Covid-19: chi deve decidere, la Politica o la Scienza?
- di: Redazione
Tra il privato cittadino e chi ha responsabilità di governo, al di là di prestigio e magari dello stipendio, c'è un elemento di distinzione. È la responsabilità, che spetta soprattutto al governo che, come nel caso della pandemia da Covid-19, ha un compito difficilissimo - assicurare a tutti, anche a coloro che rifiutano il vaccino, lo stesso livello di assistenza e di garanzia - che, vista la complessità della situazione, può anche indurre a qualche errore di valutazione. Ma questo limite - il riconoscimento della buona volontà da parte di deve decidere cosa sia meglio per noi tutti - non è un lasciapassare che garantisce il plauso per ogni decisione, anche palesemente sbagliata.
Covid-19: chi deve decidere, la Politica o la Scienza?
Per questo, anche facendo la tara per una situazione oggettivamente non facile, è normale affermare che la linea di condotta del governo sia, oggi, improntata ad una approssimazione alla quale Mario Draghi e i suoi ministri non ci avevano certo abituato.
Lo conferma la scelta di riaprire le scuole alla scadenza prevista, nonostante le pressioni delle Regioni che - vivendo ed amministrando il territorio forse hanno una percezione della realtà più esatta - chiedevano uno slittamento. Certo è che un governo si muove nel solco di un percorso che dovrebbe essere di buonsenso, ma oggi questo non sembra essere più perché le decisioni dell'esecutivo sono fortemente caratterizzate da una litigiosità interna che si stenta a comprendere, vista la posta in palio.
Un governo che ha nei suoi componenti sia ''duri'' che ''aperturisti'' è una negazione del concetto di omogeneità se non politica, almeno di indirizzi ed obiettivi. E invece a manifestarsi sono sempre contrasti, strattoni, musi duri, che non assumono mai una ufficialità vera, ma vengono fatti trapelare, in un clima dove a regnare è il pensiero del ''dopo'', di quel che accadrà domani, quale che sia la soglia temporale di questo appuntamento.
Senza nulla togliere alle altre Regioni, lo zoccolo duro di esse (Campania, Lombardia, Veneto e Toscana, con la sola eccezione del Lazio) ha reclamato ragionevolezza nella stesura dell'agenda delle riaperture, facendo presente l'oggettiva difficoltà in cui si trovano. Una richiesta che però è andata a sbattere contro la risoluta volontà del governo di andare avanti. Difficile dire chi abbia torto e chi no. Ma la mossa delle Regioni ''ribelli'' di chiedere che a pronunciarsi sia il Cts e non il governo (sottolineando il primato della scienza sulla politica), è una sfida foriera di chissà quali sviluppi.
Non facendo parte di quei media che hanno una linea esclusivamente politica e che vedono, nel governo, qualcosa da abbattere, per sostituirlo con uno di ''destra-centro-destra'' o magari per richiamare a palazzo Chigi, al suono delle chiarine, chi ne è stato allontanato nemmeno tanto bruscamente, il nostro ragionamento è solo una presa d'atto, nient'altro che la fotografia dell'esistente. Che è improntato anche a una improvvisazione che, sinceramente, non ci saremmo aspettati. Come la decisione di imporre un ''prezzo politico'' per le mascherine ad alta protezione, le Ffp2, vendute nelle farmacie senza che i titolari di queste ultime fossero preventivamente avvertite e potessero rimpinguare le loro scorte. Con la conseguenza che sono state prese d'assalto, una situazione ricorrente nell'Italia del Covid-19, come testimoniano le code di ore per i tamponi.