Meloni (foto) chiama i produttori per una strategia comune. Allarme export e timori ritorsioni.
Inizia domani 8 aprile a Palazzo Chigi il confronto operativo tra governo e sistema produttivo sull’impatto dei dazi americani imposti alle esportazioni europee. La convocazione, ufficializzata nelle scorse ore da fonti dell’esecutivo, arriva in un clima di forte preoccupazione tra le imprese italiane, soprattutto quelle del settore agroalimentare, della meccanica e della moda, considerati tra i più esposti alle misure restrittive annunciate da Washington.
Il piano di Meloni: “Serve una risposta lucida e coesa”
Il vertice di martedì sarà preceduto oggi da una cabina di regia tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, e i ministri dell’Economia (Giorgetti), dell’Agricoltura (Lollobrigida), delle Imprese (Urso) e degli Affari europei (Fitto). Obiettivo: “coordinare un’analisi dettagliata dell’impatto economico dei dazi e costruire una risposta condivisa con il sistema produttivo nazionale”.
Durante l’ultimo Consiglio dei ministri, Meloni ha chiarito la linea dell’esecutivo: “Serve pragmatismo, niente panico. Siamo al lavoro per tutelare le nostre imprese senza alimentare tensioni che potrebbero ritorcersi contro di noi”.
Confindustria: “Evitiamo una spirale di ritorsioni”
Dal mondo imprenditoriale arrivano segnali d’allarme ma anche appelli alla cautela. Annalisa Sassi, presidente di Confindustria Emilia-Romagna, ha affermato che “l’annuncio di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti rischia di colpire il cuore dell’export italiano ed europeo. Bisogna rispondere con lucidità e responsabilità, evitando una guerra commerciale controproducente”.
“È necessario — ha aggiunto Sassi — che l’Italia si muova in sinergia con l’Unione europea per costruire una risposta multilivello: diplomatica, economica e, se necessario, anche commerciale, ma sempre con spirito costruttivo”.
I settori sotto tiro: vino, formaggi, macchinari, moda
Secondo le prime simulazioni diffuse dall’Ufficio studi di Sace, i comparti più a rischio sono quelli che già avevano subito contraccolpi durante la guerra commerciale del 2019: agroalimentare, meccanica strumentale, arredo e moda. In particolare, l’export verso gli Usa di vino, formaggi Dop e oli italiani potrebbe subire una riduzione del 15-20% nel secondo semestre 2025, qualora i dazi venissero applicati senza deroghe.
La linea europea e il rischio Big Tech
Il governo Meloni punta anche a costruire una posizione forte in sede europea. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha già promesso una risposta “proporzionata e difensiva”, lasciando aperta la porta a possibili contromisure sulle multinazionali digitali statunitensi, tra cui Amazon, Apple e Meta, particolarmente attive nel mercato europeo. Un’ipotesi che però divide i governi dell’Ue.
Antonio Tajani, ministro degli Esteri, ha dichiarato: “La nostra priorità è salvaguardare l’industria italiana. Ma dobbiamo evitare l’escalation. L’Italia farà sentire la sua voce in Europa per una risposta che non penalizzi le imprese né alimenti ulteriori tensioni transatlantiche”,