Conad Pescara, commesse umiliate per un mancato canestro nel cestino dei rifiuti

- di: Barbara Leone
 
“Voglio il nome e cognome di chi oggi ha il ciclo mestruale, ok? Sennò gli calo le mutande io!”. Sembra una barzelletta, e invece è la surreale vicenda che si è consumata in un supermercato di Pescara. A dare l’ordine choc la direttrice, dopo che nel bagno era stato ritrovato un assorbente usato messo fuori dal cestino. L’agghiacciante messaggio è stato inviato nella chat di gruppo dei dipendenti che, a quanto pare, avevano già subìto altre vessazioni dalla signora, si fa per dire, in questione. Il tutto corredato da minacce neanche troppo velate: lettere di richiamo e finanche difficoltà a rinnovare i contratti a termine. Davanti al rifiuto delle lavoratrici del supermercato di spifferare il nome della “colpevole”, la direttrice scapoccia e si fa consegnare la lista delle 12 commesse di turno in quel giorno e a quell’ora. Poi, non contenta, incarica una caporeparto donna di procedere all’ispezione corporale negli spogliatoi. E in men che non si dica le 12 povere commesse si ritrovano nelle mani dell’ispettrice mestruale senza pantaloni e senza slip. Che solo a scriverlo vengono i brividi, e pure un po’ di voltastomaco. Per fortuna qualcuna di loro si è ribellata e ha chiamato i sindacati. Inevitabile e scontato, vivaddio, l’epilogo: direttrice licenziata. Fine, stop. Non proprio. 

Qualcosa non va nella politica, che continua a tutelare a chiacchiere i lavoratori

Perché se da una parte questa storiaccia reca in sé degli esilaranti risvolti, non foss’altro per il fatto che lo slogan della famosa catena di ipermercati è “persone oltre le cose”, dall’altra parte impone una seria e quanto mai urgente riflessione sul mondo del lavoro. La verità è che qua davvero qua di essere tornati indietro di cent’anni. Il ricatto sulla pelle dei più deboli, in questo caso commesse per di più donne, è all’ordine del giorno. Così come lo sfruttamento, la precarietà, le umiliazioni e le morti sul lavoro, che da gennaio ad oggi sono ben 189. Qualcosa non va, e bisogna avere il coraggio di dirlo forte e chiaro. Oggi più che mai, visto che siamo alla vigilia della Festa dei lavoratori. Qualcosa non va, e non solo nel supermercato tal dei tali, o nell’azienda x o y. Qualcosa non va nella politica, che continua a tutelare a chiacchiere i lavoratori. Ma soprattutto nella società, che avvalla perpetrandola in ogni modo e maniera l’aggressività e l’arroganza nei confronti di chi è un gradino sotto di noi. Tanti bei discorsi sull’innovazione, il progresso, la rivoluzione tecnologica, la sostenibilità… e poi ad essere non sostenibile è prima di tutto il lavoro.

Forse bisognerebbe ripensare a tutta la politica del lavoro


Le commesse della Conad di Pescara non sono solo state umiliate da una direttrice probabilmente frustrata e invidiosa, cosa molto probabile dal momento che molto spesso le peggior nemiche delle donne sono le donne stesse. Le commesse della Coand di Pescara state umiliate dalla società, che permette che il lavoro si basi ancora e troppo spesso sui rapporti di forza. E quindi sul ricatto. Se non fai questo ti licenzio. Non è detta così, ma il senso è quello. Forse bisognerebbe ripensare a tutta la politica del lavoro, a cominciare da quell’Articolo 18 che rappresentava una pietra miliare nella storia della nostra Repubblica democratica fondata sul lavoro. Un baluardo a difesa della dignità delle persone, e di quell’uguaglianza fortemente proclamata dalla nostra Costituzione. Quella Costituzione bella sin dalla nascita, che in troppi sono intenti a cambiare piuttosto che a realizzare e soprattutto nel suo elemento fondante. Che è, o dovrebbe essere, il lavoro. 
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