I dati Istat sul Pil 2024 certificano una crescita complessiva dello 0,7% in volume, ma con consumi interni ancora deboli. Secondo l’istituto, la spesa per consumi finali delle famiglie residenti è aumentata appena dello 0,5% rispetto al 2023, un ritmo giudicato “irrilevante” dalle associazioni dei consumatori. La fotografia mostra un’Italia in cui il potere d’acquisto resta compresso dall’inflazione e dal rialzo dei prezzi al dettaglio, elementi che continuano a condizionare le scelte delle famiglie.
Consumi al palo, il Codacons avverte: senza nuove misure la ripartenza resta lontana
Il Codacons sottolinea come i dati confermino la mancata ripartenza della domanda interna, chiedendo al governo “misure davvero efficaci per sostenere i redditi e contrastare l’aumento dei prezzi”. L’associazione denuncia un cambiamento strutturale nei comportamenti di acquisto: i consumatori hanno ridotto la spesa per beni non essenziali e persino in comparti tradizionalmente considerati prioritari.
Particolarmente significativa è la contrazione nell’abbigliamento e calzature (-3,4%), che conferma un trend di rinuncia agli acquisti discrezionali. Non meno preoccupante il dato sulla salute, con i servizi sanitari in calo del 3,8%, segnale che sempre più famiglie tagliano perfino sulle cure. Negative anche le voci ricreazione, sport e cultura (-1,4%) e cura della persona (-0,5%).
Prezzi e potere d’acquisto
A incidere è stata soprattutto la dinamica dei prezzi. Dopo un 2023 segnato da rincari energetici e alimentari, nel 2024 il carovita ha continuato a pesare in alcuni comparti. L’inflazione ha eroso i bilanci delle famiglie, costringendole a rivedere le priorità e a concentrare le risorse sui beni essenziali. Una tendenza che secondo il Codacons si prolungherà anche nel 2025, se non interverranno correttivi mirati.
Il nodo crescita
Per l’economia nazionale il problema è rilevante. I consumi delle famiglie rappresentano circa il 60% del Pil italiano. La loro debolezza rischia di frenare la crescita complessiva, rendendo più difficile raggiungere gli obiettivi di bilancio e gli impegni presi con Bruxelles. Secondo alcuni economisti, l’aumento limitato della spesa interna potrebbe aver già sottratto fino a tre decimi di punto percentuale alla crescita potenziale del 2024.
Politica e contromisure
Il tema entra ora a pieno titolo nel dibattito politico. La maggioranza rivendica gli interventi sul cuneo fiscale e le misure di sostegno ai redditi medio-bassi introdotte negli ultimi mesi, ma riconosce che il nodo dei prezzi resta aperto. L’opposizione chiede invece un piano straordinario per tutelare il potere d’acquisto e contrastare l’aumento delle disuguaglianze, denunciando che la classe media e i redditi più bassi stanno pagando il conto più salato.
Le prospettive
La sfida per i prossimi mesi sarà conciliare il vincolo del rigore di bilancio con la necessità di rilanciare la domanda interna. Possibili strumenti restano sul tavolo: dal rafforzamento delle detrazioni per le famiglie alla riduzione dell’Iva su alcuni beni di largo consumo, fino a un piano di sostegno ai consumi culturali e sanitari.
Per il Codacons, tuttavia, servono interventi immediati. Senza misure incisive, l’Italia rischia di rimanere intrappolata in una crescita modesta, incapace di innescare un ciclo virtuoso di consumi, produzione e occupazione.