Deloitte: "Ambiente, disoccupazione e salute maggiori preoccupazioni per Millennial e GenZ: le imprese si allineino"

- di: Daniele Minuti
 
Deloitte ha presentato lo studio Millennial Survey 2021, un sondaggio nel quale sono stati scoltati 23.000 soggetti provenienti da tutto il mondo e appartenenti alla generazione  Millennial e Z (rispettivamente nati negli intervalli 1983-1994 e 1995-2003), per riuscire a captare il loro sentiment su argomenti come lavoro, società e futuro del mondo in generale.

A saltare all'occhio sono i temi che preoccupano queste fasce di età, con le grandi "minacce" rappresentate dalla situazione ambientale, dallo spettro della disoccupazione e dalla cura della salute, in particolare per gli intervistati in Italia.

La pandemia ha sicuramente portato molti più giovani all'attenzione nei confronti della cura del pianeta e alla questione del cambiamento climatico, specialmente quelli appartenenti alla GenZ che vedono l'ambiente come priorità numero uno: il 31% dei GenZ italiani e il 40% di quelli a livello mondiale pensa che dopo la fine dell'emergenza sanitaria, ci saranno più persone pronte ad agire a riguardo. Ma il 60% degli ascoltati nel mondo ha paura che le imprese si preoccuperanno più delle sfide economiche che di quelle ambientali per rimediare ai danni della crisi.

Capitolo lavoro: i ragazzi e le ragazze italiane sembrano molto più impauriti/e per la questione disoccupazione, con il 39% dei Millennial italiani che la indica come preoccupazione principale, dato molto più alto della media mondiale che arriva al 27%. La GenZ ha dati simili (35% in Italia contro il 25% nel mondo), a conferma del pessimismo del nostro Paese, dato che il 50% dei Millennial e della GenZ è convinto che l'economia nazionale peggiorerà nel 2021 mentre il 61% dei Millennial e il 60% della GenZ ha previsioni pessimistiche anche sulla questione socio-politica (contro il 41% e 40% globale).

Cala leggermente il cinismo nei confronti delle imprese, con meno intervistati che ritengono le aziende più concentrate sul profitto che sul bene sociale, mentre ragazzi e ragazze italiani/e sono più pessimismi sul tema attivismo ambientale post pandemia: solo il 23% dei Millennial e il 31% della GenZ ritiene che l'impegno salirà dopo la crisi sanitaria (dati più bassi rispetto alle medie mondiali, rispettivamente di 7% e 40%), anche se queste due fasce si sono mostrate più impegnate dei coetanei esteri nell'attivismo. Questo dimostra che gran parte del pessimismo deriva dalla fiducia delle generazioni più anziane.

Buoni i dati riguardanti il senso di responsabilità, sollevato dalla pandemia, con gli italiani che risultano più disciplinati della media globale nel rispettare le misure pubbliche (80% dei Millennial italiani va fronte del 74% di media globale e 79% GenZ italiani contro il 69% di media globale). La salute è infatti risultata al terzo posto tra le preoccupazioni per i Millennial italiani.

Fabio Pompei, Ceo di Deloitte (nella foto), ha commentato: "Ciò che emerge dalla Millennial Survey è utile per sintonizzarci con la parte più giovane del Paese e capire in che direzione va il mondo, non stupisce che i giovani si concentrino sulle questioni ambientali e di responsabilità sociale. Contemporanemente si nota una sfiducia nelle imprese e nella loro possibilità di fare la differenza su tali temi, un monito che le aziende devono raccogliere, specie ora che col Pnrr abbiamo la chance di conciliare il bisogno di ritorno alla crescita con la possibilità di rendere più sostenibile l'economia italiana".

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