Il report ‘Mercato del credito e MPI, le ultime tendenze’ presentato dall’Ufficio Studi di Confartigianato nel corso della riunione del Gruppo Credito, evidenzia il rallentamento dell’economia italiana, in particolare della domanda interna: le stime preliminari pubblicate dall’Istat indicano per l’Italia ‘crescita zero’ nel terzo trimestre 2023, dopo un calo dello 0,4% nel primo trimestre dell’anno, nel quale gli investimenti hanno segnato una flessione congiunturale dell’1,7%.
Confartigianato Studi, in calo il credito a MPI. Granelli: "Servono nuove soluzioni per finanza di impresa"
Inoltre, la politica monetaria deflazionistica sta rallentando la domanda, in particolare quella per investimenti. In parallelo sale la difficoltà di accesso al credito e si accentua la discesa dei prestiti, in particolare per piccole imprese e imprese artigiane. Una stretta prolungata potrebbe ostacolare i processi di transizione digitali e green delle imprese.
“Noi imprenditori - sottolinea il Presidente di Confartigianato, Marco Granelli - abbiamo bisogno di chi dà fiducia alle nostre idee, di chi sostiene i nostri progetti, il nostro lavoro. Il credito, i finanziamenti sono il nostro ossigeno. La finanza d’impresa, con nuove soluzioni alternative alla dipendenza bancaria, rappresenta quindi un fattore strategico per sostenere gli sforzi del sistema produttivo e consolidare le prospettive di ripresa del Paese. È un aspetto sul quale ci aspettiamo convergano l’attenzione e l’azione di Governo”.
Nella seduta del 26 ottobre, il Consiglio direttivo della BCE ha mantenuto invariati i tassi di riferimento, una sospensione dopo dieci rialzi consecutivi che tra la fine di luglio 2022 e metà settembre 2023 hanno cumulato un aumento complessivo di 450 punti base. Il caro tassi determina un maggiore costo del credito alle MPI (micro e piccole imprese fino a 50 addetti) di 7.470 milioni di euro. Il rialzo dei tassi di interesse concorre, con i criteri di offerta più stringenti e la minor domanda di finanziamenti destinati agli investimenti, alla flessione dei prestiti alle imprese. A luglio 2023 i prestiti alle società non finanziarie, corretti soprattutto per le cartolarizzazioni, diminuiscono del 4,0%, mentre gli ultimi dati di giugno 2023 sulla dinamica del credito per dimensione d’impresa indicano per le piccole imprese fino a 20 addetti una flessione del 6,3% a fronte del -3,4% del totale imprese.
Il nuovo indicatore sulle difficoltà di accesso al credito pubblicato nei giorni scorsi dall’Ufficio parlamentare di bilancio, tra la fine del 2022 e l’avvio del 2023 ha raggiunto un nuovo picco storico, pressoché analogo a quello registrato nel 2008.
A livello territoriale emerge poi una diminuzione diffusa ed intensa dei prestiti alle piccole imprese a giugno 2023, con una maggiore accentuazione nel Nord-Est con -7,3% (vs. -3,6% totale imprese), Nord-Ovest con -7,0% (vs. -3,4% totale imprese) e Centro con -6% (vs. -5,1% totale imprese) rispetto a Sud con -4,6% (vs. -0,4% totale imprese) e Isole con -3,7% (vs. -1,1% totale imprese).
Tra le principali regioni si rilevano flessioni inferiori alla media per Provincia Autonoma di Bolzano con il -3,7% (vs. 1,5% totale imprese), Sicilia con il -3,8% (vs. -0,7% totale imprese), Campania con il -3,9% (vs. 1,1% totale imprese), Puglia con il -4,6% (vs. -1,4% totale imprese), Lazio con il -5,4% (vs. -5,8% totale imprese) e Toscana con il -5,6% (vs. -3,8% totale imprese). All’opposto flessioni più marcate per Piemonte con -6,4% (vs. -6,3% totale imprese), Lombardia con -7,3% (vs. -2,3% totale imprese), Emilia-Romagna con -7,4% (vs. -2% totale imprese), Marche con -7,7% (vs. -5,6% totale imprese) e Veneto con -8,1% (vs. -4,1% totale imprese).
Per quanto riguarda il credito all’artigianato, la dinamica dei prestiti alle ‘Quasi-società artigiane’, ditte individuali, società di fatto e semplici con almeno 6 addetti e società di persone, a giugno 2023 sono in flessione dell’11,1%, una diminuzione doppia rispetto al -5,2% del totale imprese, ma le più recenti rilevazioni indicano a luglio 2023 un miglioramento anche se il calo resta importante e pari al 9,4% (vs. -5,9% totale imprese, in peggioramento).