tutti i lavori di Druid sono disseminati tra gli spazi comuni, all’interno della Library, nel Fusion Bar & Restaurant, nella sala colazione. In quest’ultima l’intera parete è stata tappezzata con oltre trenta piatti in ceramica vintage, provenienti da varie case manifatturiere fiorentine come Richard Ginori. La serie di vasellame dalle forme insolite, che tappezza l’intera parete, trasforma la sala colazioni in un ambiente familiare, simile alla cucina della nonna, nel quale la parola era al centro del focolare. Ogni fondo del piatto riporta una frase o un disegno ironico in pieno stile “Druid”.
“Welcome home, filthy animal”. E ancora “It’s called Karma, it is pronunced ha ha ha”. Niente paura, è Druid.
“La mostra, che accompagna in maniera giocosa i clienti ma anche i visitatori di passaggio - continua Ciarallo - è frutto di un attento studio delle relazioni interpersonali, del rapporto tra uomo donna, dell’universo femminile. I colori predominanti, il rosso e il blu, tinte predilette da Druid, colori del sangue arterioso e venoso, nonché retaggio della scuola, come il lapis rosso-blu usato dal maestro per correggere i compiti, segnano un fil rouge che accompagna tutta l’esposizione. Il blu viene anche associato dall’artista alle figure dei marinai francesi, ai quali è molto legato. Altra sigla distintiva è l’asterisco. Pochi tratti veloci che diventano subito riconoscibili”.
Le frasi invitano alla lettura. “Non inseguire chi sa dove trovarti” raccomanda una delle espressioni che accompagnano le illustrazioni a matita. E infine, impossibile non scorgere “Ti ci devo portare”. La frase d’amore più bella di sempre.