Covid-19: la Francia teme i contraccolpi futuri dei crediti alle aziende in crisi

- di: Jean Aroche
 
La crisi pandemica ha colto impreparati tutti i Paesi, che forse, dopo i primi segnali, non ne hanno colto appieno la pericolosità. La battaglia si è giocata su due fronti: quello sanitario, dove la vittoria si comincia a intuire, con il rafforzarsi delle campagne vaccinali, e quello economico-sociale, con gli esecutivi che hanno cercato soluzioni efficaci, spesso individuandole in aiuti di Stato.
Ma ora, quando si spera che la fine della crisi non sia lontana, ci si comincia ad interrogare sui provvedimenti assunti, non tanto in merito alla loro efficacia, quanto sui ‘’buchi’’ che hanno determinato (e che in futuro rischiano di allargarsi) nei bilanci degli Stati che, nell’elargizione di finanziamenti e sostegni economici alle imprese, hanno individuato la sola via d’uscita.
Ma ora cominciano ad affiorare i primi dubbi e in Francia (che ha fronteggiato la crisi economica come l’Italia, elargendo denaro alle imprese in difficoltà) la politica si sta interrogando sul prezzo che lo Stato dovrà pagare per le decine di miliardi di euro di crediti concessi per fallimenti a cascata.

Emblematico di queste preoccupazioni è un rapporto informativo, redatto in Senato, il cui titolo recita "Come uscire con successo dai prestiti garantiti dallo Stato?", che a dice lunga sulle preoccupazioni che si cominciano a nutrire sul dopo pandemia, su come i bilanci dei prossimi anni dovranno fronteggiare la enorme massa di esposizioni che si è decisa per aiutare le imprese ad ammortizzare i colpi della crisi. La commissione Finanze del Senato, a conclusione della sua disamina, ha espresso un giudizio fortemente (e probabilmente fondatamente) positivo di questa massiccia esposizione finanziaria, ma si è posto un preoccupato interrogativo sugli effetti che essa avrà e che potrebbero dimostrarsi una "bomba ad orologeria" sui conti della Stato dei prossimi anni.

Nel rapporto si ricorda come, al manifestarsi della crisi, le aziende francesi hanno fatto ricorso alle banche per fronteggiare le ripercussioni del primo confinamento. A quasi il 40% delle richiedenti è stato concesso, tra marzo e dicembre 2020, un prestito garantito dallo Stato. Questa percentuale ha toccato il 50 per cento dei settori maggiormente in crisi (quelli dell’ospitalità e della ristorazione, innanzitutto). Questa politica degli aiuti ha eroso il 5% del Pil dello scorso anno, meno che in Spagna (9%) e Italia (8% del PIL), ma molto di più rispetto alla Germania (1%), per Parigi la costante pietra di paragone. Alla fine dello scorso aprile, erano stati così concessi quasi 138 miliardi di euro di crediti a più di 670.000 aziende. Bene, meritorio, ma con qualche interrogativo perché se l’erogazione del credito ha ridato ossigeno ad alcuni comparti, c’è però da sottolineare – come si legge nel rapporto – che tra di essi ce ne sono alcuni che hanno tradizionalmente "un livello di indebitamento molto elevato", insomma in parte endemico e quindi sganciato dalla crisi.

Quindi, si chiede la commissione del Senato, "il rischio di sofferenza del debito aziendale può mettere in discussione la capacità di ripresa dell'economia francese?". Finché continueranno le misure di sostegno dell’economia questo rischio viene considerato remoto, anche se alcuni dati (come il consistente numero dei fallimenti, soprattutto se confrontato con quelli di Paesi vicini) inducono a prudenza sulle previsioni per il futuro, che potrebbe riservare cattive sorprese nel momento in cui, a crisi finita, si avrà un quadro reale di quanto essa abbia realmente inciso.
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