Coldiretti in piazza a Bruxelles: Ue taglia 30% cibo Made in Italy

- di: Barbara Leone
 
Dal divieto delle insalate in busta e dei cestini di pomodoro all’arrivo nel piatto degli insetti, dal Nutriscore che boccia le eccellenze Made in Italy al via libera alle etichette allarmistiche sulle bottiglie di vino, dal permesso alla vendita del prosek croato e agli altri falsi fino alla possibilità di importare grano dal Canada dove si coltiva con l’uso di glifosato secondo modalità vietate in Italia. Sono solo alcune di quelle che Coldiretti definisce “follie europee” che rischiano di tagliare del 30% la produzione di cibo Made in Italy, e contro le quali migliaia di agricoltori da tutta Europa con la partecipazione per l’Italia della Coldiretti sono scesi in piazza assieme al presidente Ettore Prandini a Bruxelles, dove si tiene il Vertice straordinario dell’Ue con la presenza del premier Giorgia Meloni. In piazza è stata allestita una mostra sulle “Follie dell’Europa a tavola” per toccare con mano gli effetti di normative ideologiche e senza freni che rischiano di stravolgere per sempre lo stile alimentare degli italiani, a partire dalla Dieta Mediterranea, e il sistema produttivo nazionale basato sulla qualità e su tradizioni millenarie, favorendo le importazioni dall’estero, con gli arrivi di cibo straniero che nel 2023 hanno raggiunto lo storico record di 65 miliardi di euro.

Coldiretti in piazza a Bruxelles: Ue taglia 30% cibo Made in Italy

In Italia nel 2023 sono più che raddoppiate per un totale di ben oltre il miliardo di chili le importazioni di grano dal Canada trattato con glifosate secondo modalità vietate a livello nazionale – denuncia la Coldiretti – nel sottolineare la necessità che in Europa venga fatto valere il principio di reciprocità affinché tutte le importazioni rispettino tutti i criteri in termini ambientali sanitari e nel rispetto delle norme sul lavoro vigenti nella Ue. Il nuovo regolamento sugli imballaggi dell’Unione Europea rischia di cancellare dagli scaffali dei supermercati l’insalata in busta, i cestini di fragole, le confezioni di pomodorini e le arance in rete con un effetto dirompente sulle abitudini di consumo degli italiani e sui bilanci delle aziende agroalimentari. Una scelta che – sottolinea la Coldiretti – apre ad una serie di problemi, dal punto di vista igienico-sanitario, della conservazione e degli sprechi, che potrebbero aumentare, come potrebbero aumentare anche i costi per i consumatori e per i produttori. Grazie al pressing di Coldiretti è stata comunque introdotta la possibilità per gli Stati membri di sospendere il divieto a livello nazionale. Ingiusta e fuorviante è anche l’idea di – continua Coldiretti – equiparare gli allevamenti, anche di piccole/medie dimensioni, alle attività industriali contenuta nella direttiva emissioni. Nonostante il fatto che il compromesso raggiunto abbia corretto grazie alla Coldiretti molti degli eccessi contenuti nella posizione iniziale della Commissione per il settore bovino, restano preoccupazioni per i settori suino ed avicolo.

L’Unione Europea peraltro vuole sacrificare produzioni alla base della dieta mediterranea, ritenute meno importanti pur di portare avanti la propria irrealistica proposta di dimezzare l’uso di fitofarmaci che secondo la Commissione colpirebbe maggiormente produzione, dal vino al pomodoro, simbolo dell’Italia. Un provvedimento che – sottolinea la Coldiretti – avrebbe un impatto devastante sulla produzione agricola dell’Unione Europea e nazionale aprendo di fatto le porte all’importazione da paesi extra Ue che non rispettano le stesse norme sul piano ambientale, sanitario e del rispetto dei diritti dei lavoratori. Serve un approccio realistico per sostenere l’impegno dell’agricoltura verso la sostenibilità che ha già portato l’Italia a classificarsi come la più green d’Europa con il maggior numero di imprese agricole che coltivano con metodo biologico su circa 1/5 della superficie agricola totale e il taglio record in un decennio del 20% sull’uso dei fitofarmaci che restano essenziali per garantire la salute delle coltivazioni. Senza dimenticare il fatto che l’Unione Europea dopo aver dato il via libera all’uso alimentare di larve, vermi, grilli e cavallette abbia concesso l’autorizzazione all’Irlanda di adottare sulle bottiglie di vino un’etichetta con avvertenze terroristiche, che non tengono conto delle quantità, – continua la Coldiretti – come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati” Un eclatante tentativo di demonizzare il consumo di vino che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea considerata un modello alimentare sano e benefico per la prevenzione di molte malattie, ma che si fonda anche sul consumo equilibrato di tutti gli alimenti a partire dal bicchiere di vino ai pasti il cui effetti benefici sono stati raccontati nel corso dei secoli.

Un attacco a prodotti simbolo del Made in italy che viene anche dall’etichetta a colori, il cosiddetto Nutriscore, etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che – sottolinea la Coldiretti – finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti sintetici di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. I sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo – continua la Coldiretti – vogliono escludere paradossalmente dalla dieta ben l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine che la Ue dovrebbe invece promuovere. Una disattenzione – precisa la Coldiretti – confermata anche dal fatto che l’Unione Europea continua a tollerare da anni la commercializzazione del Prosek croato che sfrutta la notorietà sul mercato internazionale del vero Prosecco Made in Italy, il vino tricolore più venduto al mondo e fra i più imitati anche in Europa dove si moltiplicano le caricature del Made in Italy.

“Chiediamo alle future istituzioni Ue di iniziare fin da subito a riflettere su come adattare la futura Pac alle rinnovate esigenze di redditività e competitività delle imprese agricole nel nuovo scenario internazionale che richiede all’Unione Europea di sostenere la propria capacità produttiva nell’agroalimentare” conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare la necessità di favorire l’innovazione nelle campagne anche attraverso la nuova genetica green (Tea) e l’agricoltura 5.0. Le sfide attuali e quelle future, anche in vista di futuri allargamenti dell’Ue impongono – precisa Prandini – scelte ambiziose in termini di bilancio dell’Unione che dovrà riconoscere il ruolo centrale del settore agroalimentare se vogliamo mirare ad una sempre maggiore sovranità alimentare a livello europeo per garantire cibo sicuro per i nostri cittadini.

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