Cronache dai Palazzi - La pausa estiva aiuti a riaprire il dialogo tra le forze politiche

- di: Redazione
 
Tra pochi giorni il Parlamento, rinnovando un rito che è comune a quasi tutte le assemblee elettive che ci sono in giro per il mondo, fermerà i propri lavori, nel rispetto della pausa estiva.
E forse, mai come quest'anno, questo stop a sedute, in aula o nelle commissioni, giunge opportuno visto il clima di perenne guerriglia che si respira nei Palazzi. Non che questa sia una novità nei rapporti tra partiti in Italia, ma quest'anno le tensioni sembrano acuirsi, non necessariamente per colpa di un partito o di uno schieramento in particolare, ma perché stanno venendo al pettine nodi antichi (la contrapposizione tra chi governa e chi intende sostituirvisi) e attuali (tematiche come i fondi del Pnrr, come quelli legati a demografia e maternità, come il clima o i correttivi alle dinamiche del mercato del lavoro) che rallentano il dialogo, sino a renderlo impossibile.

Cronache dai Palazzi - La pausa estiva aiuti a riaprire il dialogo tra le forze politiche

Appare evidente in questo quadro che l'importanza di Giorgia Meloni è sempre più evidente, e certo non solo per essere lei il presidente del Consiglio e l'elemento trainante della maggioranza, quanto per dovere incarnare, oltre alla naturale predisposizione a intendere la politica come impegno e non come opportunità, anche il ruolo di elemento equalizzatore del sistema politico, di maestra pronta a dare bei voti, ma anche a bacchettare chi mostra poca disciplina.
Un mesetto di stop alle tensioni dovrebbe riportare il confronto politico alla dimensione più consona alla nostra tradizione, non dimenticando che, però, quando Scilla e Cariddi finiscono per scontrarsi, ogni ragionevolezza è messa da parte.

Un mesetto per metabolizzare, da parte della maggioranza, la difesa d'ufficio per Daniela Santanché, la cui posizione ed anche le scelte fatte per difendersi stanno creando qualche imbarazzo non certo legato a triti assiomi (innocente fino a sentenza definitiva; i processi non si fanno sui giornali), quanto al fatto che forse, per opportunità politica, un passo indietro o magari un passetto di lato della ministra avrebbe aiutato il governo.
Un mesetto per capire se un'eventuale apertura sul tema del salario minimo sia non un atto di debolezza, da parte del governo, ma un chiaro segnale alle opposizioni che, nonostante i numeri della maggioranza, non si vuole chiudere al dialogo, che resta sempre alla base di una normale dialettica politica.

Un mesetto per riportare ogni singolo componente del governo a quella continenza verbale e negli atti che, oggettivamente, oggi manca, sacrificata davanti all'irrefrenabile bulimia di apparire, di parlare anche quando non si ha nulla da dire. Una condizione che vivono quotidianamente alcuni ministri che, pur di creare le occasioni positive per fare parlare di sé, non si rendono conto che la sovraesposizione mediatica è controproducente, in termini di gradimento. Invece ci sono esponenti del governo che imperversano sulle televisioni, oltre che nelle occasioni deputate, anche quando la loro assenza non sarebbe rilevata da qualcuno. Al contrario di una presenza ossessiva di cui in tanti si chiedono il perché.

Giorgia Meloni, che molto si è concentrata sul ruolo dell'Italia sullo scacchiere internazionale (ridando smalto all'immagine appannata che il Paese aveva accumulato nel corso degli ultimi anni, dove solo la figura di Mario Draghi aveva meritato attenzione dagli altri leader mondiali), ora sarà costretta a rimodulare la sua azione sul fronte interno dove, per sua fortuna, l'iperattivismo di Matteo Salvini sembra, stando ai sondaggi, avere pochi riflessi pratici in termini di aumento dei consensi.

Il vicepremier, ministro e segretario della Lega fa il suo mestiere, andando da una parte all'altra della Penisola, approfittando di ogni occasione (come le inaugurazioni di opere pubbliche) che gli concede la sua agenda per dire quant'è bravo, come sta facendo in pochi mesi quello che i suoi predecessori non hanno fatto in anni, disegnando un'Italia prossima futura a sua immagine e somiglianza.
Lo fa anche sottolineando che i suoi rapporti con il presidente del consiglio ''non siano buoni, ma ottimi'', ben sapendo tutti che la sua è una corsa lunga, per potere riposizionarsi al meglio in vista delle europee del prossimo anno. Ma per un lungo tragitto non basta lo scatto iniziale, ci vuole resistenza.
Tags: politica
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