Manifattura, Confartigianato: ruolo fondamentale per il buon andamento del mercato del lavoro con incremento occupazione del 2,1% su base annua

- di: Barbara Leone
 
Nei dodici mesi di guerra la manifattura ha contribuito alla resilienza dell’economia italiana, grazie al buon andamento dell’export e dell’occupazione. A dirlo è l’Ufficio Studi Confartigianato che già in una prevedente analisi aveva evidenziato come, nonostante una crescita dei prezzi alla produzione più contenuta di 1,4 punti alla media dell’Eurozona, nei dieci mesi di guerra le esportazioni del made in Italy sono cresciute del 19,7%. Il che vuol dire 1,7 punti in più rispetto alla Francia e addirittura 6 punti in più del +13,7% registrato dalla Germania.

Manifattura, Confartigianato: ruolo fondamentale per il buon andamento del mercato del lavoro con incremento occupazione del 2,1% su base annua

La crisi energetica ha stimolato le imprese ad uno switch verso input di energia meno costosi, oltre che a marcati incrementi di efficienza energetica: tra febbraio e dicembre 2022, nonostante il consumo industriale di gas crolli del 17,0%, la produzione manifatturiera mostra un tenuta (-0,3%). Una ricaduta positiva della drammatica crisi energetica potrebbe, secondo Confartigianato, essere rappresentata da una strutturale riduzione delle emissioni della manifattura italiana. La tenuta della manifattura potrebbe essere compromessa dagli effetti della stretta monetaria: il maggiore costo del credito (si registra aumento dei tassi di interesse sui nuovi prestiti di 246 punti base tra febbraio e dicembre 2022) rallenta gli investimenti, influenza negativamente la propensione ad innovare e la dinamica della produttività, ostacolando i processi di transizione green e digitale delle imprese. La manifattura sta fornendo un contributo al buon andamento del mercato del lavoro, registrando un aumento dell’occupazione del 2,1% su base annua (media annua al terzo trimestre 2022). Tra le maggiori regioni manifatturiere, il maggiore dinamismo si registra in Toscana, Veneto, Lombardia.

Il Veneto segna un completo recupero (+3,2%) dei livelli pre pandemia. E proprio l’evoluzione della manifattura nei territori italiani è stata al centro del report “Manifattura in transizione” (con un focus territoriale predisposto in collaborazione con Ufficio Studi di Confartigianato Marche) presentato dall’Ufficio Studi in un evento organizzato da Confartigianato Marche e tenuto nei giorni scorsi presso l’ ISTAO, Istituto Adriano Olivetti di Ancona, presieduto dal Prof. Mario Baldassarri. Dal report si evince che il peso del lavoro nelle imprese manifatturiere italiane è pari ad un quinto (20,2%) del totale dell’occupazione. In chiave regionale, la quota di occupati manifatturieri è più elevata, con valori superiori ad un quarto dell’occupazione del territorio, in Veneto con 28,6%, Marche con 27,8%, Emilia-Romagna con 27,2%, Lombardia con 26,0% e Friuli-Venezia Giulia con 25,6%. A seguire, con valori superiori alla media, Piemonte 24,8%, Umbria con 22,0% e Toscana con 21,9%. In chiave provinciale i dati, con una analisi degli ultimi dati relativi al 2021, indicano che il peso della manifattura (estrattivo, energia e utilities) supera un terzo dell’occupazione provinciale a Pordenone con il 37,7% dell’occupazione provinciale, Modena con 37,5%, Arezzo con 37,0%, Belluno con 36,7%, Vicenza con 36,4%, Macerata con 35,0%, Fermo con 34,8%, Bergamo con 34,6%, Mantova con 34,3%, Lecco con 33,6% e Brescia con 33,5%.

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