Immigrazione: Draghi dice che il Paese è stanco, nel silenzio della Sinistra
- di: Redazione
A Mario Draghi bisogna riconoscere che ha la capacità di capire le cose (a meno che non si tratti della linea politica dei Cinque Stelle...) e di assumere le conseguenti decisioni. Lo ha fatto quando era governatore della Bce (''whatever it takes'', qualcuno lo ricorda ancora? Certo che sì), lo ha fatto anche in tempi recenti.
Draghi ha dichiarato che l'Italia è un paese "stanco" a causa dell'immigrazione
Per ultimo, a margine del vertice con il presidente turco Erdogan, quando ha affrontato un argomento delicato, ma anche pericoloso, come quello della gestione dei flussi di migranti illegali. Rispondendo ad un giornalista, Draghi ha detto poche frasi, che potrebbero essere definite di buon senso: "La gestione dell'immigrazione deve essere umana, equa ed efficace. Noi cerchiamo di salvare vite umane. Ma occorre anche capire che un Paese che accoglie non ce la fa più. E' un problema che il ministro Lamorgese ha posto in Europa, lo ha detto qui e lo diremo alla Grecia quando la incontreremo. Forse noi siamo il Paese meno discriminante e aperto, ma anche noi abbiamo limiti e ora ci siamo arrivati".
Parole che non rischiano nemmeno lontanamente di potere essere interpretate tanto sono chiare, definendo in poche battute lo sforzo dell'Italia sul fronte della solidarietà, ma anche la saturazione del sistema di accoglienza che, ormai da troppi anni, vede il Paese sopportare un peso enorme (in termini economici, ma anche sociali e, più concretamente, di sicurezza) che sta diventando insostenibile. Draghi ha detto quel che forse anche altri, anche da presidente del Consiglio, avrebbero dovuto affermare prima, ma che un certo conformismo politico aveva reso impossibile.
Il presidente del Consiglio non ha comunque detto che da domani cambiano le regole, ma solo che l'Italia è stanca di affrontare da sola un fenomeno che sembra inarrestabile e che potrebbe ulteriormente allargarsi, fino ad ingigantirsi, quando si manifesteranno gli effetti anche della crisi alimentare che incombe sui Paesi più poveri, che oggi soffrono la fame, quella vera.
Quando dalla bocca del premier sono uscite queste parole qualcuno avrà forse sobbalzato, perché da sempre si dà per scontato che, sul tema dell'immigrazione, ci posso essere solo due risposte: quella muscolare (alla Salvini, per capirci) con porti serrati e barche rimandate indietro o quella delle perpetuazione dell'attuale sistema di accoglienza. Ma c'è anche la ''strada'' che Draghi vuole tracciare e seguire, che forse ne rende difficile la motivazione politica, essendo ben evidente quella pratica, quella economica, quella dei soldi che ormai non bastano più.
Come non bastano più le promesse per calmare la rabbia di chi, sulle terre di frontiera verso l'immigrazione, dice di non potere andare avanti. Ora aspettiamo le reazioni, che, se ne capiamo qualche cosa, saranno interessate da parte di chi ha sostenuto le stesse tesi, ma con parole e toni diversi. Sembrerebbe lo possano essere di meno da parte di chi, stando a Sinistra, certo sarebbe insorto se le stesse proposizioni fossero venute da un esponente dell'opposto schieramento.
Volendo, anche in questa vicenda c'è tanta ipocrisia, perché se a dire che l'Italia è un po' stufa della gestione anche europea del problema è Mario Draghi, tutti sono d'accordo (perché anche in politica vale il principio del silenzio-assenso), anche quelli che sino a ieri, al solo sentire toccare questo argomento, insorgevano indignati perché violavamo il principio dell'accoglienza. Che continuerà a restare, ma sul quale Draghi ha fatto capire che necessita una revisione, una rivisitazione, magari una revisione o addirittura un ripensamento.