Cronache dai Palazzi - Il governo lancia la lunghissima volata per le europee
- di: Redazione
Un governo che si candida, grazie alla forza dei numeri, a guidare il Paese per tutta la legislatura, cioè per i prossimi quattro anni, dovrebbe mostrare una coesione che, sbandierata ripetutamente e in ogni sede, è messa in dubbio dalle troppe manovre ''pre'' o ''para'' elettorali che si manifestano quotidianamente, anche più volte nella stessa giornata.
Eppure Giorgia Meloni dovrebbe essere contenta di potere contare su un amplissimo consenso popolare, perché le normali difficoltà che accompagnano qualsiasi governo non hanno scalfito, se non in modo marginale, la fiducia che la gente le ha riservato. Però le tensioni in seno alla coalizione si manifestano quando proprio (come alla vigilia della redazione della legge di bilancio) non ce ne sarebbe alcun bisogno.
Davanti ad una situazione delicata - sottolineata dal ministro Giorgetti e richiamata dalla stessa premier - che impone cautela nell'elaborazione dell'agenda del governo e dei suoi contenuti, ci sono troppe iniziative personali o di partito che manifestano una evidente difficoltà ad obbedire a quell'appello alla moderazione e al pragmatismo arrivato da Palazzo Chigi.
Cronache dai Palazzi - Il governo lancia la lunghissima volata per le europee
Sta, invece, accadendo il contrario, non solo quando si tratta di redigere una manovra che già parte ad handicap per la poca disponibilità di risorse (se qualche analista ha ragione, in cassa c'è solo un terzo di quel che si pensa occorra), ma anche per le punzecchiature che si riservano i partiti alleati di Fratelli d'Italia, impegnati in una lunghissima volata che si dovrebbe concludere con voto europeo e che dovrebbe mettere in chiaro, almeno per la legislatura, i reali rapporti di forza in seno alla coalizione.
E, vista l'importanza della scadenza del voto in Europa, si capisce il perché tutti i contendenti cerchino di conquistare, oggi per il futuro, le posizioni migliori, in termini di contenuti politici, di strategie, di alleanze.
Ci si potrebbe chiedere, cosa importa a noi - che abbiamo molti problemi - dell'Europa, anche se oramai si sa che quel che si decide a Bruxelles ha i suoi effetti in casa nostra e , soprattutto, ogni giorno.
Per questo, così come in amore e in guerra, anche in vista delle europee del 2024 tutto è lecito, come, ad esempio, un martellamento continuo di proposte e promesse che tutto fa fuorché il bene del Paese. Eppure nessuno si ferma, nessuno fa il classico passo indietro o di lato quando si tratta di potere apparire in tv o sui giornali con la promessa di giornata. Eppure oggi gli argomenti messi sul tavolo sono tantissimi, e non tutti pertinenti o realistici. Come quando si parla di infrastrutture ad oggi prive di finanziamento, così come se si chiede abbassare la tasse o di alzare pensioni e stipendi; se si pensa di abbassare la soglia per entrare nell'europarlamento; se si parla di riformare le pensioni, per ampliare la platea di chi ne può fruire.
Ma chi chiede e spera, spesso fonda le sue proposte su una situazione di cassa che oggi non abbiamo e che, come bene ha fatto il presidente del consiglio, dovrebbe essere il solo elemento da considerare quando si dà fiato alle trombe della propaganda.
Queste sono, comunque, le normali dinamiche della politica alle quali, comunque, Giorgia Meloni deve cercare di porre rimedio, per evitare che la marcia di avvicinamento al voto - per come purtroppo tutto lascia pensare - si traduca in una guerra di logoramento, dove da una trincea all'altra volano parole pesanti, sia pure mischiate a sorrisi di circostanza.
Ma su un paio di argomenti i partiti di governo hanno ritrovato compattezza (anche se qualcuno cerca di accaparrarsene i meriti). Come la risposta alla recrudescenza di reati compiuti da minorenni, sulla quale qualche addetto ai lavori ha espresso perplessità, non sull'opportunità, ma su quelli che ne saranno gli effetti reali.
Poi c'è il capitolo ''Gentiloni'', nel mirino di Salvini - ma non solo - per essere, questa l'accusa, commissario europeo ''straniero'' rispetto alla sua italianità. Tutto in politica è lecito, così come chiedere a Salvini e a chi nel governo la pensa come lui come avrebbero reagito se qualsiasi altro commissario europeo avesse fatto prevalere le ragioni del suo Stato rispetto a quelle dell'Ue.