Crisi: tutto ancora in alto mare, mentre Renzi gioca la sua partita

- di: Diego Minuti
 
È ancora una navigazione a vista quella di coloro che dovrebbero guidare il Paese verso l'uscita di una crisi che lo sta paralizzando, facendogli perdere ogni parvenza di credibilità in Europa, dove ci si sta chiedendo come mai l'Italia si continui a dimostrare il simbolo dell'incongruenza della politica.
Mai, almeno a nostra memoria, una crisi politica era mai stata giudicata quasi unanimemente come assolutamente inopportuna, sia perché fatta deflagrare in piena emergenza da pandemia, sia per gli imminenti impegni con l'Europa.

A difendere la fondatezza dei motivi della crisi è solo Italia Viva che un merito, però, forse ce l'ha: quello di avere costretto Pd e Cinque Stelle, al di là delle prese di posizione ufficiali, a riconsiderare l'operato di Giuseppe Conte e non accettarlo acriticamente, per il solo fatto di considerarlo, politicamente, un gravame di cui necessariamente farsi carico per non rischiare il peggio. La frase usata da Italia Viva nei confronti di Conte ("Il Re è nudo") è forse ingenerosa, ma nel contempo efficace perché dimostra come la ribellione contro il primo ministro era latente da tempo e il Recovery Fund ne è stato solo l'innesco, anche se legare la crisi al fiume di miliardi di euro dei fondi europei potrebbe dare l'impressione che dietro ci siano motivazioni materiali oltre che ideologiche.

Anche l'ultima sortita di Renzi che dice no ad un appoggio a Conte, ma sì ad un mandato esplorativo, la dice lunga sulla partita che il leader di Italia Viva sta giocando, da un lato alimentando la crisi che lui stesso ha provocato con dichiarazioni non quotidiane, ma addirittura "ad horas", ma, dall'altro, facendo chiaramente delle aperture e quindi lasciando capire d'essere pronto a rientrare nei ranghi.
Un giochino che può reggere, ma non all'infinito perché la tensione che si è determinata potrebbe non avere più margini per attenuarsi. Anche perché intorno al premier Pd e Cinque stelle, ed anche Leu, sembrano essersi ricompattati, forse per la consapevolezza che l'appoggio ufficiale a Conte è un passaggio politicamente da fare per spiegare ai rispettivi elettorati di avere compiuto tutti i passi necessari per tutelarlo, anche se forse qualcuno auspica una soluzione diversa, con un nome buono da spendere. Che non necessariamente è quello di Mario Draghi o Marta Cartabia, se ancora si ha a cuore la supremazia della politica.

E, come se non bastasse, l'Italia si dibatte ancora in piena crisi sanitaria, senza che i segnali positivi, che pure si intravedono, supportino l'ottimismo. Anche perché, come riportato da Repubblica, al governo è arrivato un rapporto della nostra intelligence che definisce un quadro della pandemia ben più preoccupante di quanto ci si dice da settimane. Secondo l'intelligence "il totale dei contagiati è sottostimato a causa del calo del numero dei tamponi avvenuto a metà novembre". Quindi emergono due inquietanti scenari: la curva dell'epidemia non si sta abbassando per come dicono i bollettini del Ministero della Salute e che, di conseguenza, stante l'inattendibilità dei dati, è difficile capire se le misure adottate siano adeguate per fermare il virus.
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