Il Consiglio dei Ministri ha approvato il nuovo Documento di Economia e Finanza, tracciando la rotta della politica economica italiana per i prossimi tre anni. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha illustrato i numeri-chiave: il Prodotto interno lordo crescerà dello 0,6% nel 2025, con una progressione prevista dello 0,8% sia per il 2026 sia per il 2027.
Def 2025, via libera del governo: crescita lenta ma stabile, Pil a +0,6%
Numeri prudenti, che riflettono un contesto internazionale ancora fragile, segnato dalle incertezze geopolitiche e dalle tensioni commerciali. Il governo esclude l’adozione di una manovra correttiva, ma sottolinea che sarà necessario monitorare con attenzione gli investimenti pubblici e la spesa corrente.
Una crescita moderata, ma senza fratture
L’impostazione del Def è ispirata alla cautela. La previsione di una crescita dello 0,6% nel 2025 è in linea con le stime più conservative dei principali istituti economici. Il Pil italiano, che già nel 2024 ha mostrato segni di rallentamento, si muove lungo un sentiero stretto tra il contenimento del debito e la necessità di rilanciare la domanda interna. Secondo Giorgetti, “non ci sono le condizioni per un’ulteriore espansione fiscale significativa, ma il quadro resta sotto controllo”. Il messaggio è chiaro: serve rigore, ma senza tagli traumatici.
Deficit al 4,3%, rientro graduale e sotto sorveglianza UE
Uno degli snodi principali riguarda il disavanzo. Il deficit per il 2025 è fissato al 4,3% del Pil, con l’obiettivo di riportarlo sotto il 3% nel 2027. L’Italia punta su un rientro graduale, evitando misure di austerità. Tuttavia, Bruxelles osserva con attenzione e si prepara ad applicare le nuove regole del Patto di Stabilità. Il rischio è che, senza correttivi strutturali, la Commissione possa sollecitare una revisione dei conti nei prossimi mesi. Il Tesoro confida nella flessibilità prevista per gli investimenti verdi e digitali, ma ammette che la credibilità passa anche dal rispetto degli impegni di medio periodo.
Spesa pubblica e Pnrr, le incognite più delicate
Il governo conferma l’impegno sul Pnrr, ma non nasconde le difficoltà legate alla capacità di spesa e all’efficacia degli interventi. I fondi europei restano un pilastro strategico, ma la lentezza nell’attuazione di alcuni progetti potrebbe comprometterne l’impatto macroeconomico. Il Def non prevede nuove misure espansive, ma punta a una revisione selettiva della spesa pubblica. I ministeri dovranno indicare i programmi da salvaguardare e quelli da ridimensionare. I margini di manovra sono limitati, e gran parte delle risorse è assorbita dalle spese obbligatorie.
Inflazione in calo, ma i consumi restano fermi
Sul fronte dell’inflazione, il documento prevede un progressivo rientro verso l’obiettivo del 2%, in linea con le indicazioni della Banca centrale europea. Tuttavia, il calo dei prezzi non sembra in grado di rilanciare i consumi, ancora frenati da un mercato del lavoro che fatica a offrire stabilità e redditi in crescita. Il governo punta sul rinnovo dei contratti pubblici e su misure per il rafforzamento del potere d’acquisto, ma rinvia a un secondo momento scelte più incisive sul fronte fiscale.
Investimenti privati sotto pressione
Il quadro macroeconomico del Def segnala un rallentamento anche sul fronte degli investimenti privati. Il costo del denaro, ancora elevato, e l’incertezza normativa frenano l’iniziativa delle imprese. Per questo motivo il governo prevede un’estensione selettiva degli incentivi a chi investe in tecnologia, transizione ecologica e capitale umano. Tuttavia, senza un contesto più stabile e prevedibile, le misure rischiano di non essere sufficienti. Il ministro Giorgetti ha annunciato un monitoraggio trimestrale degli indicatori, per valutare eventuali correzioni in corso d’opera.
Una legge di Bilancio che si preannuncia complessa
Il Def approvato oggi rappresenta la cornice entro cui sarà costruita la prossima legge di Bilancio, che si preannuncia particolarmente difficile. Tra le voci prioritarie figurano la conferma del taglio del cuneo fiscale, il rifinanziamento delle detrazioni per le famiglie e le risorse per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego. Ma i margini saranno ridottissimi. “Dovremo fare scelte difficili”, ha ammesso lo stesso Giorgetti, lasciando intendere che alcuni interventi potrebbero slittare al 2026. Il documento verrà ora trasmesso alle Camere e sarà oggetto di audizioni e dibattiti nelle prossime settimane.