CRIF: "Crescono i fatturati delle imprese in Italia, peggiorano marginalità e rischio creditizio"

- di: Daniele Minuti
 
L'Osservatorio CRIF Pulse ha messo sotto la lente d'ingrandimento il futuro dell'economia italiana, dove la ripresa registrata lo scorso anno ha permesso un forte recupero per margini e fatturato delle imprese, ma l'attuale criticità del contesto mondiale porta a una revisione al ribasso per le prospettive del 2022 sul fronte della marginalità operativa.

L'ultimo aggiornamento dell’Osservatorio CRIF Pulse analizza i dati sulle imprese in Italia

Queste sono alcune viste prospettiche che emergono dall’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio CRIF Pulse, che supporta la comprensione degli scenari prospettici per tutti i settori industriali e, attraverso KPI puntuali, garantisce una lettura tempestiva dei reali trend in atto sul mercato facendo leva sul patrimonio informativo CRIF.
 
Dopo il periodo dell'emergenza sanitaria, i problemi del quadro macroeconomico sono il rincaro energetico e le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, aggravati dal conflitto in Ucraina. Per questo impenna la quota di aziende considerate a rischio medio sulla base di prospettive creditizie future (fino al 42,5% del totale) nonostante un calo di quelle a rischio creditizio più elevato.

A livello settoriale, restano in difficoltà i comparti messi in ginocchio dalla pandemia (Immobiliare, Turismo, Tempo libero) insieme all'agricoltura che paga il caro energia e l'emergenza idrica. Il settore Farmaceutico, data l'essenzialità anche in emergenza, resta al top mantenendo alto il livello di fatturato, utile e capacità di generazione di cassa.
 
Ma che prospettive vede CRIF per il 2022? Una grossa fetta dei comparti chiuderà il 2022 con fatturati superiori al 2019, anche grazie all'inflazione dall'ultimo trimestre 2021 (compreso anche il Turismo che copra il gap del biennio pandemico).

Scendono però i margini a causa della spinta inflazionistica, con Agricoltura e Manifattura che hanno le peggiori performance stimate, mentre Servizi e Terziario, con minore esposizione alle materie prime, chiuderanno l'anno con livelli migliori.

Simone MiraniGeneral Manager di CRIF Ratings, ha commentato: "A livello di impatto finanziario, l’equilibrio fonti-impieghi delle aziende italiane resta delicato. La pressione sui margini operativi e il fabbisogno di capitale circolante saranno difficilmente compensabili nel breve termine in termini di capacità di generazione di cassa. Tuttavia, le aziende che hanno effettuato un’adeguata provvista finanziaria nel biennio 2020-2021, anche grazie agli strumenti messi in campo dal governo italiano per contenere la crisi causata dalla pandemia, dispongono di un vitale polmone di liquidità. Da tenere presente, però, che il venir meno delle moratorie e la conseguente ripresa dei piani di rimborso del debito finanziario, unitamente all’impatto dell’impennata dei costi dell’energia e di alcune materie prime, potranno accentuare le tensioni sul fronte della liquidità, specie nei settori ad alta intensità di capitale circolante e in quelli energivori. Il progressivo incremento dei tassi d’interesse nell’attuale contesto potrà inoltre contribuire, specie per le aziende con elevati livelli di indebitamento, ad accrescere ulteriormente il rischio di credito nel medio termine e il conseguente tasso di default nel biennio 2023-2024".

Simone Capecchi, Executive Director di CRIF (nella foto), ha dichiarato: "L’emergenza epidemiologica del COVID-19, con i provvedimenti che ne sono conseguiti, e la situazione geopolitica hanno determinato impatti economici, commerciali e finanziari differenti sui diversi settori dell’economia italiana. A ciò sono seguiti eventi macroeconomici e geopolitici che hanno contribuito a rendere estremamente incerto e volatile il contesto in cui operano le aziende, e di conseguenza l’evoluzione delle loro prospettive creditizie. Ciò rende ancor più indispensabile integrare un’ottica forward looking nell’ambito delle valutazione delle imprese".
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