Rischio dazi Usa, industria tedesca verso una contrazione del 2,8%
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

L'eventualità che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, torni ad applicare massicci dazi di ritorsione nei confronti delle importazioni dall'Unione Europea, come annunciato il 2 aprile scorso, rischia di colpire in modo pesante l’economia tedesca, in particolare la sua industria manifatturiera. È quanto emerge da una simulazione pubblicata oggi dall’Istituto ifo di Monaco, uno dei più autorevoli centri di ricerca economica in Europa, che ipotizza una contrazione fino al 2,8% per il settore manifatturiero tedesco una volta concluso il periodo di aggiustamento del sistema economico.
Rischio dazi Usa, industria tedesca verso una contrazione del 2,8%
Secondo i calcoli elaborati dagli economisti dell’ifo, se l’amministrazione Trump dovesse effettivamente applicare dazi del 50% sulle importazioni dall’UE e ulteriori dazi settoriali (del 25%) su beni specifici come farmaci, componenti elettronici, acciaio, alluminio e automobili, le esportazioni tedesche verso gli Stati Uniti registrerebbero un crollo del 38,5%. Non solo: a risentirne sarebbero anche i flussi verso la Cina, che subirebbero una flessione del 4,7%. Lo scenario, già grave di per sé, potrebbe ulteriormente peggiorare se si considerano possibili misure di ritorsione da parte dei partner commerciali colpiti, variabile tuttavia non inclusa nei modelli econometrici utilizzati dall’ifo.
Settori a rischio: automotive e farmaceutico
Il report del centro studi tedesco individua due comparti particolarmente vulnerabili. L’industria automobilistica – spina dorsale dell’export tedesco – vedrebbe ridursi il proprio valore aggiunto del 6%, mentre il settore farmaceutico potrebbe arrivare a perdere fino al 9% del proprio apporto economico, a causa delle tariffe punitive specifiche. A livello macro, questo significherebbe una perdita consistente per il tessuto industriale tedesco, tradizionalmente proiettato all’estero e dipendente da un mercato globale aperto.
Servizi e agricoltura in lieve crescita, ma non compensano
La simulazione dell’ifo prevede al contempo una lieve crescita in due comparti: i servizi e l’agricoltura, che potrebbero registrare un aumento del valore aggiunto dello 0,4%. Tuttavia, come sottolineano i ricercatori, questo effetto positivo – dovuto soprattutto a una riduzione della concorrenza estera – sarebbe insufficiente a bilanciare le perdite derivanti dalla stretta sulle esportazioni industriali.
Il nodo della diversificazione commerciale
Andreas Baur, esperto di commercio internazionale presso l’Ifo Institute, precisa che “l’impatto diretto sulle esportazioni tedesche verso gli Stati Uniti sarebbe significativo”, ma allo stesso tempo evidenzia come l’effetto negativo potrebbe essere in parte compensato da una diversificazione degli scambi verso altri mercati globali. Un riequilibrio, tuttavia, che richiederebbe tempo e una profonda riconfigurazione delle catene di fornitura, oltre a nuovi accordi commerciali bilaterali o multilaterali.
Scenario legato alle elezioni Usa e ai negoziati post-moratoria
Lo studio dell’ifo analizza ed assume come base l’ipotesi i mesi appena trascorsi del ritorno di Trump alla presidenza e di una fine della moratoria sui dazi fissata al 9 luglio. In tale contesto, le misure tariffarie annunciate lo scorso aprile verrebbero attuate in modo sistematico, colpendo non solo le importazioni europee, ma anche quelle di altri paesi strategici per l’economia globale. Il calcolo esclude, per scelta metodologica, le contromisure che potrebbero essere adottate dagli stati membri dell’UE o da altri partner colpiti.
Una sfida cruciale per la Germania e per l’Europa
L’allarme lanciato dall’ifo pone una questione centrale per l’Unione Europea e in particolare per la Germania, locomotiva industriale del continente: l’eventualità di una guerra commerciale transatlantica si configura come una minaccia concreta in vista del prossimo autunno, con la ridefinizione delle relazioni tra Washington e Bruxelles. Resta da capire quale sarà la risposta politica e strategica dell’Europa per difendere la propria economia in un contesto sempre più instabile e protezionista.