Comitato Edufin: "Il 90% degli italiani vuole l'educazione finanziaria a scuola"

- di: Barbara Bizzarri
 
Gli italiani vogliono studiare educazione finanziaria, e aumenta il numero di quanti vorrebbero l'introduzione dell'educazione finanziaria sia nelle scuole (da 86,5% a 89,1%) che sul posto di lavoro (da 76,5% a 79,5%). Inoltre, un italiano su dieci sa che esiste una strategia nazionale per l'educazione finanziaria: è quanto emerso dal Rapporto Edufin 2022 "Educazione finanziaria: strumento d'orientamento in tempo d'incertezza" realizzato dal Comitato Edufin in collaborazione con Doxa e presentato a Roma in occasione della giornata conclusiva della quinta edizione del Mese dell'educazione finanziaria: #OttobreEdufin2022.

Comitato Edufin: "Il 90% degli italiani vuole l'educazione a scuola"

"L'educazione finanziaria è indispensabile per costruire il futuro collettivo, non solo individuale – sottolinea la direttrice del Comitato Edufin, Annamaria Lusardi – ed è collegata alla stabilità finanziaria del Paese. Per questo motivo non sono più sufficienti iniziative frammentate, ma è necessario prevedere programmi su vasta scala per aumentare le conoscenze finanziarie, assicurative e previdenziali degli italiani, con offerte formative specifiche per le fasce di popolazione più vulnerabili, come i giovani e le donne: occorre partire con l'educazione finanziaria il più presto possibile. Per questo siamo qui oggi al Museo Explora di Roma. Partiamo dai giovani, e facciamolo subito".

Il Rapporto ha rilevato che circa il 67% della popolazione è a conoscenza degli effetti dell'inflazione sul potere di acquisto. Rimane, tuttavia, bassa la percentuale di persone con un elevato livello di conoscenza finanziaria (appena il 44,3%), in particolare tra i più giovani (solo il 30,5%), che proprio in virtù di questa scarsa alfabetizzazione mostrano una propensione verso investimenti più rischiosi. In generale emerge un grande divario tra la percezione di conoscenza delle persone e le loro conoscenze effettive. Sui temi previdenziali, per esempio, più del 50% degli intervistati dichiara di conoscere approssimativamente il rischio di longevità e il funzionamento del primo pilastro della previdenza pubblica, ma la percentuale di coloro che conoscono effettivamente questi concetti e il loro funzionamento risulta essere molto più bassa.

Fra i principali fattori di stress finanziario delle famiglie sono evidenti l'aumento dei prezzi di beni alimentari ed energetici, la paura di non avere risparmi sufficienti per affrontare le emergenze e le oscillazioni dei mercati finanziari. Inoltre, inflazione, guerra e oscillazioni dei mercati hanno condizionato le aspettative degli intervistati e le loro intenzioni di investimento. Emergono sia una minore disponibilità a investire, soprattutto nelle forme più rischiose, sia un grande disorientamento su quali decisioni concretamente assumere che si sostanzia nel mantenimento dello status quo. Anche l'importanza riconosciuta al tema della sostenibilità tarda a tradursi in scelte di investimento orientate ai prodotti finanziari sostenibili, ma sembra incidere molto in termini di incremento delle intenzioni di investimento future.

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