Covid-19: ma siamo sicuri che il Green Pass sia necessario?

- di: Redazione
 
Al di là degli annunci e della giusta soddisfazione perché gli indicatori generali danno una situazione sanitaria che sembra stabilizzarsi al meglio, la lotta per avere la meglio sul Coronavirus non è certo ancora vinta. I contagi continuano a manifestarsi, anzi nelle ultime settimane sono aumentati, in coincidenza con eventi che hanno visto la partecipazione di migliaia di persone, certo non predisposte a contenere la loro felicità con il ricorso alla cautela.

Ma è accaduto e, anche se gli esperti avevano lanciato molti allarmi, non siamo riusciti, come apparato sanitario nazionale, ad approntare le necessarie contromisure. Che, comunque, sarebbero state difficilissime da rendere efficaci visto che - è di questo che parliamo - solo a Roma decine di migliaia di tifosi, ammassati l'uno sull'altro, hanno accompagnato il trionfo degli azzurri del calcio. Ma leccarsi ora le ferite non basta, anche se quelle che sembrano essere le prossime iniziative del Governo non convincono perché danno l'impressione di non considerare con la giusta attenzione alcuni punti essenziali, come ad esempio la stagione estiva e quindi vacanziera.

Prendiamo il Green Pass, che dovrebbe diventare l'unico modo per le persone normali per accedere a servizi di ristorazione o di svago. Anche se è al momento una ipotesi, intorno ad essa crescono le perplessità così come, per converso, l'apprezzamento di chi lo ritiene uno strumento fondamentale per convincere chi è restio a vaccinarsi a fare questo passo. Ma allo stesso modo in cui il Green Pass dovrebbe essere, prima che di cautela, uno strumento per fare pressione sui contrari a vaccinarsi, c'è da considerare che esso sarebbe contestualmente un elemento di discriminazione perché andrebbe a colpire chi magari è vaccinato solo con la prima dose e, per lungaggini attribuibili alla macchina sanitaria, non avrà inoculata la seconda se non tra qualche mese.

Cosa dovrà fare questo ''signor'' (o ''signora'') X? Non molto, perché, ad esempio, non potranno andare in vacanza con il timore che la mancanza di un Green Pass potrebbe valergli le porte sbarrate in albergo, al ristorante o anche solo per consumare un caffè in un bar. Si dirà che in questo momento storico tutto è lecito pur di sconfiggere il contagio, ma forse bisognerebbe pensare a ogni aspetto legato al Green Pass per evitare che si passi da un eccesso all'altro. Parlare oggi di un passaporto sanitario dopo avere consentito che centinaia di persone si accalcassero davanti ad uno schermo o in una discoteca sembra punitivo per chi s'è sempre comportato correttamente e non può avere questo salvacondotto solo perché gli è stato fissato il richiamo tra molte settimane o, addirittura, non ha nemmeno avuto la prima fase.

L'attivazione del Green Pass comunque avrebbe come sola comprensibile motivazione quella psicologica, per spingere tutti coloro che non sono vaccinati a farsi inoculare almeno la prima dose. ''Non inseguiamo modelli stranieri" - ha detto in proposito il ministro degli Affari regionali, Maria Stella Gelmini - "ma certamente il governo valuterà di estendere l'utilizzo del Green Pas ad altri servizi nella logica di incentivare le vaccinazioni. L'Italia non deve più chiudere". Forse l'Italia non deve chiudere, ma attivare il Green Pass di certo negherà a molti - e non per colpa loro - di sentirsi eguali agli altri.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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