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Caro prezzi, Credem e Almed lanciano un’indagine Bilendi-Università Cattolica: per il 44% degli italiani l’informazione è poco chiara

- di: Barbara Leone
 
Caro prezzi, Credem e Almed lanciano un’indagine Bilendi-Università Cattolica: per il 44% degli italiani l’informazione è poco chiara
Il 76% degli italiani è molto preoccupato rispetto all’aumento dei prezzi nell’attuale contesto di crisi economica emersa anche in seguito alla pandemia di Covid-19 e alla guerra in Ucraina, tuttavia il 62% adotta un atteggiamento attivo mettendo in pratica delle misure concrete per contrastare l’inflazione. Sono questi alcuni dei dati emersi da un’indagine che è stata sviluppata dall’Istituto Bilendi, tra i leader europei nell’analisi dei dati a scopo di ricerche di mercato, in collaborazione con i ricercatori dell’Università Cattolica su un campione rappresentante la popolazione italiana formato da 800 persone.

Caro prezzi, Credem e Almed lanciano un’indagine Bilendi-Università Cattolica

Lo studio che analizza la tematica dell’aumento dei prezzi di beni e servizi e come le persone si informano in tale ambito, è al centro della quarta newsletter per l'informazione consapevole del progetto Opinion Leader 4 Future, un programma triennale nato dalla collaborazione tra Almed (Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica) e Gruppo Credem, tra i principali gruppi bancari italiani e tra i più solidi a livello europeo. Dalla ricerca emerge che fra gli intervistati vi è grande preoccupazione sull’aumento dei costi di beni e servizi (76%) e un costante aggiornamento sull’argomento (70%). Molti ritengono di trovarsi in un momento di difficoltà economica maggiore rispetto al passato (45%) e il caro prezzi è un tema quotidiano di conversazione (40%). Tuttavia, permane un atteggiamento propositivo: il campione preso in considerazione, infatti, sta attuando una serie di provvedimenti per fronteggiare la situazione di crisi economica (62%).

“Le situazioni di crisi rappresentano un osservatorio privilegiato per analizzare le strategie informative attivate dalla cittadinanza - ha commentato Sara Sampietro, coordinatrice del progetto Opinion Leader 4 Future -. In particolare, appaiono interessanti i processi attraverso cui gli insight informativi vengono rielaborati e si trasformano in scelte e comportamenti effettivi. L’informazione diviene risorsa esperienziale e decisionale che si diffonde nei network informali, di carattere familiare e amicale. Studiare questi processi, significa anche comprenderne i potenziali rischi e iniziare a ipotizzare strumenti per diffondere una più solida educazione informativa”.

A livello informativo, infatti, gli intervistati dichiarano che le notizie sull’aumento dei prezzi sono poco chiare (44%) e in un contesto nel quale i contenuti sono considerati maggiormente utili, queste devono possedere le seguenti caratteristiche: attendibilità (63%), comprensibilità (49%) e capacità di indicare soluzioni (44%). Risulta essenziale anche la completezza delle informazioni, infatti il campione intervistato predilige comunicazioni capaci di offrire una panoramica completa e veritiera.

“Tra gli obiettivi del progetto Opinion Leader 4 Future - ha dichiarato Lucio Dionisi, responsabile media relation Gruppo Credem - c’è senz’altro quello di contribuire al dibattito pubblico per dare alle persone gli strumenti per capire e decidere su tematiche anche molto rilevanti per la propria vita. In questo senso la ricerca sul caro prezzi ha un rilievo particolare in un momento in cui le persone devono affrontare grandi complessità e fa emergere con forza quanto si senta la necessità di poter accedere ad un set informativo di qualità”.

Fra gli strumenti di informazione maggiormente utilizzati per tenersi aggiornati sugli aumenti dei prezzi vi sono i telegiornali (48%) e i siti online istituzionali (42%). In tal senso, anche il confronto tra familiari, amici e conoscenti (44%) è ritenuto essenziale per restare aggiornati sulla tematica. Invece, per quanto riguarda le fonti, le pagine online di economia e finanza (48%), l’opinione dei singoli esperti (42%) e i siti governativi (32%) sono considerate come quelle più autorevoli e da cui poter ricavare soluzioni contro l’aumento dei prezzi.
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