Consulta: non riesce a Giorgia Meloni la prova di forza per fare eleggere Marini

- di: Redazione
 
Ancora una fumata nera (l'ottava) in Parlamento che, in seduta comune, votava per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale. Nessun candidato ha infatti ottenuto il quorum richiesto, ovvero la maggioranza dei tre quinti dei componenti dell'assemblea. Su 342 voti, 9 sono andati dispersi, 10 sono state le schede nulle e 323 quelle bianche, a fronte di una maggioranza richiesta di 363 voti, cioè i tre quindi del numero totale dei parlamentari.

Consulta: non riesce a Giorgia Meloni la prova di forza per fare eleggere Marini

La questione va oltre un’impasse parlamentare, perché, com’è noto, Giorgia Meloni ha tentato di forzare la mano per far eleggere al palazzo della Consulta Francesco Saverio Marini, un uomo di provata fede, che è anche l'autore della proposta di riforma del premierato, e che avrebbe dovuto valutarne la costituzionalità ed esprimersi sull' ammissibilità di referendum abrogativi. fra i quali quello sull’autonomia differenziata. I retroscena di palazzo parlano però di una mossa studiata proprio per cercare di stoppare in qualche modo il referendum leghista, se non l’intero provvedimento. L’autonomia differenziata, infatti, rappresenta un problema per Meloni, alle prese con molti mal di pancia nella sua stessa maggioranza: gli esponenti di Forza Italia, ed in particolare il Presidente della Calabria, Occhiuto, hanno varie volte espresso la propria contrarietà, specialmente sulla struttura, ripartizione e tempistica dei Lep.

Ed anche fra i Fratelli d’Italia sono molti i timori che il referendum possa diventare una solenne bocciatura per il governo. Quindi la premier ha tentato di forzare la mano sulla nomina dei giudici della Corte Costituzionale, ma è evidente che non vi sia stato accordo neppure nella maggioranza, cui non è rimasto che votare scheda bianca (le opposizioni, per evitare ''franchi tiratori'' hanno deciso, per una volta compattamente, di disertare il voto).

La Costituzione, attraverso i quorum di garanzia, impone un dialogo tra le forze politiche in parlamento, un dialogo che punti a individuare figure di alto profilo, capaci di garantire imparzialità e senza conflitti d'interesse.

Vedremo cosa accadrà la prossima volta. Molti anni fa, Francesco Cossiga da Presidente della Repubblica, inviò un messaggio alle Camere, quando queste fallirono, per l’ennesima volta, nell’elezione di un Giudice (era per il Csm). Cossiga ricordò a tutti che, fra i poteri del Colle, c’è anche quello di sciogliere il parlamento, quando questo si dimostra manifestamente incapace di assolvere ai propri doveri. Magicamente, nella seduta successiva, il Giudice fu eletto.
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