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Cuba oggi: crisi profonda tra black-out, economia e società allo stremo

- di: Vittorio Massi
 
Cuba oggi: crisi profonda tra black-out, economia e società allo stremo
Cuba oggi: crisi profonda tra black-out, economia e società allo stremo
Un’isola in affanno: energia, sanità, turismo e politica si incastrano nella tempesta.

(Foto: il presidente di Cuba, Miguel Diaz Canel).

Cuba sta attraversando nel 2025 una fase che molti osservatori descrivono come la più dura degli ultimi decenni: carenze croniche, inflazione, black-out prolungati, servizi pubblici in affanno e un esodo continuo. Il risultato è una quotidianità fatta di attese, razionamenti e improvvise fiammate di protesta.

Un’economia che perde pezzi (e valuta)

Il nodo centrale resta la valuta estera: senza dollari o euro l’isola fatica a importare carburante, cibo, medicine e pezzi di ricambio. Nel corso del 2025 diversi indicatori e report hanno segnalato un ulteriore indebolimento della capacità di incasso del Paese, con ricadute immediate su approvvigionamenti e trasporti. Il quadro è aggravato da infrastrutture obsolete e da una produttività interna incapace di compensare la dipendenza dall’estero.

Turismo in caduta: la vetrina si appanna

Il turismo, per anni “cassaforte” dell’isola, appare in evidente difficoltà. Nel 2025 si è registrata una contrazione significativa degli arrivi rispetto ai livelli pre-pandemia e rispetto ai picchi dell’ultimo decennio. A pesare sono servizi irregolari, carenze alimentari e soprattutto l’instabilità energetica: la percezione è che Cuba, nel confronto caraibico, sia oggi meno competitiva di destinazioni dove “tutto funziona” e dove l’esperienza del visitatore è più prevedibile.

Black-out: la crisi energetica come moltiplicatore

I black-out non sono più un episodio: diventano un calendario. Le interruzioni, in alcune aree, arrivano a durare molte ore, con effetti a catena su conservazione dei cibi, scuole, lavoro, trasporti e perfino sulla connettività. L’energia è il “moltiplicatore” della crisi: quando manca, peggiora tutto il resto, dai servizi sanitari alla distribuzione dell’acqua.

Sanità sotto pressione: dengue e chikungunya

Nel 2025 si è tornati a parlare con forza di dengue e chikungunya, con focolai e ondate di febbri che hanno messo sotto stress un sistema sanitario già provato dalla carenza di medicinali e materiali. Diverse ricostruzioni giornalistiche internazionali hanno descritto difficoltà nelle diagnosi, nei rifornimenti e nella gestione dei casi più vulnerabili, in particolare tra anziani e bambini. Il contrasto alle zanzare, che richiede organizzazione e risorse, si scontra con limiti logistici e con la fragilità della macchina pubblica.

Proteste e tensione sociale: la pazienza si assottiglia

Accanto alla crisi materiale cresce la pressione sociale. Negli ultimi anni, e anche nel 2025, sono riemerse proteste legate a energia, cibo e condizioni di vita. In molte testimonianze raccolte da media e attivisti, il punto di rottura non è solo la povertà: è la sensazione di immobilità, l’idea che “domani” non cambi mai. La risposta statale continua a puntare su controllo e deterrenza, mentre spazi di informazione indipendente restano ridotti e vulnerabili.

Emigrazione: l’isola si svuota, la società invecchia

L’emigrazione continua a sottrarre energie e competenze. Se ne vanno soprattutto giovani, lavoratori qualificati e personale sanitario. Questo produce un doppio effetto: da una parte le famiglie sopravvivono grazie ai legami esterni, dall’altra il Paese perde capacità organizzativa e diventa più difficile mantenere servizi e produttività. Il tema è anche demografico: l’invecchiamento accelera e il peso della cura ricade su reti familiari già fragili.

Rimesse, canali finanziari e rapporto con gli Stati Uniti

Le rimesse degli emigrati restano una componente cruciale, ma dipendono dai canali disponibili e dal quadro politico. Nel 2025 la relazione con Washington è rimasta tesa su più fronti: diritti umani, sanzioni, regole finanziarie e cornice diplomatica. In parallelo, l’impatto delle restrizioni e la complessità dei trasferimenti continuano a influenzare la capacità delle famiglie di sostenere parenti sull’isola.

Russia e Cina: promesse, cautela e interessi limitati

La sponda internazionale resta un fattore, ma con margini ridotti. Nel 2025 molte analisi descrivono promesse di cooperazione e annunci su energia e infrastrutture che faticano a tradursi in risultati concreti e rapidi. Mosca e Pechino sembrano muoversi più per opportunità selettive e ritorni misurabili che per un sostegno illimitato: la priorità è non trasformare l’isola in un investimento a perdere.

Che cosa può cambiare davvero

Il 2025 conferma una realtà: senza stabilità energetica, senza un sistema capace di importare beni essenziali e senza un tessuto produttivo che regga, ogni riforma rischia di essere cosmetica. Gli osservatori indicano alcuni snodi: maggiore attrattività per investimenti, riduzione degli ostacoli interni all’iniziativa economica, interventi rapidi su reti elettriche e trasporti. Ma la variabile politica resta decisiva: la fiducia, quando si rompe, è la risorsa più difficile da ricostruire.     

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