Covid-19: il green pass non diventi una discriminazione

- di: Redazione
 
Mai come in questi giorni il Paese si vede (non ''si sente'', che è cosa diversa) diviso davanti alle scelte che devono essere adottate per non vanificare quanto si buono è stato fatto nella lotta al Covid-19.
Queste divisioni sono, numericamente, squilibrate tra chi concorda con il governo per l'adozione di misure - come il passaporto sanitario - che siano di garanzia pubblica e, contemporaneamente, di sprone a chi ancora non ha ritenuto di vaccinarsi, e tra chi, nell'imposizione del green pass, vede soltanto una ulteriore compressione dei propri spazi di democrazia e libertà.

Sono apparentemente punti di vista inconciliabili perché appaiono solo ideologici, non in senso squisitamente politico, ma di interpretazione del concetto di rispetto della volontà del cittadino. Appare abbastanza chiaro che, nello sforzo di alzare in modo definitivo il numero dei vaccinati, il governo ricorra ad ogni mezzo per convincere i refrattari a farsi inoculare le dosi, anche solo per il fatto che in questo modo possono tornare a vivere come prima.

Ma restano forti - e non certo sconclusionate - le posizioni che vedono nel green pass una forma surrettizia di obbligo vaccinale, perché, in buona sostanza, senza di esso si rischia di restare emarginati, in un limbo amministrativo che non ha ragion d'essere se non nella paura del contagio, che va comunque scemando con il progredire delle campagne vaccinali.

Green pass: che la sua estensione non diventi una forma di discriminazione

Non sempre le posizioni anti-green pass si possono condividere non tanto nella sostanza delle argomentazioni poste alla base, quanto perché appaiono conseguenza di una ''guerra di posizione'' di chi interviene solo per vedere oggi minacciato il proprio orticello. Questo non ne inficia le motivazioni, ma certo non le fa assurgere a vangelo.

Se questo conflitto di tesi appare oggi abbastanza aspro, non crediamo si possa immaginare quel che accadrebbe se il governo - davanti a progressi accettabili, ma non rassicuranti delle campagne vaccinali - optasse per l'extrema ratio dell'obbligo vaccinale, ben consapevole che questo scatenerebbe proteste ben più dure di quelle cui oggi abbiamo assistito. Come sempre, è il governo che deve cercare un punto di equilibrio, e certo potrebbero servire non da esempio, ma almeno come termine di paragone, i comportamenti che stanno avendo gli esecutivi di Paesi assimilabili, per forma di governo e tasso di democrazia, all'Italia e che si stanno guardando bene dal passare dall'auspicio all'imposizione.

Al netto di frange che si dicono contro i vaccini, sulla base di teorie complottistiche che rasentano spesso la follia, c'è un consistente nucleo di contrari che sono tali probabilmente perché le argomentazioni scientifiche che sentono non li convincono. E' per questo che è auspicabile che da parte del Governo si intensifichi la campagna di sensibilizzazione e non si pensi ad imposizioni che potrebbero ritorcersi contro l'intero Paese. Forse qualcuno sottovaluta la portata della protesta che corre in rete. In ogni caso è un sintomo e come tale deve essere visto.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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